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Settimana “Spirito, arte, pace” in Bosnia

Dal 19 al 26 agosto scorsi si è svolto il consueto appuntamento annuale della settimana “Spirito, arte, pace”, guidata sapientemente da Gianni Novello.

Quest’anno i viandanti di “Spirito, arte, pace” si sono spinti alla scoperta della Bosnia, terra ricca di bellezze naturali e artistiche, storia, cultura, ma purtroppo dilaniata da nazionalismi che dividono le tre comunità: serba, croata e bosniaca musulmana.

I 53 partecipanti, provenienti come sempre un po’ da tutte le parti d’Italia, partiti in autobus da Verona il 19 agosto, dopo aver velocemente attraversato la Slovenia, sono entrati in Croazia.

Il giorno dopo abbiamo ammirato le bellezze naturali del Parco nazionale croato di Plitvice, con i suoi laghi e cascate, e siamo quindi giunti nella Bosnia-Erzegovina. A Prijedor abbiamo incontrato la comunità delle Sorelle Serbe, impegnata nel sociale, e Draspo, promotore di una importante cooperativa sociale di contadini.

Nel nostro cammino abbiamo avuto delle ottime guide: Leonardo, colto e sensibile frequentatore della Bosnia; Lino, infaticabile autista albanese; Dina, guida locale di Sarajevo.

In viaggio, il 21 agosto, abbiamo cominciato a capire la complessa realtà della Bosnia, Paese caratterizzato dall’intreccio di nazionalismi che ostacolano il progresso di una convivenza sociale comune. Impossibile a

descriversi in breve, la Bosnia è divisa in tre repubbliche: serba, croato-musulmana, e un terzo distretto a sua volta diviso in tre influenze. Le tre comunità sono tuttavia presenti su tutto il territorio, costituendo maggioranze e minoranze che si guardano con diffidenza, o semplicemente ignorandosi reciprocamente. In tutti i meccanismi politici e amministrativi domina la separazione più marcata, a beneficio del mantenimento di piccoli poteri territoriali.

A Travnik, capitale storica della Bosnia, abbiamo ricordato Ivo Andric, premio Nobel della letteratura nel 1961, e abbiamo visitato la sua casa natale.

Il 22 agosto, a Sarajevo, abbiamo incontrato Jovan Divjak, generale serbo che difese Sarajevo dai… Serbi, durante l’assedio negli anni 1992-95. Vero maestro di vita, si è poi dedicato all’educazione di orfani e giovani, tramite una Fondazione tuttora operante, comprendendo che un futuro migliore dipende dalla formazione dei giovani. Si è dichiarato cittadino dello Stato di Bosnia-Erzegovina e, nella descrizione della sua scelta di campo a difesa della città e al di sopra delle partigianerie nazionaliste, non sono mancate

battute esilaranti, del tipo: “Voi che siete senza governo venite a chiedere a noi quali sono i nostri problemi?” (in quei giorni in Italia vi era la crisi di governo).

A Sarajevo, bellissima città multietnica, abbiamo visitato la chiesa cattolica, quella ortodossa, la moschea, la sinagoga, la biblioteca storica nel municipio, il quartiere ottomano con il mercato, il museo del “Tunnel”, attraverso il quale gli abitanti venivano riforniti nascostamente durante l’assedio degli anni della guerra.

Venerdì 23 agosto abbiamo avuto un intenso e significativo incontro con il cardinale Vinko Puljic, che era giá vescovo di Sarajevo al tempo dell’assedio, il quale, oltre a ripercorrere quei tragici anni, ha sottolineato che i problemi non sono religiosi, ma sono di natura prettamente politica.

Non è mancata una visita al museo di Srebrenica, testimonianza dell’orribile massacro di 8000 musulmani perpetrato nel luglio 1995 dall’esercito serbo-bosniaco.

La sera, in una riunione comunitaria intensamente partecipata, i “viandanti” hanno liberamente espresso le loro impressioni. Durante tale incontro padre Alfio Carciola ha benedetto i coniugi Stefania e Giuseppe, che celebravano i 25 anni di matrimonio, con le loro figlie Martina ed Enrica. Inoltre, è stata ricordata la spedizione di 500 pacifisti che nel dicembre 1992, in piena guerra, riuscirono a entrare a Sarajevo per testimoniare vicinanza alla popolazione e volontà di pace. A quella missione parteciparono numerosi esponenti di Pax Christi, tra cui il compianto presidente don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, e il vescovo di Ivrea don Luigi Bettazzi.

Il 24 agosto, lasciata Sarajevo, abbiamo fatto sosta a Jablanika, presso il ponte crollato sul fiume Neretva, teatro di uno storico scontro tra i partigiani di Tito e le truppe naziste durante la seconda guerra mondiale.

Successivamente, dopo aver visitato la “Casa dei Dervisci”, comunità mistica islamica alla sorgente della Tekjia, siamo arrivati a Mostar, altra città simbolo della Bosnia, il cui storico ponte, oggi ricostruito, fu abbattuto durante la guerra nel novembre 1993, più per colpire l’identità culturale bosniaca che per ragioni militari strategiche. Oltre al ponte, abbiamo ammirato la moschea e la chiesa francescana con il suo alto campanile.

Il 25 agosto abbiamo visitato e celebrato l’eucarestia nel santuario di Medugorje, ritenendo che anche questa realtà, nonostante comprensibili perplessità, meritasse di essere considerata senza pregiudizi.

Tornati in Croazia, il 26 agosto abbiamo ammirato la splendida costa adriatica, facendo anche una sosta davanti all’isola di Goli Otok, tristemente famosa dopo la seconda guerra mondiale, come campo di concentramento dove venivano imprigionati gli oppositori al regime di Tito.

Alla fine del viaggio i partecipanti hanno unanimemente ammesso di aver “scoperto” la Bosnia, terra bellissima, attraversata da contraddizioni apparentemente senza soluzioni.

Una particolare menzione di elogio va naturalmente a Gianni Novello, paziente e attento organizzatore di questa non facile trasferta all’insegna di “Spirito, arte, pace”, nonché alle nostre bravissime guide.

Vincenzo Pezzino