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Editoriale 03/2013: “Il seminatore uscì a seminare”

«Ascoltate: il seminatore uscì a seminare.

 Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; e gli uccelli vennero e lo mangiarono.

 Un’altra cadde in un suolo roccioso dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; 6 ma quando il sole si levò, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridì.

 Un’altra cadde fra le spine; le spine crebbero e la soffocarono, ed essa non fece frutto.

 Altre parti caddero nella buona terra; portarono frutto, che venne su e crebbe, e giunsero a dare il trenta,

il sessanta e il cento per uno».(Mc 4, 3-8)

Cari lettori,

il prossimo mese il nostro movimento si è dato un appuntamento che consenta riflessione e cambiamento. Per prepararci a questo momento abbiamo ricevuto una bisaccia, da questa attingo a piene mani.

Nel nostro piccolo vorremmo percorrere una strada che la chiesa stessa in questi giorni percorre, sarà l’occasione per eleggere e nominare il consiglio nazionale ed altre figure rappresentative del movimento.

E’ davvero un momento propizio il tempo di quaresima dove la chiesa ci invitata a convertirci ed a credere al vangelo. Risuonano a questo proposito le parole di don Tonino “Quello della pace è il discorso teologico più robusto e serio che oggi si possa fare, perché affonda le sue radici nel cuore del mistero trinitario” (Convivialità delle differenze, 47).

 

La bisaccia del seminatore ci rimanda alla relativa parabola di Gesù e ci mette a confronto con le nostre “semine”. Ancora don Tonino ci viene incontro spiegandoci qual’è la direzione giusta dove spargere la semente. “A ogni modo vogliamo ringraziarti ugualmente. Perché facendoci contemplare la povertà del raccolto, ci aiuti a capire che senza di te non possiamo far nulla. Ci agitiamo soltanto. Grazie perché obbligandoci a prendere atto dei nostri bilanci deficitari, ci fai comprendere che, se non sei tu che costruisci la casa, invano vi faticano i costruttori… Il salmo 127 avvertendoci che, il pane, tu ai tuoi amici, lo dai nel sonno, ci rivela la più incredibile legge economica, che lega il minimo sforzo al massimo rendimento. Ma bisogna esserti amici. Bisogna godere della tua comunione. Bisogna vivere una vita interiore profonda. Se no, il nostro è solo un tragico sussulto di smanie operative, forse anche intelligenti, ma assolutamente sterili sul piano spirituale. Grazie, Signore, perché, se ci fai sperimentare la povertà della mietiture e ci fai vivere con dolore il tempo delle vacche magre, tu dimostri di volerci veramente bene, poiché ci distogli dalle nostre presunzioni corrose dal tarlo dell’efficientismo, raffreni i nostri desideri di onnipotenza, e non ci esponi al ridicolo di fronte alla storia: anzi di fronte alla cronaca…Grazie perché ci conservi nel tuo amore… Perché continui ad avere fiducia in noi…Grazie perché non solo ci sopporti ma ci dai a intendere che non sai fare a meno di noi…Grazie perché non finisci di scommettere su di noi. Perché non ci avvilisci per le nostre inettitudini.” (Parole d’amore).

Il contadino che volesse essere sicuro in precedenza del risultato di ogni chicco non seminerebbe mai. Si mangerebbe in un mese quel sacco di grano che “gettato via”, diventa alimento per tutto l’anno dopo. La sua azione, apparentemente in perdita, conta sulla forza del seme. Sa, e per questo osa. Potremo osare anche noi che conosciamo la forza di questa semente, il vangelo della pace e della nonviolenza.

Ci auguriamo che molti di voi lettori, seguendo le esortazioni della lettera di invito al congresso possiate prendere parte attiva nel movimento e ci auguriamo di vedervi numerosi al congresso (25-28 aprile 2013, presso l’Istituto Seraphicum in via del Serafico, 1 00142 Roma).

Martino Ruppi