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Non è peccato esser ricchi? scusi signora ministro…

“Guadagnare e pagare le tasse non è peccato”- dice il ministro Severino. Non era meglio parlare di reato, invece di peccato? Attenti a non liquidare tutta la questione che riguarda la ricchezza dicendo che non è peccato. Confesso che resto un po’ sbalordito di fronte a guadagni milionari. 
Certo che è doveroso pagare le tasse. È peccato non farlo. Ma forse ci sono anche altri peccati, anche se non sono reati. Buona Quaresima.

 

Non è peccato?

L’opinione di…    Renato Sacco – da Mosaico di Pace, 22 febbraio 2012     –       www.mosaicodipace.it

Guadagnare e pagare le tasse non è peccato”. Lo ha detto il ministro Severino, in questi giorni in cui sono stati resi pubblici i patrimoni dei ministri del Governo. Certo, va riconosciuto l’impegno per la trasparenza e non posso che esprimere stima al ministro Severino. L’unica cosa che mi chiedo, visto che oggi è anche il primo giorno di Quaresima, tempo di conversione: in qualità di ministro non era meglio parlare di reato, invece di peccato? 
È vero che dire “non è peccato” è considerata un’espressione comune, un modo di dire. Ma bisogna stare molto attenti a non liquidare sbrigativamente tutta la questione che riguarda la ricchezza, il denaro, affermando che non è peccato. Non sta al ministro decidere cosa sia peccato (e certo neanche al sottoscritto). Se facciamo riferimento al Vangelo, qualche domanda ce la dobbiamo porre. Penso a qualche frase o a episodi molto conosciuti: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli” (Matteo 19, 24). “ Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione”. (Luca 6, 24). O la parabola del ricco epulone (Luca 16, 19 – 31) dove epulone non è il nome del ricco perché, come diceva p. Turoldo, nel Vangelo il ricco non ha un nome, solo il povero ha un nome, una dignità, Lazzaro. E poi se guardiamo a Francesco d’Assisi, che è anche Patrono d’Italia, abbiamo qualche stimolo per riflettere sulla ricchezza. Si potrebbero ricordare anche i Padri della Chiesa. Penso per esempio a Basilio: “Quando possiedi una bella somma, già vai desiderandone un’altra uguale. Appena l’hai ottenuta, ecco che subito vai bramando di raddoppiarla. E così via: ogni volta, ciò che aggiungi, non si sazia il tuo desiderio di possesso, ma semplicemente si accende di nuovo la tua avidità” (Basilio, H.VII i.d., 2). E ancora: “Il pane che a voi sopravanza è il pane dell’affamato. Il vestito appeso nel vostro armadio è il vestito di chi è nudo. Le scarpe che voi non portate sono le scarpe di chi è scalzo. Il denaro che tenete nascosto è il denaro del povero. Le opere di carità che voi non compite sono altrettante ingiustizie che voi commettete” (S. Basilio). Mi sembra che ce ne sia a sufficienza per riflettere, per interrogarsi sulla ricchezza e sull’uso del denaro. Confesso che resto un po’ sbalordito di fronte a guadagni milionari. 
Ma è una riflessione che chiama tutti alla conversione, come ci ricorda il mercoledì delle Ceneri. Anche il sottoscritto. E, in nome della trasparenza, ricordo che io guadagno 1.197,00 € netti al mese, per 12 mensilità e possiedo una Dacia, non al mare, ma… in garage. Non so se considerarmi ricco. Certo, non posso dire di essere povero. Anzi! E anche molto fortunato rispetto a tanti altri. 
Il cammino di riflessione e conversione quaresimale ci tocca davvero tutti. Certo che è doveroso pagare le tasse. È peccato non farlo. Ma forse ci sono anche altri peccati, anche se non sono reati. Buona Quaresima.