Sacco. Incontriamo qui nella Valle dei Templi il vescovo di questa terra, ma anche il presidente nazionale di Caritas Italiana, cardinale Francesco Montenegro. Lo incontriamo come Pax Christi.
Che legami ci possono essere tra Pax Christi e la Caritas, e ancora di più tra la pace che dobbiamo costruire e l’impegno della Caritas?
Montenegro. Credo ci siano legami stretti, parentali, perché tutte e due le realtà sono impegnate per la stessa cosa, sono impegnate perché l’uomo viva bene e viva in pace. E si vive bene quando si è in pace. La Caritas attraverso la promozione umana, voi attraverso la strada che state percorrendo, una strada che continuamente ci fa incrociare, perché ogni volta che un uomo si mette in piedi perché gli viene riconosciuta la dignità ottiene una pace che aumenta e cresce.
S. Con la Caritas collaboriamo nel sito “conflitti dimenticati”, che stiamo curando. In più, la storia anche recente ci dice che abbiamo fatto alcuni convegni insieme, per esempio sul disarmo, sull’anniversario della legge sull’obiezione di coscienza. Forse si potrebbe lavorare ancora di più insieme per tenere alta la voce su questi temi e dare un aiuto maggiore all’omonimo Francesco vescovo di Roma.
M. Dovrebbe essere così, perché se si può schiacciare l’acceleratore per tagliare quel traguardo che tutti vogliamo, credo che valga la pena schiacciarlo e schiacciarlo insieme. Non dobbiamo aver paura di perdere identità. D’altra parte anche la Caritas è un organismo della Chiesa, non è un’associazione, né c’è la guerra tra poveri o tra ricchi. Questo vuol dire mettere insieme le forze per realizzare quel progetto che è il sogno di Dio (le prime pagine della Bibbia) e quel desiderio che il papa sta esprimendo in tutte le maniere. E noi che siamo i manovali della pace e dell’amore ci ritroviamo insieme.
S. Sì, papa Francesco ci chiede di essere tutti – finisce così il messaggio del primo gennaio – “artigiani della pace”. Pax Christi sta cercando di non tacere di fronte alle gravi spese sul riarmo e papa Francesco pure. Credo che sia un nervo scoperto su cui dobbiamo insistere tutti insieme. 23 miliardi nel 2017 solo in italia per gli armamenti, e sappiamo invece cosa vuol dire la povertà, per molti.
M. E qua stanno arrivando i risultati di quello che sono le guerre, di quello che è la vita povera di tanta gente, frutto dei ricchi che decidono la sorte dei poveri. Noi come Caritas abbiamo aperto adesso un corridoio umanitario. Facciamo parte del gruppo che attraverso i corridoi umanitari accoglie quella gente che si trova in situazioni particolari. Ecco, gli intenti sono uguali.
S. Gente che spesso scappa proprio dalle guerre dove arrivano le armi “made in Italy”. Anche lì papa Francesco denuncia le grosse responsabilità dei trafficanti d’armi.
M. E i trafficanti d’armi trovano poi i loro cugini nei trafficanti di uomini. I barconi che solcano il Mar Mediterraneo sono il risultato di quei trafficanti d’armi che trovano poi la continuazione in questi uomini che trattano da schiavi gli altri uomini. Ed è per questo poi che la pace diventa una ricerca da costruire.
S. Un cammino insieme. Ringraziamo allora don Franco, il presidente di Caritas Italiana, e camminiamo insieme raccogliendo questo invito ad essere tutti “artigiani della pace”.
M. Io mi permetto di dire “grazie per quello che fate”. Non è soltanto una forma per accattivare simpatia, ma perché l’opera che voi fate è propedeutica al lavoro che facciamo noi. II nostro lavoro è a sua volta propedeutico a quello che voi fate. Ed è là che troviamo anche quella pace interiore secondo la quale, come dice il Vangelo, “quando abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, allora siamo servi inutili”. Dobbiamo prestare le braccia e il cuore al buon Dio e credo che i risultati si vedranno.
S. Grazie.
M. Grazie a voi.