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Dolce amaro REMHI

(26/04/2014)

 

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“Guardate il mio servo! – disse Isaia – Molti si sono spaventati di lui, così sfigurato da non sembrare neanche un uomo. Non ha un aspetto umano. Lui ha sopportato le nostre sofferenze e ha resistito al nostro dolore; noi lo consideriamo un lebbroso e un ferito di Dio…”

Due giorni dopo aver citato questo brano, Juan Gerardi, vescovo del Guatemala, venne ucciso con il cranio sfondato: il suo viso era irriconoscibile. Come avveniva per gli omicidi a sfondo omosessuale.

Così, il 26 Aprile 1998, Gerardi ha pagato la decisione di istituire una commissione che mettesse nero su bianco le atrocità subite dal popolo guatemalteco ad opera di militari governativi e ribelli per circa 30 anni.

Era convinto che senza una presa di coscienza del passato e senza una cristallizzazione della memoria storica, nessun processo di Pace potesse mai attuarsi.

Per questo aveva promosso la redazione del documento meglio noto come REMHI. Il 24 Giugno alla sua presentazione, gli ultimi stavano seduti sulle prime panche della Cattedrale di Città del Guatemala.

(FD)