Nicoletta Papanicolau e Pio Castagna
Nella collaborazione ormai avviata con la Parrocchia di Bicchio – Viareggio dove si sta strutturando il nascente gruppo di Pax Christi nel periodo dal 7 al 13 luglio, consapevoli dell’importanza che le giovani generazioni si formino ad una mentalità di pace e di nonviolenza, si è realizzato un campo estivo a loro rivolto.
Il campo è stato così strutturato:
un primo momento di conversazione con Francesco Comina esponente di Pax Christi e Coordinatore del Centro Studi per la Pace di Bolzano, giornalista e scrittore, da sempre sensibile ai temi della nonviolenza e dei diritti umani. Francesco Comina ha raccontato di giovani che hanno avuto il coraggio di opporsi a dittature, discriminazioni e violazioni dei diritti civili, restituendo così un volto a eroi spesso rimasti in ombra per testimoniare, attraverso la loro memoria, la grande potenza che può contenere in sé una lotta nonviolenta in nome della pace, sia pure vissuta senza azioni eclatanti e con umiltà.
Francesco Comina ha ricordato tanti eroi difensori della pace e della giustizia, trascurati dalla storia tra i quali è spiccata la figura Franz Jagerstatter, un giovane contadino austriaco, che si ribella ad un mondo di dominatori e dominati. Compra una moto, balla, beve e vive una vita come tanti giovani di quel tempo. Per caso comincia a leggere il Vangelo e rimane affascinato dall’esempio di Gesù e dalla sua vita improntata alla pace e alla nonviolenza in maniera tale che inizia a cambiare vita fino a diventare obiettore di coscienza alla guerra e viene condannato a morte per essersi rifiutato di arruolarsi nell’esercito nazista. Inoltre ci ha ricordato la vita di monsignor Oscar Romero, vescovo di San Salvador ucciso sull’altare durante la Messa da paramilitari di destra sostenuti dal regime politico salvadoregno per
essersi messo dalla parte del popolo oppresso, esortando alla pace e alla difesa degli ultimi.
Il relatore fa presente anche il martirio della salvadoregna Marianella Garcia, avvocato in difesa dei poveri, fondatrice della Commissione per i diritti umani, uccisa a 33 anni, colpevole di aver documentato fotograficamente tutti gli eccidi commessi dal regime. E poi ancora Kurt Tucholsky, autore satirico, scrittore, poeta e giornalista, oltre alla pittrice Kathe Kollwitz e infine i giovani del movimento studentesco La Rosa Bianca, gruppo di resistenza contro il regime nazista, giustiziati nel febbraio del 1943. Sono 350.000 i giovani tedeschi che si sono ribellati al regime nazista di Hitler e per questo sono stati ghigliottinati. Ma tagliare la testa a tutti quei giovani non ha però fermato chi, come Francesco Comina, ha inteso intraprendere la strada guidata dalla propria coscienza. Nel suo libro di recente pubblicazione “La lama e la croce” ridona dignità a tanti giovani che hanno condotto una vita in nome della difesa dei diritti umani, tramite l’obiezione di coscienza in un contesto, già allora come ora, fortemente intriso di violenza.
Un secondo momento del campo è stato dedicato con l’attività promossa da Pio Castagna, formatore alla nonviolenza tramite una metodologia interattiva con il Teatro dell’Oppresso (T.d.o). Dopo aver appreso dalla storia come tanti giovani abbiano optato l’obiezione quale scelta di vita alternativa alla cultura della guerra, il T.d.O. si è inserito come possibilità di far sperimentare ai giovani partecipanti del campo il cambiamento possibile. Infatti giochi e tecniche proposti avevano di mira il coinvolgimento personale di gruppo attraverso un percorso che ha fatto verificare come il cambiamento da una situazione di violenza può essere attuabile, se si ha l’energia (ossia un corpo che si mette in gioco), la volontà (ossia la mente rinnovata nei suoi pensieri) e gli strumenti (le tecniche), per incidere nella realtà.
Il terzo momento è stato vissuto con don Graziano che, oltre ad avere avuto il compito di animare i momenti di preghiera, intersecandoli con gli stimoli che di volta in volta emergevano dal percorso formativo, nei momenti dedicati alla narrazione ha comunicato la sua vicenda, raccontando la sua esperienza di missionario in Brasile, del suo coraggio in difesa dei diritti dei poveri oppressi e cacciati con violenza dalla propria terra nella foresta amazzonica, fonte di vita, nutrimento per chi la abita e ossigeno per l’umanità, strappata loro in nome di una società dei consumi, dove il povero diventa sempre più povero e il ricco sempre più ricco. La sua esperienza di fatto ha ricalcato le orme di uno dei primi martiri dell’Amazzonia Chico Mendes che già denunciava con coraggio le angherie dei garimpeiros cioè i cercatori di caucciù che procuravano danni alla foresta.
Il quarto momento è stato vissuto con le escursioni al passo dello Stelvio, al rifugio sulle Dolomiti del Brenta e alle cascate della Vallesinella. Un modo per gustare le meraviglie di una natura sempre più saccheggiata da un sistema economico che considera la stessa non come madre, ma schiava della nostra avidità. Sta anche a noi giovani e non, invertire questa rotta.