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Le guerre ci sono perché abbondano le armi

Sergio Paronetto

[Dopo aver parlato della pandemia e dell’accesso ai vaccini, il papa invoca un intervento coordinato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e dell’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale “affinché le regole monopolistiche non costituiscano ulteriori ostacoli alla produzione e a un accesso organizzato e coerente alle cure a livello mondiale”. Successivamente, Francesco elenca tutte le questioni scottanti del panorama internazionale concentrandosi sul ruolo dell’Europa a favore dei migranti che non possono diventare “merce di contrattazione”. Poi così continua].

Le sfide globali per l’unica famiglia umana

“La questione migratoria, come anche la pandemia e il cambiamento climatico, mostrano chiaramente che nessuno si può salvare da sé, ossia che le grandi sfide del nostro tempo sono tutte globali. Desta perciò preoccupazione constatare che di fronte a una maggiore interconnessione dei problemi, vada crescendo una più ampia frammentazione delle soluzioni. Non di rado si riscontra una mancanza di volontà nel voler aprire finestre di dialogo e spiragli di fraternità, e questo finisce per alimentare ulteriori tensioni e divisioni, nonché un generale senso di incertezza e instabilità. Occorre, invece, recuperare il senso della nostra comune identità di unica famiglia umana. L’alternativa è solo un crescente isolamento, segnato da preclusioni e chiusure reciproche che di fatto mettono ulteriormente in pericolo il multilateralismo, ovvero quello stile diplomatico che ha caratterizzato i rapporti internazionali dalla fine della seconda guerra mondiale.

La diplomazia multilaterale

La diplomazia multilaterale attraversa da tempo una crisi di fiducia, dovuta a una ridotta credibilità dei sistemi sociali, governativi e intergovernativi. Importanti risoluzioni, dichiarazioni e decisioni sono spesso prese senza un vero negoziato nel quale tutti i Paesi abbiano voce in capitolo. Tale squilibrio, divenuto oggi drammaticamente evidente, genera disaffezione verso gli organismi internazionali da parte di molti Stati e indebolisce nel suo complesso il sistema multilaterale, rendendolo sempre meno efficace nell’affrontare le sfide globali. Il deficit di efficacia di molte organizzazioni internazionali è anche dovuto alla diversa visione, tra i vari membri, degli scopi che esse si dovrebbero prefiggere. Non di rado il baricentro d’interesse si è spostato su tematiche per loro natura divisive e non strettamente attinenti allo scopo dell’organizzazione, con l’esito di agende sempre più dettate da un pensiero che rinnega i fondamenti naturali dell’umanità e le radici culturali che costituiscono l’identità di molti popoli. Come ho avuto modo di affermare in altre occasioni, ritengo che si tratti di una forma di colonizzazione ideologica, che non lascia spazio alla libertà di espressione e che oggi assume sempre più la forma di quella cancel culture, che invade tanti ambiti e istituzioni pubbliche […].

L’assordante rumore di guerre

Dialogo e fraternità sono i due fuochi essenziali per superare le crisi del momento presente. Tuttavia, «nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti» [6], e tutta la comunità internazionale deve interrogarsi sull’urgenza di trovare soluzioni a scontri interminabili, che talvolta assumono il volto di vere e proprie guerre per procura (proxy wars). Penso anzitutto alla Siria, dove ancora non si vede un orizzonte chiaro per la rinascita del Paese […]. Sono necessarie riforme politiche e costituzionali, affinché il Paese rinasca, ma è necessario pure che le sanzioni applicate non colpiscano direttamente la vita quotidiana, offrendo uno spiraglio di speranza alla popolazione, sempre più stretta nella morsa della povertà. Non possiamo dimenticare neppure il conflitto in Yemen, una tragedia umana che si sta consumando da anni in silenzio, lontano dai riflettori mediatici e con una certa indifferenza della comunità internazionale, continuando a provocare numerose vittime civili, in particolare donne e bambini. Nell’anno passato, non si sono fatti passi in avanti nel processo di pace tra Israele e Palestina. Vorrei davvero vedere questi due popoli ricostruire la fiducia tra di loro e riprendere a parlarsi direttamente per arrivare a vivere in due Stati fianco a fianco, in pace e sicurezza, senza odio e risentimento, ma guariti dal perdono reciproco. Preoccupazione destano le tensioni istituzionali in Libia; come pure gli episodi di violenza ad opera del terrorismo internazionale nella regione del Sahel e i conflitti interni in Sudan, Sud Sudan ed Etiopia, dove occorre «ritrovare la via della riconciliazione e della pace attraverso un confronto sincero che metta al primo posto le esigenze della popolazione». [7] […]Abbondanza di armi, anche “autonome”

Naturalmente, tutti i conflitti sono agevolati dall’abbondanza di armi a disposizione e dalla mancanza di scrupoli di quanti si adoperano a diffonderle. A volte ci si illude che gli armamenti servano solo a svolgere un ruolo dissuasivo contro possibili aggressori. La storia, e purtroppo anche la cronaca, ci insegnano che non è così. Chi possiede armi, prima o poi finisce per utilizzarle, poiché, come diceva san Paolo VI, «non si può amare con armi offensive in pugno». [8]  Inoltre, «quando ci consegniamo alla logica delle armi e ci allontaniamo dall’esercizio del dialogo, ci dimentichiamo tragicamente che le armi, ancor prima di causare vittime e distruzione, hanno la capacità di generare cattivi sogni». [9] Sono preoccupazioni rese ancor più concrete oggi per la disponibilità e l’utilizzo di armamenti autonomi, che possono avere conseguenze terribili e imprevedibili, mentre dovrebbero essere soggette alla responsabilità della comunità internazionale.

Un mondo libero da armi nucleari è possibile

Tra le armi che l’umanità ha prodotto, destano speciale preoccupazione quelle nucleari. A fine dicembre scorso è stata ulteriormente posticipata, a causa della pandemia, la X Conferenza d’Esame del Trattato sulla Non-Proliferazione Nucleare, che era prevista a New York in questi giorni. Un mondo libero da armi nucleari è possibile e necessario. Auspico, pertanto, che la Comunità internazionale colga l’opportunità di quella Conferenza per compiere un passo significativo in tale direzione. La Santa Sede rimane ferma nel sostenere che le armi nucleari sono strumenti inadeguati e inappropriati a rispondere alle minacce contro la sicurezza nel 21° secolo e cheil loro possesso è immorale. La loro fabbricazione distoglie risorse alle prospettive di uno sviluppo umano integrale e il loro utilizzo, oltre a produrre conseguenze umanitarie e ambientali catastrofiche, minaccia l’esistenza stessa dell’umanità. La Santa Sede ritiene parimenti importante che la ripresa a Vienna dei negoziati circa l’Accordo sul nucleare con l’Iran (Joint Comprehensive Plan of Action) possa conseguire esiti positivi per garantire un mondo più sicuro e fraterno […].

La pace è un bene contagioso

[…]. Il profeta Geremia ricorda che Dio ha per noi «progetti di pace e non di sventura, per conceder[ci] un futuro pieno di speranza» (29,11). Non dobbiamo perciò temere di fare spazio alla pace nella nostra vita, coltivando il dialogo e la fraternità tra di noi. La pace è un bene “contagioso”, che si propaga dal cuore di quanti la desiderano e ambiscono a viverla, raggiungendo il mondo intero.

[1] Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 226-230.[4] Fratelli tutti. [5] Ibid[6] Messaggio per la LV Giornata Mondiale della Pace, 1. [7] Messaggio Urbi et Orbi, 25 dicembre 2021. [8] Discorso alle Nazioni Unite(4 ottobre 1965), 5. [9] Incontro per la pace, Hiroshima, 24 novembre 2019. [10] Cfr Messaggio per la LV Giornata Mondiale della Pace, 3.