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La crisi ucraina: un’analisi

(Note dall’intervento all’Assemblea Nazionale, Fiesole 26 marzo 2022)

PREMESSA

Un mese è passato dall’inizio della Guerra e al momento non si intravede ancora una possibile soluzione. In questi giorni ho avuto modo di sentire molte campane, dalla gente comune agli esperti, dalle discussioni di gruppi locali a quelle delle sezioni di Pax Christi International. E’ difficile in 20 minuti descrivere il conflitto e le sue cause. Proverò quantomeno a fornire un quadro sintetico di quello che ho osservato e ritengo importante.

ASPETTO UMANO

Rispetto ai tempi della Guerra Fredda molte cose sono cambiate. Siamo adesso molto più coinvolti perché abbiamo incontrato e conosciuto sia ucraini e russi in questi anni. Io personalmente ne ho conosciuti molti per il mio lavoro nel periodo post caduta del Muro, soprattutto nel mio periodo di dottorato e lavoro in Inghilterra e negli USA. Ad esempio, ho avuto modo di lavorare con il mio grande amico e relatore di dottorato, professor Oleg Kolosov, originario di Kiev ma studente a Mosca nella prestigiosa università di Fisica. Un altro esempio è rappresentato poi dalla badante di mia zia, Vira che viene da Sumy, e mi informa da tempo sul suo paese. I suoi parenti sono rimasti tutti in città e continuano a lavorare, pur nella paura. La città è stata quasi subito circondata anche se i soldati russi non sono entrati nel centro.

LE NARRAZIONI

Esistono due narrazioni principali, se si eccettua quella Russa. La prima: Putin è il solo responsabile, è interessato ad espandersi in Europa e vuole ricreare l’impero russo. La seconda: Putin è responsabile ma è stato provocato dalla espansione ad Est della NATO. I sostenitori della prima narrazione dicono che comunque anche se provocato lui ha iniziato a bombardare e invadere. Altri, che in realtà la NATO si è espansa per rispondere alle mire di Putin. I sostenitori della seconda ribattono che  l’espansione della NATO è iniziata dai tempi di Eltsin. Già nel 1997 sia l’Ucraina che la Russia sono entrati nell’orbita della Nato come partner per la Pace. Putin è arrivato al potere nel 2000 ed ha cominciato a intervenire all’estero a partire dal 2008 con la Guerra in Georgia dopo la dichiarazione della NATO di Sofia, che invitava Georgia e Ucraina ad entrare come membri ufficiali nell’alleanza. I primi rilanciano che quello della guerra in Georgia è il momento in cui Putin ha fatto conoscere la sua vera natura e che lo avrebbe fatto a prescindere dalla NATO che rappresenta solo una scusa. I secondi rilanciano con le dichiarazioni di Victoria Nuland e Stoltenberg su USA e NATO, che hanno pesantemente interferito nei fatti interni ucraini già da prima del 2014. Questa discussione prosegue senza soluzione nei canali che seguo a vari livelli: da quello mediatico e politico, a Pax International o alle chat fra cittadini italiani e non

IL GOVERNO ITALIANO

Il governo italiano ha sostanzialmente aderito alla prima lettura. Vi è stato da subito un allineamento totale alle posizioni di USA, NATO e Unione Europea. Il governo ha aderito alle sanzioni e poi all’invio di armi agli ucraini. Da sottolineare poi alcune dichiarazioni molto aggressive di alcuni ministri. In particolare, ricordo Di Maio che come ministro degli esteri si pone fuori da una prassi prudente che prevede l’utilizzo accorto della diplomazia. Anche Draghi nei confronti di Erdogan in passato aveva usato toni aggressivi. Di fatto l’Italia non può giocare alcun ruolo di mediazione, come possono farlo ad esempio Germania e Francia.

L’INFORMAZIONE

L’informazione si è quasi totalmente schierata dalla parte governativa. I media russi sono stati subito tacciati di faziosità e poi chiusi. Al momento non è possibile accedere a siti cui anch’io a volte accedevo: RT e Sputnik, ma non solo. Si è poi assistito ad errori grossolani da parte di TV nazionali e giornali, senza che si porgessero delle scuse quando gli errori sono stati scoperti. Nei vari talk show le posizioni fuori dal coro sono verbalmente aggredite: ricordiamo Orsini, Cardini e il nostro presidente, don Giovanni. Questo è un aspetto importante e direi comunque grave per una democrazia. Giulietto Chiesa già nel 2015 sosteneva che ai tempi della Guerra Fredda c’era più pluralismo.

LA DEMONIZZAZIONE CULTURALE

In questo quadro c’è poi una crescente russofobia fomentata a vari livelli. Non è una novità per lo sport che in passato ha visto bandire atleti da competizioni internazionali, certo non con questa virulenza. E’ però una novità nel campo culturale e musicale. Questo è il fatto più grave a mio avviso. Ilan Pappé, noto storico israeliano, sostiene che l’occidente si arroga il diritto di fare le guerre, mentre lo nega agli altri. La demonizzazione del russo non ha eguali, come ad esempio per l’israeliano o lo statunitense, i cui governi si sono resi responsabili di atrocità paragonabili al caso ucraino, se non peggiori. Anche la chiusura immediata alle collaborazioni con i ricercatori russi non ha paragoni con la Guerra Fredda. In questo senso io ho avuto amare esperienze con il CNR e con il mio sindacato, promotori di queste chiusure ancor prima di una richiesta esplicita da parte del ministero MIUR.

L’ASSENZA DELL’ONU

Certamente l’intervento russo è stato sorprendente a prescindere dalla narrazione che se ne voglia dare. E’ invece considerato quanto meno prevedibile da chi propende per la seconda narrazione: i segnali erano chiari a partire dal 2008 e soprattutto dal 2014 con la rivolta di piazza Maidan a Kiev, seguita dalla caduta del governo di allora. C’è però in tutto quello che ho detto una grande assente: ve ne siete accorti? Ho chiesto ai miei studenti del corso di Scienze per la Pace se conoscessero il segretario dell’ONU. Ho chiesto poi se avessero mai visto la sua faccia. Ed infine se avessero mai sentito invocare un intervento di interposizione con i caschi blu. Ebbene no, nessuno lo conosce e pochissimi invocano l’intervento dell’ONU. Nemmeno da Pax Christi International che ha una delegazione all’ONU in New York ho sentito qualcuno invocarlo. A mio avviso questa crisi rappresenta la Rivelazione della morte dell’ONU, o almeno dell’ONU come lo abbiamo conosciuto fino adesso.

LA MORTE DELL’ONU

E’ stato un processo lungo che parte dal 1990 con la fine dell’URSS e la prima guerra in Iraq. L’esautorazione dell’ONU è stata poi accompagnata da una sempre più forte invadenza della NATO. I miei studenti conoscono bene Stoltenberg e la sua faccia. Conoscono anche le sue richieste: Ucraina è libera di autodeterminarsi ed entrare nella NATO. Un concetto che sembra fare proprio il verso ai principi dell’ONU. Gli stessi ucraini come il mio amico Oleg non chiedono l’intervento dell’ONU ma chiedono sanzioni e armi dall’Unione Europea e dalla NATO stessa che li ha armati e addestrati fin dal 2014. Lo stesso Donbass, che dal 2014 è in conflitto con il governo centrale ucraino, non ha invocato questa soluzione chiedendo però protezione dalla Russia come fece la Crimea. La NATO, nell’immaginario collettivo, ha oramai sostituito l’ONU. L’episodio finale a mio avviso è stata la guerra in Libia, in cui la dichiarazione di una No Fly Zone da parte dell’ONU fu seguita da bombardamenti NATO e dall’uccisione efferata di Gheddafi. La NATO è però un’organizzazione che nasce con intenti militari non certo per essere un luogo di confronto dove risolvere le controversie con metodi diplomatici. E quello che manca è proprio un luogo per la mediazione: non ci sono più mediatori credibili dalle parti coinvolte.

COSA FARE ADESSO

Bisogna oggi riconoscere questo fallimento che riguarda anche noi come movimento per la Pace. E con noi tutti i movimenti pacifisti nel mondo che non sono stati capaci di difendere l’ONU. E’ quindi necessario tornare a rimettere al centro la comunità internazionale. E’ un’operazione che deve essere globale e inclusiva di tutti i popoli e delle loro società civili in primis. Bisogna finalmente cominciare a costruire l’Uomo Planetario profetizzato da padre Balducci. Il fine è la nascita di una comunità politica globale dove l’italiano e tutti gli altri abbiano a cuore gli interessi di tutti gli uomini e non solo dei propri compatrioti. In questo momento difficile e pericoloso per il futuro dell’umanità noi abbiamo questo compito. Credo che questo sia il Tema fondamentale del rilancio del movimento ed in particolare del centro studi, insieme alla promozione della Nonviolenza attiva. In questo senso annuncio che mi sono già mosso stringendo una collaborazione con il Festival dei Diritti Umani organizzato da Maurizio Del Bufalo che dedicherà a questo tema il prossimo festival a Napoli a novembre.

Franco Dinelli