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Silenzi

Don Antonello Solla, Fontanetto Po (Vercelli)

Lunedì 7 ottobre prossimo sarà il triste anniversario del terribile e vile attentato perpetrato da Hamas nei confronti di Israele, causando circa mille morti, sequestrando centinaia di uomini e donne, ostaggi delle milizie terroristiche.

La reazione dello Stato di Israele era prevedibile, come scontata e doverosa la condanna dell’aggressione da parte di tutto il mondo civile e la solidarietà al popolo ebraico.

Israele ha diritto a difendersi, abbiamo ascoltato in maniera incessante, quasi una litania.

Il diritto all’autodifesa è contemplato nel diritto internazionale.

Lo stato di Israele ha esercitato questo diritto nella volontà dichiarata di annientare Hamas.

Dopo un anno, il diritto all’autodifesa è stato, a mio parere, superato, oltrepassato in modo notevole e drammatico.

Gaza è stata praticamente rasa al suolo causando più di quarantamila morti, dei quali circa ventimila minori e diecimila donne.

Hamas non è stato sconfitto ma la difesa è diventata aggressione, migliaia di persone costrette a sfollare da una zona all’altra, soccorsi e cure mediche ostacolate e impedite.

 Dopo un anno, stiamo assistendo ad una pulizia etnica e qualcosa che si avvicina ad un genocidio.

L’ONU e i suoi appelli ad Israele affinché interrompesse le operazioni militari rimangono inascoltati.

Ad oggi nessuno è riuscito a fare trovare un accordo tra Hamas e Israele affinché si liberassero gli ostaggi nelle mani dei terroristi e Israele cessasse di bombardare.

La questione altrettanto grave è il silenzio dell’Europa, gli USA da una parte tentano una mediazione per il cessate il fuoco e dall’altra riforniscono di armi  l’esercito con la stella di Davide.

Nessuna condanna nei confronti di Netanyahu che da una legittima difesa è passato ormai ad azioni criminali, deprecate dal Tribunale Internazionale, silenzio totale, se non qualche timida affermazione  :” Israele usi moderazione e cerchi di preservare i civili”, surreale!

Altro tasto dolente, per quanto mi riguarda, è il silenzio dei vertici della Chiesa cattolica italiana.

È con sofferenza che dico questo, non perché mi senta migliore o più coerente.

La Chiesa è chiamata dal suo maestro Gesù ad essere sale e luce nel mondo. Essere sale per dare sapore alle coscienze anestetizzate, rassegnate, indifferenti.

Essere luce nel buio di umanità, nel buio dove si pensa di vincere il male con altro male, con la vendetta e la ritorsione.

Ma se il sale perde il suo sapore a cosa serve?   Perché dopo un anno e migliaia di morti non si sente l’urgenza profetica di esprimere una condanna nei confronti   dell’autorità israeliana di crimini di guerra? Il timore di urtare il popolo ebraico? Proprio perché desideriamo riaffermare l’amore per i fratelli maggiori dovremmo sottolineare che le loro autorità, in questo momento, non stanno percorrendo la via del bene per il loro popolo, così come anche Hamas non percorre la via del bene per il suo popolo.

Dai pastori che guidano la chiesa mi aspetterei franchezza e coraggio.

Gesù parlava apertamente, a viso aperto, faccia a faccia, senza la preoccupazione di perdere consenso o privilegi, a lui premeva la verità, fare la verità.

I palestinesi si sentono abbandonati, sentono la nostra indifferenza, il loro sangue vale meno di altre vittime per non essere annoverate nel nostro sdegno?

La loro dignità, la loro libertà, vale meno di quella di altri popoli?

Per la Pasqua di quest’anno  “ KAIROS PALESTINA” scriveva: “Continuiamo ad essere scioccati e scoraggiati dal silenzio dei leader della Chiesa cattolica e degli operatori pastorali di fronte all’impressionante numero di morti  a Gaza”.

Cosa deve ancora succedere affinchè l’istituzione chiesa cattolica riacquisti la parola ?

La  prudenza è una virtù ma non corriamo il rischio che sia intorbidita dall’omertà, perché chi gira la testa dall’altra parte non realizza la prudenza ma la viltà e le tragedie non hanno classifiche, non esistono morti e vittime di seria A e morti e vittime di serie B.

Risuoni l’auspicio di Mosè:” Fossero tutti profeti nel popolo del Signore” e  i  silenzi si trasformino in parole di solidarietà e le parole in fatti  operosi di intercessione.