In viaggio ‘Tra rotte e frontiere’
con Pax Christi tra Genova e Ventimiglia.
Pezzetti di refus d’entrée accompagnano il cammino lungo il ‘Sentiero degli stracci’, insieme a bottiglie d’acqua vuote e vestiti laceri, abbandonati perché inadatti a presentarsi ‘di lá’ come persone perbene. A migliaia, negli scorsi decenni, hanno calpestato terra e sassi: ebrei in fuga dall’Italia delle leggi razziali, partigiani della resistenza come il Presidente Pertini; e poi donne e uomini da ogni dove, in fuga dal divieto di sognare un futuro migliore.
Al confine italo/francese il Sentiero della morte è facile da percorrere di giorno, con le scarpe adatte, senza la paura di essere scoperti, fermati e rigettati indietro. Lo attraversiamo con D., che ci indica la tracce di chi anche oggi prova a muoversi in direzione ostinata, ma non contraria al proprio progetto di essere a buon diritto cittadino del mondo. Comprendiamo, toccando con mano, che le frontiere sono costruzioni tragicamente umane, artificiose ed arbitrarie, e che dove c’è confine si intersecano inesorabilmente vita e morte.
Dice NO la rete che interrompe il sentiero tra Italia e Francia. Ma c’è uno squarcio a consentire il passaggio.
Dicono NO i poliziotti in assetto anti sommossa alla piccola stazione ferroviaria di Menton-Garavan, alle persone migranti in viaggio in Francia, con o senza documenti in regola. Ma i ‘solidali’ vigilano, suggeriscono passaggi, sostengono i progetti.
Dicono NO gli ex avventori del bar di Delia, a Ventimiglia. Ma lei sta, ascolta e organizza gesti che addolciscono l’andare di tutte e tutto, soprattutto dei migranti bambini.