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Perché i profeti non si lascino cadere le braccia

Norberto Jiulini, coordinatore nazionale

In questi ultimi giorni di settembre sono accadute cose importanti : Le giornate di Economy of Francesco ad Assisi, lo sciopero in 100 città d’Italia dei giovani di Fridays for Future, la partenza della nostra terza missione in Ucraina con Stopthewarnow , le elezioni politiche nel nostro Paese. Non vi sorprenda che il voto sia messo per ultimo, so bene quanto possa pesare, ma vorrei uscire dalla preoccupazione dell’oggi, che può anche suggerire scorciatoie senza sbocchi, sfiducia , smarrimento: Voglio invece con voi guardare al futuro, perché come scrive papa Francesco nell’”Evangelii gaudium”: “ I cittadini vivono in tensione tra la congiuntura del momento e la luce del tempo, dell’orizzonte più grande, dell’utopia che ci apre al futuro come causa finale che attrae. Da qui emerge un primo principio per progredire nella costruzione di un popolo: il tempo è superiore allo spazio”(EG,222). Da questi fatti discendono rinnovate responsabilità per il nostro piccolo e profetico Movimento. Non perdere la memoria riguardo alla nostra storia, magari scegliendo di attestarci sull’anniversario dell’enciclica Pacem in terris di sessant’anni fa per ricordare che Verità , Giustizia, Libertà , Solidarietà fondano la Pace. Vivere il presente con fiducia e speranza, affidandoci a Chi cammina con noi come accadde ai discepoli di Emmaus Annunciare che la cura del Creato (Laudato sì) e la fratellanza universale (Fratelli tutti) sono parole profetiche che richiedono qui ed ora la conversione del cuore ed il cambiamento di stili di vita per evitare di perire tutti. Ci basterebbe ascoltare i giovani che sono scesi nelle piazze a dirci la loro determinazione ad avere un futuro. Stare loro accanto coscienti di avere molto da restituire e poco da chiedere. Denunciare che serpeggia una cinica assuefazione alla guerra ed al suo corteo di mercanti di morte e di lugubri funerali di vittime innocenti. Siamo in guerra e vogliamo che non solo finisca , ma che si prevengano quelle future, restituendo al diritto la sua forza ed alla politica la sua nobile funzione di governo per il bene comune e non per il privilegio di alcuni. Denunciare che le parole sono pietre e che dire oggi “interessi nazionali” , quando ci aspettano gli stati uniti d’Europa ed il governo mondiale sulla Carta delle Nazioni Unite, vuol dire alzare muri che ci imprigionano e ci escludono dalla comunità universale dei viventi , cui aspiriamo. Rinunciare a coltivare risentimenti verso chiunque, rinunciare a cercare la pagliuzza, prima di esserci levati la trave anche nelle vicende di questo paese ove crescono le diseguaglianze e le divisioni fra classi sociali , fra territori, insomma fra noi. Ed anche fra noi e gli altri , quelli che ci sono e quelli che arrivano , giudicandoli come categorie e senza guardarli in volto. Vigilare come sentinelle della notte animate dal desiderio di “svegliare l’aurora”. Per quello che siamo, per quello che possiamo , proviamo ad “educar(ci) alla Pacem in Terris, sui passi di don Tonino” e secondo il magistero di questo nostro Vicario di Cristo , con il quale vogliamo camminare nella Chiesa e fuori di essa. Con coraggio e senza avere paura.