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record di export di ARMI europee al SUD del mondo: denunciamo lo scandalo

“L’Europa è ormai diventata il primo esportatore mondiale di armi contribuendo direttamente alla crescita dell’instabilità e del disordine internazionale. In un mondo che sembra ormai fuori controllo, non possiamo permetterci di continuare a disseminare il mondo di armi italiane ed europee. L’Europa non può essere un fattore di destabilizzazione internazionale”. E’ forte la deuncia della Rete Disarmo e della Tavola della Pace.

 

Comunicato di Tavola della Pace e Rete Disarmo
con le reti europee di controllo sugli armamenti
Le reti europee denunciano: il 13° Rapporto dell’UE sulle esportazioni di armi è incompleto, in ritardo e passato sotto silenzio

La pubblicazione dellaXIII Relazione annuale sul
controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari
“, che
ricopre le esportazioni per l’anno 2010, “solleva diversi interrogativi
sull’attendibilità dei dati forniti dai governi e sull’impegno
dell’Unione europea ad operare un controllo efficace delle esportazioni di
armamenti”. Lo affermano in un comunicato stampa diffuso oggi un ampio gruppo
di associazioni, reti e centri di ricerca di diversi paesi europei
tra cui,
per l’Italia, la Rete Disarmo e la Tavola della pace.
“Questa
importante relazione (470 pagine di tabelle e dati) è stata pubblicata
l’ultimo giorno lavorativo dell’anno (venerdì, 30 dicembre 2011) senza
darne alcuna comunicazione
né sul sito web del Consiglio dell’Unione europea
(
Consiliumche è
responsabile della sua pubblicazione), né su quello del
Parlamento europeo. Ciò sta ad indicare che questa relazione è considerata alla
stregua di una mera occorrenza burocratica, piuttosto che un importante
documento degno di ampio dibattito pubblico da parte dei governi degli Stati
membri e delle istituzioni dell’Unione” – sottolineano le associazioni.

Inoltre, otto paesi (quasi un terzo degli Stati membri, tra cui due
dei principali esportatori di armamenti al mondo, cioè Germania e Regno Unito)
non hanno fornito dati completi sulle consegne di sistemi militari,
rendendo così praticamente impossibile l’analisi delle esportazioni effettive di
armi da parte dei paesi dell’UE.
“Al riguardo va evidenziata l’ampia
anomalia dei dati forniti dall’Italia
” – precisa Giorgio Beretta,
analista della Rete Disarmo, che per primo ha esaminato il rapporto
pubblicandone un ampio resoconto sul portale Unimondo. “Mentre, la Relazione ufficiale della Presidenza del Consiglio
sulle esportazioni di armamenti italiani per l’anno 2010 riporta come
“operazioni di esportazione effettuate” un valore di circa 2.754 milioni di
euro
, il governo italiano ha segnalato all’UE esportazioni effettuate per
soli 615 milioni di euro
. Se una minima differenza di dati tra i due rapporti può essere comprensibile, non può certo essere nell’ordine dei miliardi di euro soprattutto considerando che si tratta di consegne già effettuate nel 2010 e quindi con armamenti già passati e registrati dall’Agenzia delle Dogane”.
“Nei prossimi giorni – aggiunge Francesco Vignarca,
coordinatore della Rete Disarmo invieremo una richiesta ufficiale ai compenti
uffici del Ministero degli Esteri per chiedere spiegazioni rispetto a queste
anomalie. Ma – considerate le modifiche che il Governo si appresta a fare sulla
legge 185 del 1990 che regolamenta le esportazioni militari italiane – è venuto
il momento di aprire un confronto parlamentare e pubblico su tutta la
materia
che riguarda direttamente la politica estera e di difesa del nostro
paese”.
L’Europa è ormai diventata il primo esportatore mondiale di
armi
– sottolinea Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola
della pace – contribuendo direttamente alla crescita dell’instabilità e del
disordine internazionale. In un mondo che sembra ormai fuori controllo, con
delle istituzioni internazionali fortemente indebolite, mentre l’Europa viene
pesantemente attaccata dalla speculazione finanziaria, non possiamo permetterci
di continuare a disseminare il mondo di armi italiane ed europee. L’Europa
non può essere un fattore di destabilizzazione internazionale.
Prima ancora
di essere contro i nostri principi è contro i nostri interessi e la nostra
stessa sicurezza. Chiediamo dunque al nuovo governo di agire di
conseguenza”
.
Riguardo ai dati forniti, va segnalato che il valore
totale delle autorizzazioni
(licences) di esportazione di armi nel
2010 è diminuito del 21% rispetto al 2009 quando avevano raggiunto un record di
40,3 miliardi di euro: nel 2010 ammontano a 31,7 miliardi di euro, una
cifra vicina a quella del 2008 (33,5 miliardi di euro) che rappresenta uno dei
valori più alti dall’attuazione nel 1998 di una politica comune europea sulle
esportazioni di armamenti.
“Mentre il valore delle autorizzazioni
all’esportazioni di armi verso i paesi occidentali (principalmente l’Unione
europea e gli Stati Uniti) è sceso di oltre il 28%, è preoccupante – notano le
associazioni europee – che le esportazioni di armi verso i paesi delle
economie emergenti e in via di sviluppo siano salite a 15,5 miliardi di
euro
, cioè a poco meno della metà del totale. Se il valore delle
esportazioni di armi verso i regimi repressivi del Medio Oriente e Nord
Africa
è sceso rispetto ai livelli record del 2009, anche nel 2010 le
autorizzazioni all’esportazione di armamenti verso queste zone di forte tensione
sono rimaste molto alte e superano gli 8,3 miliardi di euro“.
Ai
sensi dell’articolo 15 della Posizione Comune dell’Unione europea sulle
esportazioni di tecnologia e attrezzature militari, è prevista nel 2012 una
revisione della normativa dell’UE sulle esportazioni di armamenti. “Tale
revisione può essere efficace solo se si basa su informazioni attendibili e
complete
e su un dibattito informato” – sottolineano le associazioni
europee.
“Come associazioni, reti e centri di ricerca da tempo attivi nel
controllo delle esportazioni di armamenti, contro il commercio delle armi e
nella promozione facciamo appello ai membri del Parlamento europeo per
chiedere un dibattito
sulla
“Relazione annuale sul controllo delle esportazioni di tecnologia
e attrezzature militari” e
un’analisi
approfondita dei dati riportati e delle sue carenze” – concludono le
associazioni.

IL PRESENTE COMUNICATO E’ DIFFUSO CONTEMPORANEAMENTE IN DIVERSI PAESI EUROPEI