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Pace all’africana. Il Nobel per la Pace 2011 a 3 donne.

Un segno forte al nord del mondo e ai suoi potenti (spesso maschi e spesso violenti). Il Nobel per la pace 2011 è stato assegnato a 3 donne africane, 2 delle quali liberiane: Ellen Johnson-Sirleaf, presidente della Liberia e Leymah Gbowee, avvocato impegnato per i diritti umani. Un riconoscimento «per la loro lotta non violenta a favore del processo di costruzione della pace».

Chi si attendeva un premio Nobel della pace dedicato alle donne africane è stato parzialmente accontentato. Perché i gran giurati di Oslo hanno scelto di assegnare questo riconoscimento, tra le 241 organizzazioni e personalità che hanno presentato la propria candidatura, a tre donne, due delle quali liberiane.
Il premio Nobel per la pace 2011 è andato a Ellen Johnson-Sirleaf, presidente della Liberia, a Leymah Gbowee, avvocato liberiana e all’attivista yemenita Tawakkul Karman. «Per la loro lotta non violenta a favore della sicurezza delle donne e dei loro diritti verso una partecipazione piena al processo di costruzione della pace», si legge nella motivazione del premio.
Dopo il Nobeldonna a Wangari Maathai, l’attivista kenyana recentemente scomparsa e premiata nel 2004, ecco dunque un nuovo riconoscimento all’universo femminile africano. A due donne impegnate nella ricostruzione di una società uscita da un ciclo di guerre civili durato dal 1989 al 2003.

 

Leymah Gbowee è alla guida del movimento “Women of Liberia Mass Action for Peace“. È conosciuta nel suo paese come la “guerriera della pace” per la sua attività a difesa dei diritti delle donne. Tra le iniziative più note dell’attivista va ricordato “lo sciopero del sesso”, un’azione che costrinse il regime di Charles Taylor (l’ex presidente liberiano sotto processo all’Aja anche per crimini di guerra e contro l’umanità, commessi in Sierra Leone gli anni ’90) ad ammetterla al tavolo delle trattative per la pace.
Spicca, tuttavia, il premio assegnato a Ellen Johnson-Sirleaf, la prima presidente donna africana e ricandidata alle elezioni dell’11 ottobre prossimo.
73 anni il prossimo 29 ottobre, economista laureata ad Havard, Johnson-Sirleaf è da tempo impegnata nella vita politica della Liberia e vanta una brillante carriera in importanti istituzioni bancarie, tra cui la Banca mondiale. Ex ministro delle finanze nel governo Tolbert, tra il 1979 e il 1980, è stata la principale antagonista di Taylor già alle “presidenziali” del 1997. Il 23 novembre 2005, Johnson-Sirleaf viene eletta presidente nelle prime elezioni libere, anche se gestite dalla comunità internazionale.
Sul suo passato c’è un’ombra. Con Taylor aveva stretto, nel 1990, un’alleanza “tattica” per abbattere l’ex dittatore Samuel Doe. Su questa alleanza, si espresse la Commissione verità e riconciliazione (incaricata di indagare su un periodo di 14 anni durante il quale sono morte 250mila persone), in un rapporto pubblicato nel giugno del 2009.
Il rapporto la chiamava in causa per un suo presunto finanziamento della guerra civile e raccomandava la sua ineleggibilità per 30 anni. Secondo la Commissione, Johnson-Sirleaf avrebbe finanziato la fazione di Taylor. La presidente aveva ammesso di averlo sostenuto, quando, appunto, si trattava di battersi tutti assieme per rovesciare il dittatore Doe.
Un rapporto che destò non poche preoccupazioni nel paese, anche in vista delle future elezioni. La parte più consapevole dell’opinione pubblica, tuttavia, è convinta che fare i conti con il passato è un passaggio irrinunciabile, se si vuole edificare un nuovo paese.
La Sirleaf gode di grande considerazione e sostegno da parte dei governi occidentali: la segretaria di stato americana Hillary Clinton, ad esempio, è una forte sostenitrice della sua rielezione. Banca mondiale e Fondo monetario Internazionale hanno premiato il suo operato con l’annullamento del debito estero. Il suo governo è gradito anche alle grandi multinazionali, che stanno ritornando a investire consistentemente nel paese.
Nel febbraio del 2010 il suo partito, il Partito dell’unità, si è ufficialmente fuso con il Partito dell’azione Liberia e con il Partito dell’unificazione liberiana, due dei principali partiti politici, precedenti pilastri dell’opposizione. Nelle elezioni del 2005, il candidato alla presidenza della coalizione che li riuniva, Varney Sherman, ottenne il 7,8% dei voti, una percentuale che può essere determinante per la vittoria elettorale. Sherman è il potente consigliere del ramo liberiano del gigante dell’acciaio ArcelorSteel e di molte altre compagnie minerarie.
Nonostante gli sforzi e l’impegno della presidente e i progressi realizzati, la vita delle persone non è cambiata radicalmente durante la presidenza Johnson-Sirleaf: la maggioranza dei cittadini è rimasta povera. Molti sono poco scolarizzati, se non analfabeti, e la percezione dei benefici che la ripresa economica porterà nel medio-lungo termine stenta a farsi strada.
Gli oppositori della presidente cavalcano l’onda degli scontenti e sminuiscono i risultati raggiunti: sostengono che solo i più benestanti hanno beneficiato dei miglioramenti, che nel suo governo vengono privilegiati gli americo-liberiani e che non ha saputo lottare efficacemente contro la corruzione, uno dei temi caldi del dibattito elettorale. La presidente ha risposto con la destituzione di alcuni ministri e funzionari coinvolti in scandali per l’appropriazione indebita di fondi governativi.
Resta il fatto che la Liberia ha goduto di un periodo di relativa pace grazie proprio alla stabilità impressa dal governo della presidente.
E il valore simbolico di un premio così importante, assegnato stamani a due donne africane, è l’ennesima conferma che quel continente poggia ancora oggi su spalle femminili.
Nigrizia – 07/10/2011