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Solidali col papa, semplici come colombe, prudenti come serpenti

Sergio Paronetto

Facendo riferimento alla trasmissione di Report (lacunosa ma utile) del 20 aprile sui movimenti antibergogliani, un giornalista di “Avvenire” ha definito “sparute minoranze”, indegne di attenzione, le forze antibergogliane attive anche nell’epoca del coronavirus. So che in ambito cattolico non si vuole approfondire tale argomento per non dare spazio a simili realtà  “ultratradizionaliste”. Non sono d’accordo per vari motivi.  


1.  Tali gruppi sono forse pochi ma aggressivi e
ascoltati in ampi settori della società e della Chiesa visto che milioni di cattolici in Italia, in Europa e negli Usa votano forze sovraniste e ritengono il papa poco cattolico o eretico. In Europa ci sono anche episcopati (Ungheria, Polonia…) poco sensibili al messaggio bergogliano, che è l’annuncio della gioia del Vangelo.  

2.  I gruppi politici antibergogliani
usano la religione come arma politica. E’ dovere del credente operare per la credibilità della sua fede e per il futuro della Chiesa (e dell’umanità). Il card. Hollerich, presidente delle conferenze episcopali europee (Comece), ritiene che i nuovi populismi, alleati a un “cristianesimo autoreferenziale” (di cui Steve Bannon e Alexander Dugin sono “i sacerdoti”), rischiano di “creare dinamiche che alla fine divoreranno il cristianesimo stesso”, cioè il principio dell’amore di Dio e del prossimo (“La civiltà cattolica” q. 4052, 20 aprile 2019).

3.  Le forze più consistenti contro il papa non sono tanto quelle restaurazioniste o “ultratradizionaliste”, alcune dichiaratamente neofasciste, ma quelle “moderne”, “progressiste”.
Sono le potenze del denaro di matrice statunitense (e russa), centri turbocapitalisti o suprematisti, a un tempo iper liberisti e populisti, laicisti e transumanisti, che vedono nel papa il grande nemico. In sostanza ciò che disturba del papa non è tanto il tentativo di riforma della Chiesa ma è la lotta al “paradigma tecnocratico della modernità” e alla distruzione del creato (Laudato si’); è l’amore per la vita sempre e ovunque; è la difesa della dignità umana; è l’impegno costante contro l’ingiustizia, la povertà, il riarmo e le guerre.  4.  La posta in gioco è globale.  Penso sia grave sottovalutare una galassia molto varia e frammentata sì ma sconvergente verso un solo obiettivo: bloccare il papa, “sbarazzarsi” di lui, e, in prospettiva, operare perché non venga eletto un Francesco II. A mio parere, è bene rendersi conto che i movimenti anti-Francesco non sono schegge di un tradizionalismo nostalgico né espressioni di folklore ideologico né realtà transitorie. Sono pezzi del grande gioco politico mondiale che usa molti strumenti, comprese le religioni, contro la giustizia, la pace, la libertà e l’universalismo cristiano dei diritti. Ne ha parlato Nello Scavo nel suo I nemici di Francesco. Ne hanno scritto studiosi come Alberto Melloni, Massino Faggioli, Jacopo Scaramuzzi, Franco Ferrari, Antonio Spadaro o Marcelo Figueroa (anche su “La civiltà cattolica”). Ne ha scritto l’anno scorso il vaticanista Nicolas Senèze col suo libro Come l’America vuole cambiare papa. Ne  ho scritto anch’io in Papa Francesco: l’uomo più pericoloso al mondo (introdotto da Luigi Bettazzi). Con la sua pratica ecclesiale nonviolenta Francesco ha lanciato la sfida ad ogni potenza escludente e a ogni logica distruttiva.
5. La nuova stagione ecclesiale ha bisogno di aiuto convinto e fiducioso, semplice come colomba e prudente come serpente. L’afflusso di denaro nelle campagne anti Francesco è notevole e ha indotto lo storico Faggioli ad affermare che in alcuni luoghi ( soprattutto negli Usa) è in gioco l’indipendenza della Chiesa di fronte alle potenze del denaro (in A. Spadaro, Il nuovo mondo di Francesco, 2018). Occorre aiutare il papa che vedo molto preoccupato. Occorre consolidare e sviluppare il cammino iniziato. Anche chi dissente su alcuni punti del suo pontificato non può esimersi dall’esprimere in vari modi il suo robusto affetto. Magari un palpito di spirituale amicizia. Un moto di operativa corresponsabilità.