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Far camminare la speranza. Arena di pace e disarmo del 25 aprile 2014

Dopo lunga preparazione che è riuscita a coinvolgere centinaia di organismi, gruppi, reti, forum, fondazioni, centri studi, scuole, parrocchie, giornali, artisti e musicisti, l’evento areniano del 25 aprile 2014 (“La resistenza oggi si chiama nonviolenza. La liberazione oggi si chiama disarmo”) si è svolta secondo le indicazioni dell’associazione promotrice chiamata, appunto, “Arena di pace e disarmo” (di cui fa parte anche Pax Christi). Lo scopo era quello di realizzare, dopo tanti anni, un grande incontro di persone e associazioni fiduciose in un cambiamento socio-politico, accomunate dalla convinzione che di fronte alla crisi economica e al degrado ambientale sia razionalmente logico ed eticamente giusto chiedere non solo la riduzione delle spese militari e una politica di disarmo ma l’avvio di un percorso sociale, politico e giuridico costruttivo verso una difesa nonviolenta. Il cardinale Pietro Parolin ha colto bene l’intenzione dell’incontro con un saluto scritto che riproponeva la lucida osservazione di papa (messaggio del 1.1. 2014, “fraternità, fondamento e via per la pace”): “Finché ci sarà una così grande quantità di armamenti in circolazione come quella attuale, si potranno trovare nuovi pretesti per avviare le ostilità. Per questo faccio mio l’appello dei miei Predecessori in favore della non proliferazione delle armi e del disarmo da parte di tutti, a cominciare dal disarmo nucleare e chimico”. Dopo una pre-Arena di tre ore in piazza Bra, la presentazione generale, i saluti di Parolin e della presidente della Camera Laura Boldrini (e un messaggio del card. Loris Capovilla), il ricordo della resistenza anche disarmata (Lidia Menapace) e dei “sommersi” nei lager (Gino Spiazzi), la memoria di alcuni volti “diversamente viventi” (Davide M. Turoldo, Ernesto Balducci, Tom Benetollo, Alexander Langer, Vittorio Arrigoni, Massimo Paolicelli, Teresa Sarti, Andrea Gallo, Tonino Bello, Giulio Battistella), l’incontro è entrato nel vivo dei principali nuclei tematici

  1. Pace come opposizione ai conflitti armati, al riarmo e ai sistemi di guerra (in particolare in Siria e Centro Africa). In tale ambito, con Francesco Vignarca e Maurizio Simoncelli, si è argomentata la necessità della liberazione col disarmo: rifiuto della bomba atomica (specie delle 70 bombe atomiche in Italia), delle spese folli militari (in particolare No agli F-35), delle missioni di guerra mascherate da “missioni di pace”, abolizione della figura dei cappellani militari, la campagna contro le banche armate soprattutto quelle legate al nucleare…Nella denuncia di un secolo di guerre, Alex Zanotelli si è richiamato alla “dittatura senza volto” del potere finanziario (evocata più volte da papa Francesco) e ha ricordato Tonino Bello facendo scattare in piedi gli intervenuti che, tenendosi per mano e alzando le braccia, hanno gridato “In piedi costruttori di pace!”. E’ stata anche invocata la liberazione di tante persone rapite, tra i quali i missionari in Camerun e padre Dall’Oglio in Siria.
  2. Pace come difesa non armata, servizio civile e corpi civili (Licio Palazzini, Silvia Conforti, Martina Pignatti). L’incontro era orientato alla campagna per la Difesa civile. Essa prevede la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare da sottoporre al Parlamento al fine di istituire un Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta e la costituzione di Corpi civili di pace alternativi all’esercito, da finanziare con l’opzione fiscale. Proposta simile era già stata tentata nell’Arena 2003, ma ora essa viene avanzata non solo come “attuazione del principio del ripudio della guerra” (art. 11) ma, soprattutto, come “dovere dei cittadini di difendere la patria” (art. 52), in modo non armato. In tale ambito hanno avuto la parola sindaci impegnati nelle reti di smilitarizzazione dei territori come Franco Uda per la Sardegna e Renato Accorinti per Sicilia.
  3. Pace come lavoro ed economia di giustizia basata su progetti di riconversione dell’industria bellica e sul controllo del commercio delle armi. Un tema difficile e delicato in tempi di crisi con un mondo del lavoro (e senza lavoro) indebolito, precarizzato, disperso, catturabile dalla retorica dell’allargamento dell’occupazione grazie alla produzione e al commercio delle armi. Nell’intervista di Gad Lerner a Maurizio Landini ed Elena Lattuada (Cgil), Gianni Alioti (Cisl) e Gianni Bottalico (Acli) si è fatta strada un’ipotesi di alleanza sindacale e sociale per lo sviluppo civile della nostra industria e modelli economici disarmati. Anche mons. Luigi Bettazzi, chiamato a dare una breve testimonianza (fuori programma), ha ricordato la possibilità di una riconversione civile dell’industria bellica simile a quella avvenuta dopo la II guerra mondiale.
  4. Pace come liberazione nonviolenta dalle mafie e dalle mafiosità. Luigi Ciotti, presidente di Libera, ha convocato tutti, in nome della Costituzione e del Vangelo, a una grande resistenza contro le povertà crescenti, le disuguaglianze, l’analfabetismo, l’usura, l’estorsione, l’avvelenamento dell’ambiente, le ecomafie, la tratta delle persone, la situazione disumana delle carceri, il gioco d’azzardo, la dittatura della finanza speculativa, il riciclaggio del denaro, il traffico delle armi, la corruzione, le mafie e le mafiosità, in nome della legalità uguale per tutti (non come quella applicata a Berlusconi), dell’ onestà e della responsabilità. E’ lui a ricordare che la pace è realtà itinerante e trasformatrice (“non vogliamo vivere in pace ma vivere per la pace”).
  5. Pace come cura del territorio, difesa dell’ambiente. Il filone “fare la pace con la natura” è tipico degli incontri areniani, intrecciato con i temi della sobrietà, dei beni comuni, delle nuove energie, dei nuovi stili di vita, dei bilanci di giustizia, ed è diventato urgente anche davanti alla progettazione di grandi opere costosissime, dannose e non sempre trasparenti. Ne hanno parlato sia Albino Bizzotto (già fondatore dei “Beati i costruttori di pace”, protagonista di un digiuno per la difesa del territorio) che Marzio Marzorati, dirigente di Lega Ambiente. Inevitabile, in tale contesto, rifarsi alle intuizioni di Giulio Battistella, pioniere dei nuovi stili di vita, ai centri per nuovi modelli di sviluppo, ai comitati per la tutela del territorio.
  6. Pace come solidarietà internazionale con esperienze di liberazione popolare nonviolenta. Accompagnata da Elisa Kidanè e da Efrem Tresoldi è intervenuta Alice Mabota, presidente della Lega dei diritti umani del Mozambico, che ha deciso di presentare la sua candidatura alle elezioni presidenziali dell’ottobre prossimo. La sua figura gioiosa ha ricordato l’azione riconciliatrice di tante “donne disarmanti”, tra le quali qualche premio Nobel per la pace, protagoniste della vita pubblica in tanti paesi africani, sudamericani o asiatici. Il suo invito principale è stato quello di concepire pace e giustizia in costante rapporto tra loro come madre e figlia.
  7. Pace come musica e canto: si sono esibiti, con alterno successo e presenza di pubblico, il veronese Nardo Trio, i Farabrutto, Pippo Pollina, Alessio Lega, Alberto Patrucco, Davide Riondino, Vittorio de Scalzi, Deborah Kooperman, Grazia De Marchi, le Bocche di rosa, Simone Cristicchi, Eugenio Finardi. Per i promotori, l’esperienza artistica non costituiva un’aggiunta o un ornamento ma parte integrante di un cammino comune che si presenta, come la musica, una sin-fonia, un’armonia di differenze.

Tanti temi che l’impegno personale può assumere con il senso fiducioso del nostro limite. All’Assemblea nazionale del giorno dopo abbiamo ricominciato a farlo mettendo in moto le nostre 5 aree di lavoro cui tutti sono invitati a partecipare. Il prossimo appuntamento nazionale è la marcia Perugia-Assisi di ottobre.
Sergio Paronetto