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Patriarca emerito di Gerusalemme : L’America “non si preoccupa di ciò che accadrà” ai cristiani palestinesi

https://www.wrmea.org/films/retired-patriarch-of-jerusalem-america-does-not-care-what-will-happen-to-palestinian-christians.html

Nel film di 26 minuti “The People’s Patriarch”, Michel Sabbah, il primo palestinese in 500 anni a servire come patriarca latino (cattolico romano) di Gerusalemme, distrugge ogni illusione che Israele abbia qualche intenzione di lasciar perdere i palestinesi e concedere loro uno stato – o che gli Stati Uniti si preoccupino. “Non avrete uno stato”, dice. Infatti, solo due scelte sono in offerta, dice il patriarca emerito al suo popolo: “o ingoiare il veleno che ci è stato imposto” o perseverare nella richiesta di pieni diritti politici, anche se “il peggio deve ancora venire”.

Una fotografia superba e una colonna sonora avvincente rafforzano il senso di pericolo del momento. Ora che la “maschera di Israele è caduta”, dice Sabbah, i palestinesi affrontano la “situazione più difficile” da quando la pulizia etnica del loro paese è iniziata nel 1948.

L’oscuro presagio del patriarca si estende oltre la sua patria al Medio Oriente nel suo insieme. Secondo lui, l’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, “vuole distruggere il Medio Oriente esistente e creare un nuovo Medio Oriente” per raggiungere i propri obiettivi geopolitici. Nel fare ciò, a loro “non importa cosa succede” ai popoli della regione, nemmeno ai cristiani; “Se muoiono, allora muoiono”.

Per Sabbah, Gerusalemme è l’indicatore politico e morale chiave. “Gerusalemme oggi non è una città santa dell’amore”, dice. “È una città di odio. È una città di guerra”. La decisione degli Stati Uniti di spostare la sua ambasciata a Gerusalemme Est è stato l’atto con cui “l’America ha chiuso le porte alla pace”, aggiunge.

Sabbah, che ha 80 anni e vive nel villaggio cisgiordano di Taybeh, è stato nominato patriarca da Papa Giovanni Paolo II nel 1988, e ha servito fino al 2008. Il film include filmati dell’antico e solenne rituale vaticano di investitura alla carica, e dell’importante ritorno di Sabbah da Roma proprio all’inizio della Prima Intifada. Vediamo e sentiamo i suoni della rivolta popolare e la sua spietata soppressione. A Sabbah e ai suoi compagni patriarchi di altre confessioni viene impedito l’ingresso nella città di Beit Sahour, in gran parte cristiana, sotto assedio per aver trattenuto il pagamento delle tasse all’occupante, Israele.

Al suo arrivo in Israele-Palestina, la stampa mondiale ha chiesto al nuovo patriarca di dire quale fosse la sua posizione sull’intifada. La sua risposta è stata diretta e semplice: “Il popolo ha diritto alla sua libertà. Ha diritto alla sua rivolta”. Nel film, sottolinea che non sta dalla parte dei palestinesi perché lui stesso è un palestinese, ma perché come essere umano e cristiano è obbligato a difendere gli oppressi.

Poiché non è “un politico e non è un guerriero”, ma “un ecclesiastico cristiano”, non traccia la strada da seguire. Tuttavia, chiede una discussione nazionale, aperta e completa su “come siamo arrivati a questo punto” e la formulazione di una “visione realistica e un discorso sensato… che possa prepararci a entrare in una nuova era dopo che saranno trascorsi 70 anni”.

Nelle sue dichiarazioni più agghiaccianti, dice: “Ci è stato detto che non avete il diritto di esistere. E coloro che ci consegnano questo messaggio sono i governanti della terra oggi”. Ancora più schietto, avverte: “Dobbiamo sapere che siamo di fronte alla morte e quindi dobbiamo prendere sul serio le cose più semplici”.

Alcuni potrebbero pensare che queste parole siano troppo cupe, ma il patriarca alla fine centra il suo messaggio sulla resilienza e sul respingere i sentimenti di disperazione e sconfitta. Egli invita alla “speranza, alla resistenza e a non scappare”, insieme a un radicamento nel potere dell’amore trascendente. “Dobbiamo crescere i nostri figli per sopravvivere e prosperare ed essere capaci di amarsi l’un l’altro. Solo questo tipo di amore permetterà loro di rivolgersi ai loro oppressori”, dice. “Non devo lasciare che la disperazione mi prenda….Un giorno sarò padrone del mio destino libero dall’oppressione”.

Allo stesso tempo, come uomo di preghiera, ripone umilmente la sua fiducia in Dio e cerca una guida, riconoscendo al Signore che, in definitiva, “il genere umano è per te da gestire”.

Nessun articolo scritto che citi le sue forti parole e descriva le sue preoccupazioni può adeguatamente trasmettere ai lettori l’immensa dignità, semplicità e gravitas con cui il patriarca esprime la sua angoscia e indignazione. “Il patriarca del popolo” deve essere visto per essere pienamente compreso.

Il film, prodotto dalla dottoressa Lily Habash e diretto da Mohammed Alatar, è disponibile gratuitamente su YouTube.

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