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Ministero della Pace – Una politica per il futuro

Martino Ruppi

Il 6 maggio scorso nella sala Cappella Farnese di Palazzo D’Accursio in Bologna si è tenuto un convegno dal titolo:

Ministero della Pace – Una politica per il futuro

Una campagna patrocinata dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna e dal Comune di Bologna.

Bologna è certo un terreno fertile dove seminare una iniziativa che guarda al futuro e pungolare dal basso la politica nazionale che, dobbiamo denunciare, non è per nulla lungimirante ma spesso sorda ed indietro sui tempi e rispetto alle dinamiche e istanze della società. Moltissimi cittadini, forse la maggioranza, vorrebbero dare più occasioni agli sforzi diplomatici per fermare la guerra in Europa e in tante altri posti ma queste istanze vengono ignorate a beneficio di pochi che trovano le guerre lucrose ed a mantenere alto il costo umano e economico di queste.

Tra le numerose associazioni che sposano la campagna l’associazione Papa Giovanni XXIII (APG23) e Pax Christi sono in prima linea. Leila Simoncelli della APG23 ha moderato gli interventi con precisione e accortezza riuscendo a non appesantire un pomeriggio che certamente ha visto passare oltre una dozzina di relatori che hanno affrontato temi complessi e importantissimi.

In poche righe non riuscirei a dar conto di tutti gli interventi dei relatori e della ricchezza che questo ministero vorrebbe promuovere ed arricchire. Don Renato Sacco ha definito la Pace non un vocabolo ma un vocabolario che contiene moltissimi temi: dall’educazione alla mediazione, dalla riconciliazione alla giustizia, dalla difesa civile alla pace, al disarmo, dai diritti umani allo sviluppo. Ognuno di questi vocaboli non è una pagina vuota ma già è incarnato da associazioni e gruppi che lavorano sul territorio ricostruendo il tessuto sociale dalle sue ferite e portano cultura, sviluppo, assistenza, solidarietà e tanto ancora. È la parte più solidale che non si rassegna nel constatare i disagi e le sofferenze delle persone ma prova a lenirle e se ne fa carico, ridando dignità a chi l’ha perduta o non l’ha mai avuta. Siano essi migranti, carcerati, vittime di violenza, malati, persone con handicap, non abbienti, italiani o stranieri, in territorio italiano e all’estero. In Italia si contano milioni di volontari in innumerevoli associazioni che formano il terzo settore, essi già operano da decenni fuori da ogni clamore e ribalta. Occorre organizzare tutto questo ed altro con uno strumento politico ed istituzionale che aiuti, supporti e coordini gli sforzi dei singoli, fornendo un canale diretto alle istituzioni. Il nome di questo strumento per i promotori della campagna è “Ministero della Pace”.

Il ministero della pace fa logicamente pensare al ministero della difesa o più propriamente ministero della guerra che spende ogni anno sempre più miliardi e miliardi dei nostri soldi (26,5 miliardi di euro nel 2023). Ci sembra che questa situazione sia obsoleta, sbilanciata e fuori controllo e che investire nel ministero della pace una parte seppur piccola di quell’enorme budget (quasi il 2% del PIL nazionale) possa essere utilissimo e faccia da contraltare ad uno strapotere assoluto. La costituzione italiana è dalla nostra parte come una bandiera che siamo orgogliosi di sventolare ivi troviamo tutti i temi che elencati però a differenza del ministero della guerra, nel ministero della pace fa della nonviolenza la sua cifra metodologica.

Altre associazioni molto impegnate sono il movimento dei Focolari. Sul sito www.ministerodellapace.org sono elencate tutte ed è possibile seguire i prossimi passi della campagna. Chiunque creda in questo progetto può collaborare.