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SUD SUDAN: Orribili violenze su donne e bambini

Di fronte a quanto sta succedendo in Sud Sudan, Pax Christi – che da sempre segue direttamente da vicino la situazione – vuole, con questa nota informativa, tenere alta l’attenzione di tutti su questa tragedia che rischia di peggiorare da un momento all’altro. Ricorda, come si legge anche nel testo, l’urgenza della riconciliazzione etnica.

Assistiamo ad un proliferare di conflitti, più o meno dimenticati, e ad un sempre più facile accesso agli armamenti che non fanno altro che peggiorare situazioni dove le tensioni per il potere, per le risorse economiche e petrolifere sono già altissime.

Ognuno è chiamato a fare la propria parte, affidando anche alla preghiera l’invocazione del dono della pace e della riconciliazione.

Pax Christi Italia

Juba Central Prison, Juba, South Sudan

SUD SUDAN: Orribili violenze su donne e bambini

Combattimenti a Juba, alta tensione in tutto il Paese.

18 dicembre 2013

Gli scontri sono cominciati domenica 15 dicembre e la tensione resta alta nella capitale Juba come nel resto del paese.
Cooperanti, operatori umanitari parlano di orribili violenze perpetrate anche nei confronti di donne e bambini. Dicono che né la Croce Rossa, né la forza di interposizione Onu sono in grado di dare protezione ai civili. Nelle ultime ore, fonti delle Nazioni Unite segnalano a Juba, oltre 500 morti, 800 feriti e circa 20.000 sfollati rifugiati nelle basi Onu.

A combattersi tra loro sono le unità d’élite delle forze armate che fanno capo alle due principali comunità etniche del paese, Dinka e Nuer.
“L’inizio del conflitto – dicono da Juba – è seguito di poche ore al fallimento di un incontro tra l’ex vice-presidente Riek Machar e il capo dello Stato Salva Kiir”. Il colloquio sarebbe stato segnato da una contrapposizione frontale tra le due figure di maggior spicco della politica sud-sudanese. Machar, un Nuer, sarebbe tornato ad accusare Kiir, un Dinka, di derive dittatoriali.
Il conflitto tra i due, in corso da tempo, si è inasprito dopo che il presidente Kiir a luglio, ha destituito Machar dalla carica di vice-presidente, e da quella di membro dell’ufficio politico del Movimento popolare di liberazione del Sudan (Splm), il mese scorso.
In questi giorni, il presidente Kiir ha accusato Machar di aver ordito un colpo di stato per destituirlo ma l’accusa, secondo Machar, è solo un pretesto che permette a Kiir di eliminare i suoi oppositori politici.
Secondo gli esponenti religiosi del Sud Sudan che hanno lanciato tutti insieme un messaggio di pace e riconciliazione, esiste un problema politico all’interno dello Splm, che non andrebbe trasformato in uno scontro etnico tra Dinka e Nuer. Purtroppo, sul terreno, questo sta già accadendo in particolare nell’Unity State e nella regione del Jonglei dove un altro ribelle, Peter Gatdet, un Nuer come Machar ed anche suo alleato, sta uccidendo e spingendo alla fuga decine di migliaia di persone; tra costoro, molti Dinka, appartenenti alla stessa comunità di Kiir, maggioritaria nel paese.
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha espresso preoccupazione per l’evolversi delle violenze in Sud Sudan e ha chiesto a tutte le parti in lotta di cessare immediatamente ogni forma di ostilità.
Sappiamo che il presidente Kiir ha chiesto al Consiglio delle Chiese del Sudan di tentare una mediazione nel conflitto che lo oppone al suo ex vice Machar. Il patrimonio di esperienza, di influenza e di contatti delle Chiese potrebbe rivelarsi utile non solo a Juba ma anche nelle regioni periferiche dove sono in atto i combattimenti. Lo riferisce monsignor Paride Taban, vescovo emerito di Torit, già artefice di altre delicate mediazioni e che, oltre ad essere membro del Consiglio delle Chiese, è a capo di un comitato che mira a favorire la pace e la riconciliazione in Sud Sudan.

Il Sud Sudan ha combattuto per oltre 20 anni una guerra atroce col Nord, culminata con la pace del 2005.
Nel 2011, con un referendum, ha scelto la secessione dal Nord ed è diventato indipendente.
Da allora, il suo cammino per costituire uno stato unitario e costituzionale è stato tutto in salita. L’insicurezza lungo i nuovi confini, l’alto tasso di corruzione, la diffusa militarizzazione, i contrasti etnici, la debolezza della società civile, hanno ostacolato la formazione di uno stato politicamente unito e civilmente coeso.
Le vicende di questi giorni mostrano le spaccature della sua classe politica, il precario equilibrio delle componenti etniche e riservano delle incognite per il futuro. La prima incognita è il rischio reale di una polarizzazione etnica. L’altra, è legata al rapporto sempre in bilico con il Sudan che, mal tollerando l’indipendenza del Sud, ha ripetutamente sferrato attacchi alle sue aree petrolifere e fomentato i disordini e le tensioni interne.
Resta ancora attuale la grossa domanda sorta dopo l’avvenuta secessione: riusciranno Sudan e Sud Sudan a costituire due entità statali autonome e a praticare una convivenza pacifica dentro una stessa area regionale?

Contatti:

Segreteria Nazionale di Pax Christi: 055/2020375 info@paxchristi.it

Coordinatore Nazionale di Pax Christi:

d. Renato Sacco 348/3035658 drenato@tin.it

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