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La “NATO del Pacifico” in allerta per l’accordo tra Cina e Isole Salomone

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 27 luglio 2022 – Non c’è solo la vicenda di Taiwan ad accendere la competizione geopolitica e militare tra Pechino e Washington. In un clima già reso incandescente dall’invasione russa dell’Ucraina, un nuovo braccio di ferro oppone ora gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare nell’Oceano Pacifico. Nelle scorse settimane, infatti, Pechino ha sottoscritto un accordo di cooperazione sulla sicurezza con il governo delle Isole Salomone, uno stato insulare di neanche 800 mila abitanti che però si trova in una posizione strategica nel Pacifico Meridionale, 1800 km ad est dell’Australia.

A confermare l’accordo con l’ex colonia britannica resasi indipendente nel 1978 – segnale evidente dell’aumento dell’influenza cinese nell’area – è stato il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino Wang Wenbin. Secondo il funzionario l’accordo prevede una cooperazione tra le due parti «nel mantenimento dell’ordine sociale, nella protezione della vita e dei beni delle persone, nell’assistenza umanitaria e in reazione ad eventuali disastri naturali». Inoltre, ha aggiunto il dirigente della diplomazia cinese, l’accordo «non si rivolge contro terze parti» e punta alla «stabilità sociale e a lungo termine» nello stato insulare.

“No a una base militare cinese”

L’ennesimo avvicinamento nei confronti della Cina da parte delle Salomone ha generato una dura reazione degli Stati Uniti e dell’Australia, oltre che di alcuni paesi dell’area. Il timore di Washington e Canberra è che l’accordo di sicurezza rappresenti la premessa per l’apertura di una base navale cinese nell’arcipelago. Si tratterebbe della seconda base militare cinese all’estero, dopo quella aperta nel 2017 a Gibuti, nel Corno d’Africa, in un’area dove l’influenza cinese negli ultimi anni è cresciuta considerevolmente.

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