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‘Sti Katz

(10/08/2012)

Perdonate la volgarità del titolo. Anche se non troppo, visto che l’attributo maschile è oramai spesso sulla bocca del popolo italico. Per non generalizzare, cosa che cerco sempre di evitare, questo è vero certamente nel mio caso. Ma fatemi spiegare.

Recentemente alla Versiliana ho incontrato Ilan Pappe, noto storico ebreo israeliano prima all’Università di Haifa e adesso a quella di Exeter in Inghilterra. Era stato invitato dal cardiologo Luisi per un incontro sulla cooperazione sanitaria in Palestina. Nel suo intervento egli ha ribadito la sua convinzione sulla oramai impraticabilità della soluzione a Due Stati, cosa che peraltro io condivido.

Abbiamo discusso anche su uno degli ultimi miti della narrazione israeliana, cioè che l’ANP sia da considerare uno stato a tutti gli effetti. La realtà è ben diversa come testimonia chi ha cercato, ad esempio, di importare anche semplici strumenti medici seguendo le comune regole internazionali. Se non fosse cosa tragica, potremmo richiamare alla mente i fiorini che la coppia Troisi Benigni doveva pagare alla dogana, con la variante che in Israele l’epilogo sarebbe ben diverso. Mito importante però perchè dietro questa foglia di fico Israele giustifica la sua totale mancanza di spesa in campo sanitario, scolastico e logistico, come invece richiederebbe il diritto internazionale. Lasciando infine che la comunità internazionale finanzi l’ANP con risultati del tutto insignificanti per la gente palestinese, che vive sempre in condizioni di vita precarie.

Ma tornando all’incontro, ad un banchetto accanto al palco ho acquistato uno degli ultimi libri di Pappe (Controcorrente), forse l’ultimo tradotto in italiano e di cui consiglio la lettura. In esso si trova la storia di Katz, studente di età avanzata proveniente da un kibbutz vicino Haifa (Magal). Credo sia appunto importante narrare brevemente la sua storia che ha avuto pure ripercussioni rilevanti nella vita di Pappe e penso nella pubblicazione del libro ‘Pulizia etnica della Palestina’, pietra miliare della storia della Palestina moderna e della nascita dello Stato di Israele.

Katz attorno al 2000 decise di intraprendere studi di storia, interesse maturato negli anni. In particolare interessandosi del suo kibbutz, venne a sapere che intorno agli anni ’50 i coloni fondatori di esso si invaghirono delle terre fertili su cui adesso si trova. Il problema del villaggio arabo (Zeyta) che là causalmente sorgeva fu risolto con l’evacuazione e il trasferimento dei suoi abitanti. Trasferimento poi rivelatosi doppio, dato che i coloni trovarono che il nuovo villaggio era sempre troppo vicino e la sua vista li disturbava alquanto.

Inoltre Katz fece ricerche su un villaggio lungo la costa a sud di Haifa di nome ‘Tantura’, in cui nel ’48 scoprì essere avvenuto un massacro da parte della brigata Alexandroni. Decise di raccogliere perciò interviste dei sopravvissuti e dei carnefici. Scrisse infine una tesi di dottorato che fu approvata dai docenti dell’univeristà di Haifa con buonissimi voti. A questo punto un giornale pubblicò un riassunto della sua tesi. E da lì ebbe inizio il calvario del povero Katz (o povero cristo come preferite). Accusato di aver falsificato le prove del massacro, fu messo sotto processo e sotto pressione tale da firmare una lettera in cui affermava che si era inventato tutto. Lettera poi smentita, ma la smentita non fu accettata.

Ebbe anche un infarto ‘sto Katz (o come sopra). Pappe coinvolto nel caso continuò le sue ricerche con l’esito sopra riportato. E purtroppo da lì ebbe origine la sua progressiva emarginazione ed infine l’esilio dallo stato Democratico di Israele.

Potremmo concludere il racconto con l’affermazione che avremmo bisogno di molti più di questi Katz. Senza disdegnare però per questo il corrispettivo femminile.

(FD)