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Editoriale Newsletter n°III-Settembre 2010

Se le strade della formazione fermano la discesa verso la barbarie

14 settembre 2010 – Nandino Capovilla

“Solo se ciascuno riscopre in sé e nel suo “prossimo”, un vicino che non ci è dato di scegliere, la profonda natura di essere umano, solo se si intraprende quotidianamente un’opera di autentica umanizzazione di se stessi e dell’altro, solo se si aiuta l’essere mano a essere tale, sarà possibile condividere un futuro migliore che ci salvi dalla pericolosa china del ritorno alla barbarie che la nostra società ha imboccato da tempo”. (La Stampa, 5 settembre 2010).

Il duro e limpido giudizio di Enzo Bianchi sulla “barbarie che già devasta il presente” è il motore che sta alimentando da tempo il nostro impegno di formazione, in particolare con le giovani generazioni e che anche quest’estate si è espresso concretamente in numerose esperienze comunitarie.

QUESTO NUMERO di Pax in rete Verba Volant è come una moleskine di viaggio, un appassionante diario di bordo che metta in comunicazione nel movimento ciò che alcuni stanno sperimentando e che potrebbe diventare progetto di rilancio e speranza concreta per il nostro futuro prossimo.

Da Trieste a Molfetta, dalla Casa per la pace alla scuola di Barbiana: tanti sentieri percorsi da luglio a settembre per ricordarci che “non c’è tempo di indugiare” e non ci è dato di attardarci in piccole occasioni di corto respiro formativo. Puntare in alto nelle nostre proposte è prender sul serio questo tempo difficile che stiamo vivendo, per decidere prima di tutto di non subirlo senza una pronta ed efficace risposta che coinvolga sempre più giovani e adulti.

Perchè, come prosegue Enzo Bianchi, “il “noi” senza “gli altri” è totalmente depersonalizzato e l’umanizzazione non è possibile se non si rinuncia all’alternativa individuo-società attraverso il progetto di una communitas in cui la responsabilità è innanzitutto responsabilità verso l’altro.

Responsabilità che nasce dall’atto umano del credere: nell’altro, nella terra, nel domani.

Ed è dal profondo, dal cuore dell’uomo che bisogna ripartire, perché senza vita interiore, senza spessore etico nessuna pianta potrà sopravvivere: né il fiore leggiadro che rallegra gli occhi e profuma la vita, né l’albero rigoglioso che nutre con i suoi frutti abbondanti. Da lì, dall’interiorità di essere umani degni di tal nome potrà trarre linfa anche una rinnovata coesione della nostra società: una coesione non ideologica, ma tesa all’ideale di giustizia, uguaglianza, solidarietà sarà in grado di raccogliere la sfida della post-modernità e di leggere e interpretare i fenomeni epocali cui ci troviamo confrontati in modo “sensato”, cioè orientato a una spiegazione che è già principio di soluzione. Per tutti ci sono solo segmenti di senso nello spazio della conoscenza; per alcuni e nello spazio della convinzione ci può essere anche il senso dei sensi o il senso ultimo. Grazie alle sorgenti profonde dell’umanità sarà possibile fermare la barbarie che avanza come il deserto”.

L’estate è finita. Ma è solo iniziato il tempo di cammini formativi più lunghi di una settimana di “esperienza forte”. Più densi di un emozionante stringersi in cerchio attorno al fuoco e più attrezzati a respingere l’onda della barbarie che ci assale quotidianamente.