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Fratelli per la pace

di Elio Pagani

In occasione del centenario della presenza dei Comboniani a Venegono, presso la chiesa di San Giorgio la sera del 12 febbraio ci ha parlato del Documento sulla Fratellanza umana il Comboniano Cardinale spagnolo Ayuso Guixot, Presidente del “Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso”.

Nell’ottavo centenario dell’incontro a Damietta tra Francesco d’Assisi e Melik Al-Kamil,
sultano d’Egitto nel tempo delle crociate, il 4 febbraio 2019 ad Abu-Dhabi Papa Francesco
insieme alla Chiesa Cattolica e i cattolici d’Oriente e d’Occidente e il Grande Imam di Al-
Azhar d’Egitto, Ahmad Al-Tayyeb, con i musulmani d’Oriente e d’Occidente, firmavano
l’importantissimo Documento sulla Fratellanza umana, per la pace mondiale e la
convivenza comune.
Guerre (terza guerra mondiale a pezzi), conflitti, corsa agli armamenti, genocidi, terrorismo,
violenza, ingiustizie e discriminazioni sono stati al centro della riflessione così come gli
strumenti proposti per superarli: fratellanza, diritti, giustizia, libertà, dialogo e pace.
L’indifferenza, l’individualismo, il materialismo, il fondamentalismo, l’estremismo, il declino
culturale, morale ed etico, la corruzione, tra le cause delle sofferenze umane, possono
essere superati attraverso la fede in Dio, che ci ha creato fratelli e nella fratellanza umana.
Il Documento deve diventare una guida per le nuove generazioni verso la cultura del
reciproco rispetto e di cooperazione per la salvaguardia del Creato.
Sono tante e importanti le novità del gesto e del contenuto, siamo davvero davanti a una
pietra miliare del cammino per la costruzione della pace nel mondo. Una novità che in ambito
cattolico è stata preceduta da una serie di iniziative a favore del confronto e dell’incontro tra
le varie religioni. Nel documento Nostra Aetate di Papa Giovanni XXIII, presentato all’interno
del Concilio Vaticano II, e fatto pubblicare da Papa Paolo VI che fondò anche il “Segretariato
per i non cristiani”, si introduce il principio della Fratellanza universale e dell’Amore.
A partire dall’incontro del 27 ottobre 1986 in cui Giovanni Paolo II convocò in Assisi i leader
di tante religioni, ci eravamo abituati ad ascoltare appelli e dichiarazioni di condanna della
violenza e di professione della pace in nome di Dio, ma si può dire che erano affermazioni
solenni che avrebbero firmato tutti e che non vincolavano nessuno perché non contenevano
né impegni né obblighi.
Nel documento di Abu Dhabi invece, per la prima volta, il Pontefice si impegna a nome della
Chiesa cattolica tutta e allo stesso modo il suo autorevole interlocutore musulmano si
assume la responsabilità di firmare “con i musulmani d’Oriente e d’Occidente”.
La Dichiarazione chiede a tutti di cessare di strumentalizzare le religioni per ragioni politiche,
di potere o di accaparramento di risorse, poiché il ruolo delle religioni è la costruzione della
pace mondiale.Secondo il Documento, la pace non consiste soltanto nella presa di distanza o nella
condanna delle armi, della violenza, della guerra e del terrorismo, con l’affermazione che le
religioni non devono mai incitare alla guerra né all’odio o allo spargimento di sangue, ma
consistono soprattutto nell’opera a favore della giustizia e nella protezione del creato (tema
quest’ultimo eco dell’Enciclica “Laudato Si’” del 2015).
Il riferimento indiretto alla “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” sembra essere la
filigrana dell’intero scritto a partire dal diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale,
ivi compresi i diritti di cittadinanza e delle donne, la tutela dei bambini e degli anziani, la cura
dei più deboli, la centralità della famiglia.
Insomma, un’intesa costruita nel dialogo e nel riconoscimento reciproco senza pretese di
esclusività nella verità né di tentativi di inclusività teologica, in un clima di ricchezza dovuto
all’incontro di differenti identità.
In una situazione mondiale dominata dall’incertezza, dalla delusione e dalla paura del futuro
e controllata da interessi economici miopi, la Dichiarazione proclama che la fede porta il
credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. Dalla fede in Dio, che ha
creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani, uguali per la Sua Misericordia, il
credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto
l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere.
Inoltre, il documento viene concepito “in nome di” e osando “prestare la voce a”. Segue un
elenco dettagliato di soggetti che inizia con l’unico Dio ma che prosegue in nome dei poveri
e degli emarginati, degli orfani e dei rifugiati ed esiliati, dei popoli senza pace e di tutte le
persone di buona volontà.
Una pietra miliare nella costruzione della pace che sta facendo riflettere e discutere tanto i
musulmani quanto i cattolici e che deve vederci tutti impegnati a praticare questi
insegnamenti.
Un documento che si rivolge in particolare agli intellettuali, ai filosofi, agli uomini di religione,
agli artisti, agli operatori dei media e agli uomini di cultura in ogni parte del mondo, affinché
riscoprano i valori della pace, della giustizia, del bene, della bellezza, della fratellanza
umana e della convivenza comune, vere ancore di salvezza per tutti.
Dall’una e dall’altra parte non mancano quelli che, scandalizzati, gridano persino all’eresia.
Si contesta il passo in cui si afferma che: «Il pluralismo e le diversità di religione, di colore,
di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato
gli esseri umani». Ciò che a qualcuno appare come relativismo dottrinale è piuttosto il
fondamento solido su cui costruire la pace autentica.
I frutti di questo incontro li vedremo nel tempo e matureranno attraverso l’impegno di
ciascuno di noi nelle relazioni interpersonali, sociali e politiche nazionali e internazionali, ma
alcune eredità di grande valore già ci sono: l’Enciclica “Fratelli tutti”, la “Giornata
internazionale della Fratellanza Umana” indetta dall’ONU nel 2020 da celebrare il 4 febbraio
di ogni anno, la creazione dell’“Alto comitato per la fratellanza umana”, luogo di confronto interreligioso. Credo si possa annoverare tra questi frutti anche il recente documento della
CEI sulla crisi ucraina che afferma: «Non c’è più posto per le armi nella storia dell’umanità!