Venerdì 13 aprile, presso la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, si è svolto un incontro formativo sulla figura di don Tonino Bello, organizzato dal punto pace di Catania.
Presentato dal parroco padre Alfio Carciola, era ospite d’eccezione don Salvatore Leopizzi, parroco a Gallipoli, amico personale e compagno di viaggio di don Tonino.
Nel salone gremito don Salvatore ha descritto la figura di don Tonino Bello, dapprima parroco di Tricase, poi vescovo di Molfetta (1982) e quindi, in questa veste, presidente di Pax Christi (1985). Con parole emozionanti, ha così rievocato il cammino di fede, di spiritualità, di vita e testimone di pace dell’indimenticabile don Tonino, i cui segni, gesti, scritti e parole profetiche sono rimasti impressi indelebilmente nel cuore di tutti i sostenitori della pace.
Dai ricordi personali di don Salvatore sono emersi il modo di fare familiare di don Tonino, il suo atteggiamento discreto ma determinato, le sue delicatezze, le sue immagini poetiche, la sua attenzione per tutti e specialmente per gli ultimi e i più svantaggiati, il suo coraggio nel prendere iniziative, potenzialmente rischiose, spesso viste con sospetto, ma portate avanti con fiducia nella provvidenza. Ricordiamo, tra le tante, l’apertura del palazzo episcopale agli immigrati e ai bisognosi, e l’avventurosa marcia della pace a Sarajevo nel dicembre 1992, guidata con incrollabile fermezza e carica profetica da don Tonino, nonostante fosse ormai visibilmente ammalato e debilitato.
Nei suoi scritti e nelle sue parole non si contano le stupende metafore poetiche, caratterizzate da frasi che ormai sono patrimonio del pacifismo cristiano attivo: “pace come convivialità delle differenze”; “la chiesa del grembiule” (unico paramento sacro descritto nel Vangelo); “un’ala di riserva”, “osare la pace”; “in piedi, costruttori di pace!”, ecc.
Per le sue prese di posizione, sempre coerenti con il Vangelo, non sono certo mancate amarezze e incomprensioni, sia dentro che fuori dal mondo ecclesiastico, che facevano molto soffrire don Tonino. Personaggio scomodo, veniva spesso trattato con sufficienza, ironia, se non con aperta ostilità.
Fino alla fine dei suoi giorni, don Tonino è stato operoso, sensibile, attento. Ha voluto morire a Molfetta, nella sua diocesi (“la sua sposa”) ed essere sepolto nella terra, ad Alessano, vicino “a sua madre”.
Don Tonino ci lascia un’eredità complessa e difficile, che si potrebbe sintetizzare in questo invito a noi tutti: “ama la gente, soprattutto i poveri, e ama Gesù; il resto non conta”.
Il punto pace e tutti i presenti hanno manifestato la loro sincera riconoscenza a don Salvatore per avere offerto questa sua commovente testimonianza.