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Viaggio nella regione curda a nord della Siria

cartina della Siria

cartina della Siria

La battaglia per la sopravvivenza, la lotta all’ISIS, la difesa del progetto di democrazia diretta.

Al campo Newroz pioviggina. Anzi piove. Ci sono pozzanghere e fango. Bisogna stare attenti a non scivolare nel fango, e certe volte non è facile, soprattutto quando non c’è corrente e ci si muove con la luce del cellulare.

Alan è uno degli abitanti del Rojava che qui si da da fare nel comitato per le relazioni. Spiega che tutto è organizzato in comitati: c’è la scuola dove i ragazzi imparano in curdo, ci sono le attività organizzate dal centro culturale per insegnare ai bambini il canto e la danza, c’è la tenda delle donne dove si studia la storia delle donne e del Kurdistan, c’è la tenda degli uomini dove si studia la storia del Kurdistan e si può vedere la televisione, c’è il comitato per i servizi che si occupa di organizzare i lavori necessari nel campo, eccetera, eccetera. Nuri, invece, è originario di Shengal e parla inglese molto bene, portandomi in giro nel campo e traducendo le interviste, ma non dimenticando di raccontare la storia della sua gente.

Quando mi porta nella tenda della sua famiglia per mangiare e dormire e mi domanda: “Hai presente un libro che si chiama ‘Il Principe’, scritto da Macchiavelli? In quel libro c’è una frase: ‘Il fine giustifica i mezzi’. Ecco, noi siamo i mezzi sacrificati per il fine dell’occidente e degli altri Stati qui attorno. Però non siamo stupidi, no, noi capiamo cosa succede”.
Altri insegnanti che lavorano qui mi spiegano che Save The Children li paga per questo che è certamente un lavoro a tempo pieno, e che lo “stipendio” consiste in 190 dollari al mese. È da sottolineare che non tutti gli insegnanti sono Yazidi, e che dall’altro lato molti tra di essi sono anche gli profughi che abitano il campo. Quindi, mentre pochi metri più in la una tenda più grande ospita le lezioni della scuola di curdo, qui lo scopo principale è fornire supporto psicosociale ai ragazzi e alle ragazze: “Vogliamo che queste e questi giovani passino dei momenti felici, per poter dimenticare per un momento quello che hanno passato; e vogliamo continuare a tramandare loro la cultura Yazida perché anche se si trovano lontano da casa non si scordino delle loro origini. Con questa gente che ha necessità di tutto – dal cibo a un tetto dove dormire – noi creiamo vita dalla morte”.

Rokan, al centro per la salute, spiega che è volontaria della mezzaluna rossa curda: “Questa mattina sono stati distribuiti i vaccini contro e paralisi infantili, sono stati dati ai bambini e bambine con età che va da un giorno a 6 anni. Qui non ci occupiamo solo di distribuire medicine e cure mediche, ma anche pannolini, assorbenti, latte in polvere per i neonati, e sacchi per le immondizie. Abbiamo necessità di medicine contro le infezioni, contro il raffreddore, antibiotici, analgesici, per i problemi digestivi e contro l’ipertensione – spiega – La maggior parte di queste riesce ad arrivare dall’Europa o da altri Paesi per vie non legali”.

Infatti il Rojava è sottoposto ad un embargo da parte delle forze o degli Stati che lo circondano: non può commerciare attraverso la Turchia (come si può facilmente immaginare, dato il supporto di quest’ultima verso l’ISIS e la sua ostilità verso il popolo curdo), non può ovviamente commerciare con il resto della Siria, e anche il confine con la regione curda dell’Iraq è chiuso. Rosa spiega che anche a causa di questo è prevista una crisi economica pesantissima nel prossimo anno in tutto il Rojava, tale per cui sarà una sfida importante garantire i servizi essenziali, quali per esempio la scuola gratuita e la sanità, e che questa crisi si andrà a sommare alla crisi psicosociale dovuta alla guerra e alle perdite della resistenza curda.

Prima di addormentarmi nella tenda di fianco alle sue sorelle, domando a Nuri: “Senti, ma è vero che ci sono anche due donne Yazide che si sono unite alle YPJ?”. E lui risponde: “No, non due, molte di più. Io spero che un giorno avremo anche noi una nostra unità armata composta di donne”.

Silvia Todeschini
Rojava, 22 dicembre 2014, Nena News –