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Prove di Referendum, venti di democrazia

Da Milano a Napoli, da Cagliari a Trieste. Finalmente.
“Mi lasciava sempre più scettico il pensiero che si dovesse dimenticare il nostro malessere nazionale irrobustendo il capo e non, invece, aiutando la crescita della coscienza democratica. Per arginare i processi degenerativi in atto occorrono, sì, riforme concrete, ma non tali da prosciugare i poteri della base, garantiti dalla Costituzione, e concentrarli al vertice per delirio di potenza.
E’ sulle nervature periferiche che bisogna investire i capitali del nostro bisogno di cambiamento. E’ ai capillari estremi del corpo sociale che occorre assicurare un’abbondante irrorazione vascolare, perché i tessuti siano preservati dalla cancrena e si eviti di mandare in circolo emboli funesti”.

Poco importa che il nostro vescovo don Tonino Bello usasse queste parole nel lontano 1992, non riferendosi al nostro presidente del consiglio, ma ad un lontanissimo re della Bibbia. Ciò che invece ha continuato in questi anni a serpeggiare nel nostro corpo sociale è quel delirio di potenza che da tempo ha mandato in circolo gli emboli funesti del razzismo e della diseguaglianza, della prevaricazione e della prostituzione morale della vita politica.
Ma stavolta, per usare ancora le parole efficaci di don Tonino, “più che scommettere sull’uomo del palazzo, abbiamo scommesso sull’uomo della strada, promuovendo un massiccio referendum abrogativo del suo modo di pensare”.

Nandino Capovilla
coordinatore nazionale Pax Christi Italia
nandyno@libero.it
31 maggio 2011