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Meditazione quaresimale dell’ottomarzo

Giancarla Codrignani

Cari amici,

grazie dell’invito. Da una vita presumiamo di far parte di una “cosa” chiamata Pax Christi, impegno che ricordiamo meglio quando parliamo di guerra: vogliamo, tanto per cambiare argomento, fare insieme una riflessione sull’ottomarzo? Non si è mai fatto? Una ragione di più, perché l’origine della cosiddetta “festa” non è più solo il ricordo di una tragedia dello sfruttamento lavorativo: è un simbolo. Siamo in temo di quaresima: perché non farci una meditazione.

I due che uscirono dal giardino sacro con le loro pene erano peccatori perché già segnati dai ruoli: all’uomo la pena del lavoro, alla donna la pena (?) della maternità. Lei responsabile fino ad oggi di essersi chiamata Eva e di avere osato ambire alla conoscenza; lui, suo compagno, non credeva di aver assunto (che si sappia fu “sedotto” non “costretto”) la stessa responsabilità rispetto al maligno. All’ origine, la versione biblica che vide Dio creare l’essere umano uomo e donna, venne subito smentita, per esempio, da Giudici, 19 dove un giudice per paura abbandonò alla violenza di delinquenti una donna, prostituta(?) e poi la fece a pezzi.

Il patriarcato è nato evidentemente prima delle religioni e delle filosofie; e segna l’interpretazione della vita a partire dall’umano rappresentato in ordine al principio della forza, della superiorità, della gerarchia, del primato, del potere. Un ruolo (una definizione sociale) a cui “deve” corrispondere un altro ruolo per l’essere umano che fa i bambini. In termini di potere la maternità sarebbe il potere più grande di tutti, ma davanti a Salomone la madre non se ne vuole avvalere. Ma il potere non ne tiene conto.

Tuttavia non andiamo lontano se ci fermiamo a denunciare il patriarcato: il ruolo “debole” ha avuto – e continua ad avere – meno in termini di lavoro, stipendi, partecipazione alla vita sociale e politica, ma è arrivato, nelle ultime generazioni, a denunciare che il ruolo “forte” in realtà è un dover stare sulla difensiva che denota paura. E all’uomo è vietato il pianto. La presunzione di forza del ruolo è la stessa, sia che tronchi le discussioni in famiglia sbattendo la porta, sia che impedisca di trovare un governo amico che, il giorno dopo l’aggressione di un paese grosso ai danni di uno piccino, telefona per chiedere che cosa sta succedendo, senza pensare a prendere le armi per difendere l’onore e la terra. Terribile che anche per i femminicidi si arrivi a parlare di onore e di proprietà. Ed è singolare che nella pianificazione delle aggressioni militari sia sempre dato per scontato lo stupro di guerra come arma prevista, anche se significa cercare, per spregio al nemico, un figlio dell’odio con la stessa procedura della sua personale volontà d’amore.

Se il buon Dio era stato un vero gentiluomo (inviò un angelo a chiedere il consenso), Gesù è stato addirittura eversivo rispetto alla tradizione patriarcale: esplorando il lessico dei quattro vangeli sembra che non abbia mai parlato di “famiglia”. Privilegiava i bambini, dava buoni consigli agli uomini (attenti a non offendere la propria e altrui  dignità guardando le donne con intenzioni egoiste), ma le donne le ha collocate nell’ordine della libertà: nel pensiero (secondo gli apocrifi gli apostoli erano gelosi quando Maria di Magdala discuteva con il Maestro), davanti alla legge (assolve l’adultera che gli ricorda sua madre, ragazza che aveva accolto il Figlio senza pensare al fidanzato e alle chiacchere della gente), nella morale pubblica (risana dalle perdite continue oltre il mestruo). La Chiesa continua a ritenere che le donne possono toccare l’altare solo per stirare le tovaglie: presbitera mai, secondo Giovanni Paolo II. Probabilmente non ci sarà riforma nemmeno al Sinodo tedesco, anche se la lettura dei testi – Giovanni XXIII rassicurava: “non cambiano, siamo noi che impariamo a leggerli meglio” – non ha mai giustificato nessuna esclusione.

Comunque è la vita quotidiana che suggerisce una meditazione quaresimale dell’ottomarzo. Le donne acquistano sempre maggior visibilità “in quanto donne”. A Milano l’ottomarzo celebra i sessant’anni dell’apertura di genere alla magistratura, tradizionalmente escludente (perfino dalla Costituente) perché la donna non può “giudicare” dato che una volta al mese dà giù di testa (letteralmente, lo dicevano i testi di giurisprudenza): è nuova la presidenza femminile della Cassazione, ma siccome in questo breve periodo le donne hanno vinto un numero maggiore di concorsi, le magistrate hanno doppiato il numero dei magistrati (intanto il mio pc segna errore la declinazione femminile). Oggi è donna sia il capo del governo sia il capo dell’opposizione. Tuttavia. Tuttavia il diritto riguarda le persone (termine ambiguo) e perfino la Costituzione, che riconosce l’uguaglianza di sesso, deve nominare la lavoratrice-madre per attribuirle norme diverse, teoricamente e non di fatto, paritarie. Il “modello” resta unico: possiamo fare le soldate, non determinare i tavoli decisionali (come prescrivere l’Onu) e le strategie militari.

Come donne non abbiamo rivalse, ma preoccupazioni. Interroghiamo anche le tante  donne che “si accontentano” e le altrettante, di diversa generazione, che sono tornate a sentire di voler essere “come un uomo”. A sedici anni l’avrei detto anch’io. E’ la trappola, perché si tratta non di accettare un unico ruolo, ma di vedere se storicamente il modello fin qui adottato è giusto. Perché la cultura delle donne è stata, complessivamente, compressa in un ruolo che ha sperimentato e subito il primato maschile, restandone indipendente. E può dimostrare di avere carte da giocare nella partita di riformare il mondo. E Dio sa quanto bisogno ci sia di cambiarlo e di stabilire alleanze per riuscirci. Non a caso anche le suore avanzano le proposte della loro differenza: non accettano più le discriminazioni tra battezzati/e. Regalità, sacerdozio, profezia: che parole si dicono quando viene battezzata una bambina?

La meditazione quaresimale proposta a noi stessi/e soci/e e amici/che di Pax Christi è unilaterale: le donne, si sa sono scomode. Proseguitela in pubblico e in privato…..