Mail YouTube

Siriani in fuga dalla guerra

cartina della Siria

cartina della Siria

La battaglia infuria e spinge verso il Libano migliaia di persone. Intanto, la diplomazia è la palo e nel Paese dei cedri torna la paura attentati.

Migliaia di siriani stanno arrivando in Libano negli ultimi giorni, mentre in Siria infuria la battaglia tra le truppe del presidente Bashar al Assad e i gruppi di opposizione.
L’esercito governativo avanza scontrandosi con i ribelli vicino a Damasco e alla città settentrionale di Aleppo, dove combattono le fazioni legate al Fronte al Nusra, braccio di al Qaeda in Siria che ha chiamato alle armi e all’unità i gruppi jihadisti. Sulle montagne di Qalamoun, a nord- ovest della capitale, i lealisti hanno riconquistato posizioni tagliando i rifornimenti di armi dal Libano. I ribelli hanno risposto con attacchi suicidi e mercoledì quattro autobombe hanno ucciso sette militari a Nabek e a Deir Attiya. L’esercito di Assad, con il sostegno militare di Hezbollah, guadagna terreno lungo il confine con il Paese dei cedri, dove i contraccolpi del conflitto siriano rischiano di far saltare gli equilibri.

Oggi i militari libanesi hanno disinnescato un ordigno nella Valle della Bekaa, zona di traffico di armi e droga, dove trova rifugio la maggioranza dei profughi siriani: 247.000 registrati dall’Alto commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) e 27.000 in attesa di registrazione. L’autobomba, secondo quanto riportato dal quotidiano libanese al Akhbar, era destinata a un attentato a Beirut dove sono in corso le celebrazioni per l’indipendenza. Tre giorni fa un duplice attentato vicino all’ambasciata dell’Iran, alleato di Assad, ha fatto almeno 25 morti e decine di feriti.

Intanto, la diplomazia è al palo: non c’è ancora una data ufficiale su Ginevra 2. La cosiddetta conferenza di pace dovrebbe tenersi a metà dicembre, il 12 ha riferito la stampa siriana, ma il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha spiegato che una data sarà fissata la prossima settimana. Una delegazione del governo siriano è andata a Mosca all’inizio della settimana per preparare Ginevra 2, ai colloqui ha preso parte anche una delegazione iraniana.
Registrati oltre 800.000 profughi, ma il governo di Beirut ritiene che siano oltre un milione e mezzo sparsi nel Paese, soprattutto nella Bekaa. Non ci sono infatti campi di accoglienza poiché Beirut, che non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, li ha vietati e questo complica l’accesso agli aiuti.

Nella città di Arsal, a pochi chilometri dal confine siriano, negli ultimi giorni sono arrivate più di 1.200 famiglie siriane dall’area di Qalamoun. L’80 per cento di questi profughi proviene da Homs, ma prima di giungere in Libano si era rifugiato nella cittadina siriana di Qarah all’inizio dell’anno, ora riconquistata dalle truppe di Assad. Arsal, 35.000 abitanti, è diventata una città di profughi: ne accoglie quasi 20.000 e negli ultimi giorni sono arrivate 6.000 persone. Una presenza massiccia che pone problemi di assistenza alla popolazione di rifugiati, anche per la scarsezza dei fondi destinati a questa emergenza umanitaria che potrebbe durare a lungo, visto che non si aprono spiragli su una soluzione della crisi. È l’arrivo dell’inverno a preoccupare le organizzazioni umanitarie: i profughi vivono in case fatiscenti o in numerosi campi improvvisati, privi di servizi. Secondo l’Unhcr, dei 250 insediamenti della Bekaa, almeno 25 sono esposti al pericolo di inondazioni.

Roma, 22 novembre 2013, Nena News