Almeno un dollaro ogni sei, negli investimenti in commesse e contratti in Iraq e Afghanistan, è andato sprecato. Trenta miliardi di dollari nell’arco di dieci anni. La cifra emerge da una ricerca condotta dalla ‘Commissione per le commesse belliche in Iraq e Afghanistan’, un gruppo di lavoro bi-partisan che questa settimana presenterà i risultati della decennale indagine al Congresso. Se non verranno adottati provvedimenti urgenti sia in termini di leggi che di politiche, il rischio è quello di un analogo spreco nei prossimi anni, ammonisce la commissione.
Decine di miliardi di dollari dei contribuenti Usa sono stati gettati al vento a causa di cattiva pianificazione, requisiti contrattuali vaghi e oscillanti, mancanza di competizione, contabilità inadeguata, scarso coordinamento tra agenzie governative locali, per finire con vera e propria negligenza da parte di alcuni contractors e di funzionari federali.
La forza-lavoro impiegata in Iraq e Afghanistan è arrivata a punte di 260mila addetti, spesso superando il numero delle forze militari impiegate nei due teatri. Da questo rapporto di uno a uno discende una verità: gli Stati Uniti non sono in grado di condurre prolungate missioni militari all’estero senza il sostegno dei contractors. La dottrina della difesa Usa spiega che ormai dagli anni Ottanta i contractors sono da considerare parte della ‘forza totale’ da dispiegare in operazioni belliche. Invece, nelle guerre cominciate nel 2001 e nel 2003, gli Stati Uniti si sono imbarcati in missioni senza un’adeguata pianificazione e senza personale dedicato alla gestione dei contratti.
Uno dei problemi più seri riguarda l’insostenibilità locale dei progetti. Ad esempio, i contribuenti americani sono stati chiamati a finanziare una prigione che costa 40 milioni di dollari, che l’Iraq non voleva e che non è stata mai finita. Gli stessi contribuenti hanno pagato 300 milioni di dollari per la centrale energetica di Kabul, che necessita manutenzione e assistenza tecnica continua, e che gli afgani non possono garantire per mancanza di expertise. Così come un colossale piano per infrastrutture militari per l’esercito afgano costato 11,4 miliardi di dollari è a rischio insostenibilità.
Gli autori del rapporto individuano alcuni provvedimenti urgenti per porre fine agli sprechi, tra i quali approfondite analisi di rischio, un team di funzionari che fornisca il necessario collegamento tra l’ufficio di gestione del budget statunitense e il consiglio nazionale afgano per la sicurezza, la modifica o cancellazione di progetti con elevato tasso di insostenibilità.
Il dipartimento della Difesa Usa è criticato per la storica riluttanza a ridurre il proprio budget. Recentemente, in occasione del dibattito sul tetto al deficit federale, è finito nell’occhio del ciclone per l’eccesso di spese in progetti di sviluppo e ricerca sui nuovi armamenti, l’acquisto di pezzi di ricambio a prezzi gonfiati e le tangenti a compagnie di trasporti afgane legate ai Talebani.
Luca Galassi 30/08/2011 Peace Reporter