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Giornata mondiale della pace 2014 a Campobasso

Fraternità è accoglienza, disarmo e giustizia

Non si costruisce la pace con i cacciabombardieri. Le vere missioni di pace sono quelle disarmate. Accogliere la “carne dei Cristo” nei migranti e nei poveri. La scuola deve ripudiare la guerra. Un’economia di giustizia richiede “il giubileo del debito”. Io cosa faccio, cosa sono disposto a fare? Appuntamento nazionale il 25 aprile all’Arena di Verona per la pace e il disarmo e per un 2014 pronto a ricordare e a evitare, cent’anni dopo, ogni “inutile strage”.

Il Convegno di fine anno, promosso da Pax Christi a Campobasso prima della marcia della pace “Signore insegnaci a lottare! Nel cantiere della fraternità: lavoro, diritti e accoglienza” ha cercato di dare corpo al messaggio di papa Francesco “Fraternità, fondamento e via per la pace”, che contiene l’invito a camminare in alcune direzioni: accogliersi reciprocamente “prendendosi cura gli uni degli altri”(1, 2); sconfiggere la povertà con politiche efficaci per il bene comune(5); riscoprire la fraternità nell’economia modificando modelli di sviluppo e stili di vita(6); spegnere la guerra con il disarmo e l’applicazione del diritto fondamentale alla pace(7); avversare la corruzione e il crimine organizzato che “offendono Dio, i fratelli e il creato” (8); custodire e coltivare la natura curando la bellezza dell’ecosistema per le generazioni future (9). Nel richiamarsi alla Sacra Scrittura e al pensiero sociale della Chiesa, il papa si collega anche alle istanze originarie delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale dei diritti umani; alle prospettive dell’ ecumenismo; alle associazioni per il pace, la giustizia, i beni comuni. Il messaggio diventa nei fatti programma operativo della comunità cristiana e di Pax Christi, presente con Luigi Bettazzi, novantenne, alla sua 46^ marcia, e gli ex presidenti Bona e Valentinetti. L’incontro ha ricordato persone significative recentemente scomparse come Giorgio Acquistapace ed Elena Sassi (molisani), Massimo Paolicelli, Giulio Battistella. Oltre a Tonino Bello, più volte è stato citato Nelson Mandela, la cui vita, secondo Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso presente al convegno, ha attraversato le varie fasi della lotta per la pace: la contrapposizione frontale, la resistenza paziente, la capacità di negoziare, la riconciliazione nella verità e nella giustizia.

 

Tra i momenti più rilevanti, quello teologico con Michele Tartaglia, biblista e parroco della cattedrale di Campobasso, per il quale i testi della Genesi presentano la fraternità come dato primario, radicato nella figliolanza di Dio, e con Morena Baldacci, teologa torinese, che, analizzando la figura di Davide e di Abigail (1 Samuele 25), vede la fraternità nascere dall’esperienza positiva del conflitto come realizzazione del “mai senza l’altro” (De Certeau) o della “quiete brutale” (Pseudo Dionigi). Su questa linea, la preghiera preparata da Gianni Novello, che, partendo dalla testimonianza di Giovanni della Croce (“andremo di notte a cercare la sorgente, ci illumina la sete”), invita a costruire ponti e ad abbattere i tanti muri presenti tra noi, dentro di noi e fuori di noi soprattutto in Siria, Iraq, Palestina, Sud Sudan, Centro Africa (oggetto anche del comunicato di fine 2013 di Pax Christi Italia).

Il momento sociale, il più affollato (anche di giovani), si è articolato con le testimonianze del comboniano direttore di “Mosaico di pace” Alex Zanotelli (attento alla dimensione politica, sociale, culturale della fede in un mondo in cui si spendono 1752 miliardi l’anno in armi), del gesuita Giovanni La Manna (che ha parlato dell’esperienza accogliente la “carne di Cristo” del Centro Astalli di Roma, di cui è direttore, e ha riformulato ogni problema in domanda: io cosa faccio, cosa sono disposto a fare?), di Loredana Costa, coordinatrice della storica associazione molisana “Dalla parte degli ultimi”, attiva sui temi dell’accoglienza e della cooperazione con lo scopo di “far strada ai poveri senza farsi strada”.

Il momento economico-politico ha proposto la riflessione di Diego Cipriani, della Caritas italiana, sulle guerre dimenticate e sulle vari conflitti; del sindacalista Antonello Miccoli, sulla precarietà lavorativa, lo svuotamento dei diritti e l’ingiustizia crescente; della coraggiosa imprenditrice molisana Claudia Oriente; di Gigino D’angelo, sindaco di Montefalcone del Sannio, la cui giunta ha votato la proposta della ripubblicizzazione della Cassa Depositi e Prestiti; di Antonio De Lellis (Pax Christi Molise) che ha presentato le iniziative del “Forum nazionale sulla finanza pubblica e sociale” e ha lanciato, assieme al biblista Tartaglia, la proposta di un “Giubileo del debito” per le comunità cristiane e la Chiesa italiana.

La marcia serale è partita dalla Chiesa di S. Giuseppe con la riflessione di un teologo islamico sulla posizione nonviolenta attribuita dal Corano ad Abele (“anche se mi vuoi uccidere io non ti ucciderò”); si è fermata all’ Università (musiche e cori, testimonianza di Agostino Burberi della scuola di Barbiana sul valore dell’obiezione-opzione di coscienza contro il sistema militare; di Luigi Borgiani, segretario dell’Azione Cattolica, attento al valore formativo della pace; di Renato Sacco, coordinatore di Pax Christi, che ha rilanciato la campagna “La scuola ripudia la guerra” e invitato a partecipare all’Arena veronese di pace per il 25 aprile); è arrivata al carcere, dove Franco Esposito, cappellano di Poggioreale, ha ribadito la necessità di considerare i carcerati cittadini e persone cariche della loro umana dignità; ha attraversato il quartiere di S. Antonio abate, ricco di esperienze di accoglienza e di pluralismo religioso che Giuseppe Merisi, vescovo della Caritas, vede come germe prezioso per l’Italia.

Durante l’omelia mons. Bregantini ha citato più volte il messaggio di papa Francesco (che ha inviato la sua benedizione) e la grande veglia del 7 settembre contro la guerra in Siria; la vicenda emblematica di Nelson Mandela maestro di riconciliazione, le cui ferite sono diventate feritoie di luce; l’esperienza di don Milani centrata sulla responsabilità personale e sulla capacità dei docenti di essere profeti; il sacrificio di Secondo Bologna (vescovo di Campobasso ucciso da una bomba nel 1943).

Secondo Bregantini, la pace cresce come germoglio che si prepara e si cura con il cuore, con pazienza infinita, accompagnando processi sociali lungimiranti e scelte concrete. Non si costruisce la pace con i cacciabombardieri F35. Le vere missioni di pace, ha ribadito, sono quelle disarmate, basate su un’azione formativa permanente. Assieme a tante iniziative, la diocesi sta proponendo “Campobasso città di pace” proprio nel 2014, cent’anni dopo l’inizio di quella che viene chiamata “grande guerra” ma che dovrebbe essere definita, come ha insegnato Benedetto XV, un’ “inutile strage”. La pace è il mondo che attende di attuarsi. Se lo vogliamo. Se camminiamo.

Sergio Paronetto, Vicepresidente di Pax Christi Italiafoto