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Ricordo di don Cesare Massa

Nella notte di sabato 15 luglio, a Vercelli, è morto don Cesare Massa.
Un altro amico che ci lascia. E’ stato tra i primi iniziatori della sezioni italiana di “Pax Christi”.
Lo ringraziamo a nome di tutta Pax Christi e lo affidiamo al Padre con il ricordo di mons. Luigi Bettazzi e di Gianni Novello, che con don Cesare hanno camminato sulle strade della pace.
I funerali saranno martedì 18 luglio, a Vercelli, Basilica di S. Andrea alle ore 10,30.
don Renato Sacco

Di seguito il ricordo di mons. Luigi Bettazzi e Gianni Novello
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RICORDO DI CESARE MASSA

Ci è mancato don Cesare Massa, di Vercelli. Quando fui nominato Presidente di Pax Christi Italia, lo trovai nel piccolo numero di membri col desiderio di dar vita ad una apertura della Sezione italiana, allora orientata da un Segretario, un industriale toscano che la vedeva come un appoggio alla Democrazia cristiana, in particolare ai suoi settori più conservatori. Cesare Massa era allora Professore di filosofia in un Liceo di Vercelli. Il piccolo gruppo di Vercelli ci diede anche l’Economo nazionale Gianni Valerio, mentre Giuliana Bonino di Ivrea iniziava il suo servizio di Segretaria nazionale. Il Piemonte era già stato allertato da due Routes internazionali, nel 1956 e nel 1964, e da Routes regionali. Quella del 1964 – con 608 partecipanti – aveva attraversato con diversi percorsi la Regione, salendo poi al Santuario di Oropa (dove rimane un pilone commemorativo) e concludendosi a Vercelli.
Cesare Massa era con noi quando, nell’autunno del 1968, a Bergamo nella Canonica di don Cesare Bonicelli (poi divenuto vescovo di S. Severo e, in seguito, di Parma) si decise di iniziare l’anno con una Marcia della pace (e la prima, in quel 31 dicembre 1968, fu da Sotto il monte – dove ci parlò Padre Turoldo – a Bergamo, con la Messa di mezzanotte presieduta dal vescovo mons. Gaddi).
Cesare Massa, che aveva presieduto nel novembre 1973 l’assemblea di Torino dei “Cristiani solidali coi popoli dell’Indocina”, assunse anche l’impegno di Direttore responsabile del Bollettino di Pax Christi quando, nel 1976, questo acquistò un carattere maggiormente pubblico. Massa rimase un amico – e fu poi nominato, insieme a me, “membro onorario” – anche quando non potè più accompagnarci attivamente preso dai molti impegni, soprattutto in seguito alla sua ordinazione sacerdotale, come si suol dire, da “vocazione adulta”. Ma aveva mantenuto l’amicizia con Luis Ter Steeg, un olandese molto vicino al Presidente internazionale, il Card. Alfrink Arcivescovo di Utrecht: Luis e la moglie Maria sono ritornati più volte a Vercelli, anche per Conferenze.
Personalmente avevo mantenuto il contatto con lui, partecipe della spiritualità Jesus Caritas (quella di fr. Carlo de Foucauld e dei Piccoli fratelli), con una casa nel Biellese, a Bose di Magnano, poi divenuta sede della Comunità, appunto di Bose, fondata da Enzo Bianchi. Don Massa era divenuto, nella piccola Chiesa al centro di Vercelli, il Padre spirituale di quanti volevano compiere un cammino di spiritualità. Ed aveva mantenuto l’amicizia con Pax Christi, partecipando attivamente, ad esempio, alle iniziative di commemorazione della grande Route. L’abbiamo visitato più volte, in questi ultimi tempi, rinsaldando la testimonianza della sua amicizia. Ora preghiamo per lui.
+ Luigi Bettazzi

RICORDO DI CESARE MASSA

Nella notte di sabato 15 luglio, a Vercelli, è morto don Cesare Massa.
Faceva parte di quella generazione di giusti che, nel dopoguerra, all’esperienza della follia più disumana opponevano la creatività dell’intelligenza, in favore di strade di democrazia, di giustizia, di ripudio della guerra . Lo dicono anche le sue grandi amicizie coltivate sin da allora: Carlo Carretto, Arturo Paoli, Luigi Scalfaro, e altri anche fuori Italia. Con tutti questi ha sognato presto per la Chiesa un cammino diventato in seguito quello del Concilio. Fin da giovane proveniva dall’Azione Cattolica , nella sua parte più pensante e democratica. Sentiva però la necessità di un movimento speciale che di fronte alle illusioni delle “guerre giuste” coltivasse e custodisse lo spirito del Vangelo in una educazione permanente alla pace giusta, comunque e dovunque. Per questo è stato tra i primi iniziatori della sezioni italiana del movimento cattolico internazionale “Pax Christi” Ha poi collaborato alla organizzazione di tanti incontri in Italia e in Europa ispirati alle tre parole generatrici di Pax Christi: Studio, Preghiera , Azione. A questo scopo ha viaggiato molto per incontrare soprattutto esperienze spirituali antiche e nuove in Italia e in vari Paesi esteri.
Anche ai suoi tanti amici e compagni di riflessione proponeva viaggi e partecipazioni a incontri per confrontarsi, aprirsi, nutrire di conoscenze i propri progetti. Credo che abbia incontrato direttamente i più significativi protagonisti del Concilio e del dialogo ecumenico nato da questo.
A Vercelli, negli anni ’60, aveva creato nel chiostro di Sant’ Andrea un luogo d’incontro che aveva chiamato “Il piccolo studio”, come un inizio di una fraternità di laici, soprattutto giovani, che nel tempo del dopo Concilio cominciassero a studiare aspetti della teologia contemporanea e si inoltrassero in una lettura incarnata della Parola di Dio. Conosceva grandi teologi e testimoni del tempo e li invitava a questi incontri per pensare e dare corpo ai molti sogni.
In Pax Christi soprattutto nella fine degli anni ’60 e negli anni ’70 ha trovato e prestato una particolare collaborazione alla presidenza profetica di mons. Bettazzi.
Personalmente gli sono molto grato per l’accompagnamento che ha dato alla maturazione della mia vocazione spirituale e laica. Mi ha fatto allora conoscere la comunità ecumenica di Taizè dove sono poi entrato a farne parte come uno dei primi fratelli cattolici. Così, ha collaborato con una particolare vicinanza e un sapiente discernimento con Enzo Bianchi ai primi passi della comunità di Bose, continuando ad esserne molto amico.
Era diventato prete a quarantaquattro anni, vivendo il suo sacerdozio come uomo di ascolto e con un suo particolare aspetto di monaco nella città, attentissimo ai segni dei tempi . Anche la sua indignazione etica che in certe circostanze manifestava assomigliava a quella dei Padri della Chiesa. Ha talvolta sofferto incomprensioni ed emarginazioni, ma sempre affrontandole con uno stile di “mitezza forte”, come direbbero i nonviolenti dell’America Latina. La sua è stata una testimonianza di pace giusta, esercitata con forza e nascondimento come una pietra bella messa nella fondazione di un edificio .
In questi giorni con lui se ne sono andati, quasi insieme, grandi testimoni come Ettore Masina, Rodotà, Luigi Pedrazzi, Franzoni. Nella fragilità e nella sua debolezza fisica , Cesare Massa si soffermava a ricordare e come a salutare con gratitudine uno a uno questi che se ne andavano. Ha potuto anche gioire per il riconoscimento fatto da papa Francesco a don Mazzolari e don Milani . Ora anche don Cesare entra in questa comunione di giusti che ci incoraggiano nell’impegno, come loro hanno fatto.

Gianni Novello