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Da Taranto in poi

49a Settimana sociale dei cattolici

Rosa Siciliano

Chissà cosa avrebbe detto oggi Alessandro Leogrande, giornalista e scrittore tarantino morto a soli quarant’anni nel 2017. “ L’inquinamento è l’altra faccia della medaglia della distorsione delle relazioni di lavoro sotto gli altiforni ”, aveva commentato Leogrande nel 2015, quando si apriva “Ambiente svenduto”, il maxiprocesso sull’Ilva, sull’inquinamento e sulle corruzioni di vario genere e a vari livelli che si è recentemente concluso con maxi-condanne a carico dei fratelli Riva e di politici vari. “ Al di là dei risvolti politici, il filone centrale del processo riguarderà però un modo di produrre acciaio che si è fatto sistema impenetrabile, accettando come conseguenze il disastro ambientale, l’aumento netto dei tumori in tutta la città, l’avvelenamento del cibo, della terra, delle falde acquifere ”. E Leogrande proseguiva quell’articolo ( cit. Internazionale, 28 luglio 2015 ) parlando di spirito coloniale e di incertezze lavorative ma anche di necessari lavori di “ambientalizzazione” e dei fondi necessari da reperire per avviarli e portarli a termine, di misure di ammortamento degli impianti e di bonifica dei territori di Taranto e dintorni.

Sei anni dopo, in chiave diversa e meno specifica, la Chiesa italiana parla di economia, o meglio di Lavoro e di Ambiente. E di Futuro. E lo fa da una città, proprio Taranto, che – se non si cambia direzione – di futuro ne ha ben poco. Sullo sfondo della 49sima Settimana sociale dei cattolici i tumori dei bambini, le loro morti innocenti, la polvere rossa che copre di vergogna un’umanità persa nel perseguire profitti (non sempre leciti) a ogni costo, il vento che impedisce di aprire porte e finestre al rione Tamburi, quartiere confinante con l’Italsider-Ilva-ArcelorMittal-Acciaierie d’Italia. Fanno da sfondo alle riflessioni proposte dal Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali le scuole chiuse nei giorni di vento e una politica costretta a decretare i “Wind Days” ovvero giornate di vento proveniente da Nord-Ovest “ che determinano un impatto negativo sulla qualità dell’aria nel quartiere Tamburi di Taranto, con particolare riferimento al PM10 ed al benzo(a)pirene”.

La voce delle mamme i cui figli muoiono svezzati con diossina o nascono con danni irreversibili alla salute è portata alla platea della Settimana sociale dalla dottoressa Annamaria Moschetti, presidente della Commissione Ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto e ripresa nell’intervento conclusivo da mons. Filippo Santoro: “ Tutto l’acciaio del mondo non vale quanto la vita di un solo bambino ”. Nello stesso grido di denuncia sono incluse tutte le altre realtà che subiscono scelte industriali dannose: dall’ inquinamento delle falde venete ( gruppo Mamme No PFAS) alla Terra dei Fuochi ( don Maurizio Patriciello). E lo sguardo è glocale , avrebbe detto don Tonino, perché un accenno non è mancato alla deforestazione amazzonica (Lucia Capuzzi). ​

Mons. Santoro fa appello alla responsabilità, umana e politica. A Taranto ci si è chiesti, insieme – società civile, Università, imprese, politica – come avviare processi e percorsi di “conversione ecologica”, come invertire la rotta del modello di sviluppo e riporre centralità alla persona e ai suoi diritti.

Un tema complesso, dunque, e quanto mai attuale quello dell’appuntamento della Chiesa a Taranto: “ Ambiente Futuro Lavoro”.

#tuttoèconnesso ” ci dice un slogan tanto caro a papa Francesco e rilanciato dalle prospettive aperte dalla Laudato Si’ e da Fratelli Tutti , ma anche dagli avvenimenti degli ultimi anni, dalla pandemia e dai recenti appuntamenti dei G20 e di Cop 26. Tutto ci riporta oggi all’interrogativo che a Taranto ha posto il card. Gualtiero Bassetti, Presidente
della Cei: “Quale significato assume, nel XXI secolo, la volontà di promuovere ‘giustizia civile e sociale””? Quali connessioni tra la ricerca di una giustizia ed equità sociale e di un lavoro fondato sui diritti, in primis alla salute? Quale transizione ecologica è mai possibile se non invertiamo la rotta dell’economia liberista e capitalista lineare e finanziarizzata ?

Nello spazio di un articolo è complesso sintetizzare quanto ascoltato da illustri relatori presenti a Taranto (non ultimi il prof. Zamagni, Becchetti, sr. Smerilli) ma alcune brevissime note meritano attenzione. Innanzitutto il protagonismo dei giovani. Non c’è futuro se non lasciamo loro spazio. Lo rivendicano, i giovani, questo spazio di partecipazione, di ricerca, di responsabilità. Lo chiedono nelle piazze di Glasgow e lo chiedono nei luoghi di “buone pratiche” di economia circolare presentati a Taranto. Lo chiedono in Economy of Francesco e nel Manifesto per l’Alleanza proposto. Non “ un documento statico, ma un esperimento politico di comunità che si costruisce giorno per giorno”. Un processo, un percorso.

E poi le parole chiave del futuro, del cambiamento, della “transizione”, oggi così di moda, o “conversione” che dir si voglia: rete, corresponsabilità, generatività – termine, idea, a noi tanto cara perché ci richiama Guglielmo Minervini che la coniugava con la Politica . Perché Politica e cambiamento vanno a braccetto. Cultura e Politica camminano insieme. Sempre. E le buone pratiche sono indispensabili, nelle scelte di vita e di consumo di ciascuno e nelle proposte
comunitarie o imprenditoriali. Creano una cultura nuova, sperimentano un’economia circolare possibile, ripartono dalla cura. Delle persone e dei diritti. Ma anche del bene comune. Ma le buone pratiche da sole non bastano. Accanto al valorizzarle e riproporle, noi chiediamo una Politica generativa.

Accanto a una “buona” impresa, a un “privato” responsabile e non avvoltoio, vorremmo un soggetto pubblico che dia voce a chi non ce l’ha. Che rimetta al centro il bene comune, quello di tutti. Che​ restituisca importanza alle regole del gioco e che le determini, le stabilisca avendo come priorità la ripartenza e l’equa ripartizione del ben-essere.

Il lavoro è il futuro. Ma il lavoro che chiediamo, con i giovani e accanto a loro, è fondato sui diritti – sacrosanti, non flessibili – sull’uguaglianza di persone e di genere, sulla sostenibilità, quella vera non quella tinta di verde chiaro. E in questo articolo non vi è spazio per parlare ancora di finanza, di consumo responsabile, di fossili e di energia. Certo è che tutto è veramente connesso. Il nostro pensiero e il agire deve essere fluido e circolare, come la cura, come l’economia, come il ciclo della vita e della morte.
Le relazioni, le proposte conclusive dell’incontro di Taranto, il Manifesto dei giovani sono pubblicate nel sito delle Settimane Sociali. Mosaico di pace dedicherà al lavoro e ai giovani il numero monografico di dicembre, ispirato al messaggio della Giornata della pace del 1 gennaio 2022: “ Educazione, lavoro, dialogo tra le generazioni”. E, per chi ha voglia, suggeriamo di ascoltare “Officina Leogrande”, ospite di “Zazà” un programma di Rai Radio tre.