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Non esistono guerre giuste!

Sergio Paronetto

16 marzo 2022 e 18 marzo 2022. Due giorni di svolta teologica, politica, giuridica.  Con papa Francesco siamo arrivati alla maturazione di un lungo cammino. La novità è storica. 16 marzo 2022, colloquio con il patriarca Kirill: “Un tempo si parlava anche nelle nostre Chiese di guerra santa o di guerra giusta. Oggi non si può parlare così. Si è sviluppata la coscienza cristiana della importanza della pace. Le guerre sono sempre ingiuste. La guerra non è mai la strada”.

18 marzo 2022 alla Fondazione “Gravissimum educationis”: “Una guerra sempre – sempre! – è la sconfitta dell’umanità, sempre. Noi, colti, che lavoriamo nell’educazione, siamo sconfitti da questa guerra, perché da un’altra parte siamo responsabili. Non esistono le guerre giuste: non esistono!”

Sempre, sempre, sempre ingiuste.

Nel marzo 2022 il papa chiude secoli di argomentazioni e discussioni sulla guerra giusta. Nel vivo di una guerra e con il cuore straziato, archivia un tormentato dibattito. Si era avvicinato a questa conclusione molte altre volte, nei suoi viaggi, in tanti interventi o nello splendido capitolo VII della “Fratelli tutti” intitolato in modo fulminante “L’ingiustizia della guerra”.   Collegandosi ai paragrafi dell’Evangelii gaudium riguardanti “la realtà più importante dell’idea” (231-233), al n. 259 della “Fratelli tutti” il papa scrive: che “davanti alla realtà della guerra, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile ‘guerra giusta’. Mai più la guerra!” .Francesco elimina anche il passaggio “è molto difficile sostenere” e ripete una frase netta e perentoria, mai espressa fino ad oggi da un papa: “non esistono guerre giuste o le guerre sono sempre ingiuste”. Il sempre è ripetuto tre volte.

Promuovere la pace

Si conclude un’era del pensiero mondiale e della dottrina cattolica. Se ne apre un’altra. Dovremmo aggiornare il catechismo, ri-creare la teologia per la pace, ricostruire l’antropologia, rifondare la politica. Basta, quindi, arrovellarsi sulle definizioni e su cento distinzioni. Ciò che conta è agire per promuovere la pace, prevenire le guerre, eliminarne le cause, attivare in tutta la sua estensione il diritto internazionale, affermare lo jus contra bellum, creare le condizioni dello jus ad pacem come bene supremo. “Organizzare la speranza”, diceva Tonino Bello citato più volte da Francesco. Vivere, cioè, la nonviolenza “attiva e creativa”, prefigurata e testimoniata da tanti volti di pace, proposta da Francesco nel messaggio del 1 gennaio 2017 “La nonviolenza: stile di una politica per la pace”.

Tre percorsi 
Sempre tra il 16 e il 18 marzo 2022 il papa indica tre percorsi decisivi. Il primo concerne un ecumenismo disarmato con la conversione al Vangelo di Cristo.  Il 16 marzo, al patriarca Kirill dice che “siamo pastori dello stesso santo popolo che crede in Dio, nella santissima Trinità, nella santa madre di Dio: per questo dobbiamo unirci nello sforzo di aiutare la pace, di cercare vie di pace”.

Il secondo riguarda “il potere trasformante dell’educazione”.  Un Patto per la democrazia e la pace richiede “un paziente impegno educativo affinché i ragazzi e i giovani maturino la decisa consapevolezza che i conflitti non si risolvono con la violenza e con la sopraffazione, ma con il confronto e il dialogo”: “il bene comune non può essere difeso con la forza militare” che diventa “fomentatrice di ingiustizie, disuguaglianze e violenze”.

Il terzo ha a che fare con il rilancio della politica.  Sempre il 18 marzo, durante l’apertura delle Giornate sociali cattoliche europee a Bratislava, promosse dai vescovi europei (Ccee e Comece), propone di “rivedere lo stile e l’efficacia dell’ars politica”. La guerra può suscitare, come reazione, “un impegno a rifondare un’architettura di pace a livello globale dove la casa europea, nata per garantire la pace dopo le guerre mondiali, abbia un ruolo primario”.