(link al comunicato in lingua inglese)
Oggi i Palestinesi in tutta la Cisgiordania, a Gaza, a Gerusalemme Est, in Israele e quelli della diaspora ricordano i settantuno anni dalla Nakba (in Arabo “La catastrofe”). Essa segna la deliberata distruzione di oltre 400 città e villaggi palestinesi e il pianificato esodo forzato di oltre 750.000 uomini, donne e bambini dalle loro case natie, tra il 1947 e il 1948, per far posto allo Stato di Israele. Ci rammarichiamo profondamente che il governo israeliano abbia reso illegale il riconoscimento della Nakba in Israele, negando a molti dei suoi cittadini il diritto di riconoscere un evento storico che è fondamentale per la narrativa palestinese.
Nel novembre 1947 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la risoluzione 181 che chiedeva la spartizione della Palestina in due stati, uno arabo ed uno ebreo. Nel dicembre del 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la risoluzione 194 che offriva ai Palestinesi il diritto al ritorno o al risarcimento. Sebbene questa risoluzione sia stata riaffermata dall’ONU più di 135 volte e le successive risoluzioni delle Nazioni Unite l’abbiano rafforzata – comprese le risoluzioni ONU 393, 2452 e 3236 – nessuna delle risoluzioni è stata ancora attuata, né lo Stato di Israele è stato ritenuto responsabile di aver negato ai Palestinesi il diritto al ritorno che è stato loro assicurato.
Il 30 marzo 2018, le manifestazioni della Grande Marcia di Ritorno hanno focalizzato l’attenzione del mondo su questo problema, dal momento che migliaia di Palestinesi confinati all’interno della Striscia di Gaza hanno chiesto la fine del blocco israeliano di Gaza perdurante da undici anni e il loro diritto di tornare alle loro case. Durante l’anno, da allora, 195 Palestinesi – tra cui medici, giornalisti e 41 bambini ben identificati – sono stati uccisi e altre 29.000 persone ferite.
La Nakba non è semplicemente un evento storico impresso a fuoco nella loro storia nazionale e nella loro memoria collettiva. È una catastrofe in corso per i Palestinesi, che continuano a sperimentare la confisca delle terre per far spazio all’espansione illegale degli insediamenti israeliani, alle demolizioni di case, alla distruzione dei loro antichi oliveti e alla negazione del loro diritto al ritorno. Ci stiamo avvicinando alla quinta generazione di Palestinesi che nasceranno come rifugiati sfollati, persone senza uno stato che vivono sotto 52 anni di occupazione militare israeliana, prigionieri di un blocco terrestre, marittimo e aereo imposto da Israele e dall’Egitto, o trattati come cittadini di seconda classe di Israele.
Pax Christi International e Pax Christi Italia sono particolarmente preoccupati per il benessere dei 5,4 milioni di rifugiati registrati nei Territori Occupati, compresi quelli a Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza, e quelli nei campi profughi in Libano, Giordania e Siria. L’impatto devastante della recente eliminazione di tutti gli aiuti ai Palestinesi da parte dell’amministrazione Trump – compresi i finanziamenti statunitensi all’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) – non è esagerato. L’agenzia si trova di fronte a un aumento della domanda di servizi mentre la situazione umanitaria si deteriora e i diritti umani dei rifugiati continuano a essere violati.
“Quando l’assistenza all’UNRWA viene tagliata, questo ha un impatto reale sui giovani che costituiscono la maggioranza delle persone nei tre campi profughi di Betlemme”, ha spiegato Rania Giacaman Murra, direttore dell’Istituto Arabo di Educazione di Betlemme. “Come risultato dei tagli, questi giovani hanno meno accesso all’istruzione, alla salute, ai luoghi sicuri e alle opportunità di lavoro. Molti di coloro con cui lavoriamo hanno scelto i tagli all’UNRWA come argomento per il nostro progetto di sostegno ai giovani. Dicono anche che la comunità internazionale dovrebbe assumersi la propria responsabilità nei confronti del diritto palestinese al ritorno “.
L’UE e diversi Paesi hanno risposto all’urgente necessità di compensare l’inatteso deficit di finanziamenti dell’UNRWA. Tuttavia, l’UNWRA ha dovuto tagliare diversi programmi critici e altri sono in pericolo. Fino a quando tutti i Palestinesi non saranno liberi di esercitare il loro pieno potenziale di libertà e dignità, risorse adeguate devono essere sostanzialmente aumentate e assicurate.
Il nostro movimento per la pace si rivolge alla comunità internazionale affinché agisca oggi per garantire che i finanziamenti per i servizi umanitari necessari siano assicurati e per chiedere di intraprendere passi più solidi verso un processo di pace e riconciliazione che riconosca e protegga la dignità umana e i diritti di Palestinesi e Israeliani come uguali. Riteniamo che ciò possa essere realizzato solo con un fermo impegno a rispettare le leggi internazionali e le risoluzioni delle Nazioni Unite.
In riconoscimento di questa solenne occasione e per sottolineare l’impatto della NAKBA, Pax Christi Italia si farà promotrice di azioni di sensibilizzazione presso governo, parlamento e società civile italiani.
(Mercoledì, 15 maggio 2019)