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Aggiornamenti dall’Iraq

Circa 500 mila persone sono state costrette a lasciare la città di Mosul, in Iraq, dopo che i militanti jihadisti ne hanno pre o.l.so il controllo. Lo ha annunciato l’Organizzazione internazionale per la migrazione (Oim), condannando le violenze perpetrate dallo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis). “Ci sono stati molti feriti e gli ospedali, dato che si trovano proprio nel bel mezzo degli scontri, sono inaccessibili. Stiamo utilizzando le moschee come ospedali improvvisati per poter ricoverare i feriti”, si legge in un comunicato della Oim.  Gli jihadisti dell’Isis hanno preso il controllo del consolato turco di Mosul, tenendo in ostaggio il capo della missione diplomatica e membri dello staff. Lo ha comunicato la polizia locale.  “Tra i 48 anche il console, membri dello staff, delle forze speciali e tre bambini“, ha riferito una fonte dietro condizione di anonimato.
La situazione è drammatica nell’intera zona. Nei quartieri a ovest della città non arriva più acqua potabile, poiché il distributore principale della zona è stato distrutto dai bombardamenti. Molte famiglie hanno dichiarato che anche il cibo inizia a scarseggiare. Le autorità locali si sono rivolte alla Oim e ad altre organizzazioni internazionali in cerca di aiuto.
Intanto il ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari, ha annunciato che Baghdad coopererà con il governo regionale del Kurdistan per cacciare i terroristi “stranieri”. Lanciando un appello a tutti i leader del Paese affinché si uniscano per respingere la minaccia “mortale”, ha detto che “la risposta dev’essere rapida”. Da parte sua, il leader estremista sciita Moqtada Sadr ha annunciato la formazione di brigate per difendere i luoghi santi sciiti della provincia di Ninive, minacciati dall’avanzata degli jihadisti sunniti.   E l’avanzata non sembra arrestarsi. Nella giornata di martedì sono cadute sotto il controllo dei guerriglieri dell’Isis anche ampie aree del governatorato di Kirkuk e, secondo fonti locali, le milizie dell’Isil si trovano ormai alle porte della città dislocata a 250 chilometri dalla capitale Baghdad.
Secondo informazioni raccolte da Fides, l’arcivescovo caldeo di Mosul, Amel Shamon Nona, e tutti i sacerdoti della città sono fuggiti dall’area urbana trovando rifugio nei villaggi di Kramles e Tilkif.

Il patriarca di Antiochia dei Caldei, Louis Raphael I Sako, che insieme ad altri vescovi caldei stava realizzando una visita alle comunità caldee disseminate in Canada e negli Stati Uniti, ha diffuso una dichiarazione in cui invita i suoi concittadini a non cedere al panico davanti alle convulsioni settarie che mettono a rischio la sopravvivenza stessa del Paese. “Noi – scrive il patriarca Sako nel messaggio pervenuto all’agenzia Fides – crediamo che la migliore soluzione a tutti questi problemi sia la creazione di un governo di unità nazionale al fine di rafforzare il controllo dello Stato e lo Stato di diritto per proteggere il Paese, i cittadini e le loro proprietà e conservare l’unità nazionale”. Il Patriarca caldeo richiama l’importanza di Mosul anche dal punto di vista storico: la seconda città dell’Iraq sorge nell’area dell’antica Ninive, la capitale assira citata anche nella Bibbia. Nella parte finale del messaggio, S. B. Sako invoca l’aiuto di “Dio, fonte di ogni pace”, affinchè tutti gli iracheni possano affrontare le prove con coraggio e sperimentare il dono della pace nella propria vita.

 

Fonte Avvenire 11.6.2014140611-iraq-arbil-fleeing-420a_bab1d05dd7c0c95d60d32ea5f32ae106