Il presidente di Pax Christi Italia, mons. Giovanni Ricchiuti, è andato a trovare i punti pace di Catania e di Ragusa, in Sicilia, il 19 e 20 ottobre scorsi.
E’ stata un’occasione per celebrare con lui in modo speciale la “Giornata dell’Andare Insieme” di quest’anno. Durante gli incontri, cordiali e costruttivi, il 19 ottobre a Catania e il 20 ottobre a Ragusa, il nostro presidente ha ricordato i fondamenti alla base del valore della pace che il movimento da 60 anni si sforza di diffondere e portare avanti in Italia. Dal canto loro i due punti pace hanno presentato, sia pure sinteticamente, la loro ormai lunga attività, che li ha visti partecipare sia alle iniziative nazionali del movimento, sia ad iniziative intraprese nel territorio. A Ragusa era anche presente il nascente punto pace di Palma di Montechiaro (Agrigento), che ha espresso motivazioni e programmi futuri.
Ma il significato di questa visita è andato molto più in là. Sono stati organizzati, infatti, tanto a Catania quanto a Ragusa, due incontri pubblici, in cui si è parlato di uno dei temi più scottanti oggi per la pace e cioè della Palestina. Alla testimonianza personale di mons. Ricchiuti, che ha visitato nel marzo scorso i territori palestinesi occupati, sia la Cisgiordania che Gaza, si è aggiunto il racconto di un “pellegrinaggio di giustizia”, organizzato l’estate scorsa dalla campagna “Ponti e non Muri” animata da don Nandino Capovilla.
Sono stati così esaminati e “narrati” gli aspetti più drammatici della complessa controversia israelo-palestinese: il duro regime di apartheid imposto dal governo israeliano ai palestinesi, le violazioni dei diritti umani dei palestinesi, i tanti esempi di resistenza nonviolenta palestinese e infine la tragica situazione della Striscia di Gaza, ridotta ormai ad una “prigione a cielo aperto”.
Le parole e le immagini hanno portato tra di noi i campi profughi, i mattoni di fango che permettono la ricostruzione veloce di abitazioni palestinesi buttate giù dall’esercito israeliano, le difficoltà dell’ospedale pediatrico di Betlemme, quel muro che accerchia la vita di uno dei due popoli ed ingrigisce quella dell’altro, le strade e le macerie di Gaza, le case bombardate.
Le violenze di questi giorni, ormai battezzate come la “terza intifada”, sono apparse come l’inevitabile risultato della situazione esplosiva descritta appunto da questi testimoni diretti e che ha suscitato viva impressione nell’uditorio.
La testimonianza dei pellegrini è una delle poche voci alternative nella presentazione del problema mediorientale. E’ necessario quindi continuare a far sentire queste voci e a sostenere le attività che il movimento ed altri gruppi svolgono a sostegno dei palestinesi. In questo senso è stata organizzata anche una raccolta fondi a sostegno dei volontari italiani impegnati nel villaggio di At-Tuwani (colline a sud di Hebron), nell’ambito del progetto “Operazione Colomba” dell’Associazione Papa Giovanni XXIII.