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Messaggio conclusivo del Convegno ecumenico “Dio della vita, guidaci alla giustizia e alla pace”

“Dio della vita, guidaci alla giustizia e alla pace”
Convegno ecumenico
Milano, 21 settembre 2013
messaggio conclusivo

Care Delegate, cari Delegati,

sabato 21 settembre, giornata internazionale di preghiera per la pace, ci siamo riuniti a Milano,
cristiani appartenenti a chiese ed associazioni cattoliche, evangeliche, ortodosse, per un Convegno
che intende valorizzare il prossimo appuntamento mondiale della X Assemblea del WCC che si
svolgerà a Busan (Corea del Sud), dal 30 ottobre all’ 8 novembre sul tema: «Dio della vita, guidaci
alla giustizia e alla pace».

Teniamo subito a dirvi che attendiamo da questa X Assemblea mondiale nuovi stimoli, linee
programmatiche, impegni forti per il futuro stesso dell’umanità. Siamo lieti che l’Assemblea del
WCC si svolga in una terra multireligiosa, in una terra di fatiche, di conflitti e divisioni, e anche
terra di grande spiritualità, dolcezza e ingegno. Esaminando il ricco materiale preparatorio
all’Assemblea vi pensiamo in spirito di preghiera in queste vostre importanti giornate di incontri,
riflessione, lode, approfondimenti. Noi ci impegniamo ad accompagnarvi con la preghiera.

Il processo ecumenico degli ultimi decenni ci ha riconfermati nel convincimento che come chiese e
come cristiani di diverse confessioni possiamo, lavorando insieme, diventare un laboratorio biblico
e teologico che si impegna concretamente sui temi della pace e della giustizia, guidati e incoraggiati
dal soffio dello Spirito del Signore, prima di tutto partendo dal superamento dello scandalo delle
nostre divisioni. E tutto questo accade in un momento storicamente difficile che vede molti Paesi
attraversati da conflitti armati e dilaniati da feroci contrapposizioni, che non possono non
interrogarci sul senso profondo del nostro mandato missionario nel mondo.
Non ci dobbiamo scoraggiare di fronte alle enormi difficoltà che s’iscrivono nella difesa e
valorizzazione della vita del pianeta attraverso l’affermazione concreta della giustizia e quindi della
pace.

Abbiamo svolto nel nostro convegno una riflessione soprattutto intorno a tre aspetti del vivere
comune, di cui vogliamo rendervi partecipi, dimensioni che attraversano anche il nostro paese oggi
sempre più multiculturale e facile terreno di conflitti.

Il primo aspetto è quello di imparare a vivere e interagire a cominciare dal proprio territorio con
persone di altre fedi. Riteniamo necessario instaurare rapporti umani autentici mediante
l’accoglienza, basati sulla stima reciproca, cercando di aiutare e collaborare, tentando di costruire
una reciproca fiducia, con gratitudine per ogni nuova presenza che ci arricchisce. Ci sembra molto
importante nutrire un interesse vero a conoscere la religione e la verità degli altri sia nei suoi
contenuti – testi sacri e basi teologiche –, sia nel vissuto: feste, luoghi di culto… Questo
progressivo processo di conoscenza reciproca deve potersi svolgere nel pieno rispetto delle diverse
identità di fede, nella ricerca dei valori comuni e dell’affermazione dei diritti, evitando sincretismi e
proselitismi. Occorre giungere a potersi dire reciprocamente, in piena libertà, la propria fede. Ci
riconosciamo nel dialogo dei piccoli passi che attraversano la realtà quotidiana della gente comune:
la gente che si incontra a scuola, sul lavoro, nei vari luoghi dove scorre la vita. Gli entusiasmi
passeggeri lascino spazio alla regolarità degli incontri e dei dialoghi che sanno affrontare e non
nascondere le diversità, fermo restando il rispetto della dignità di ogni persona portatrice di diritti
inalienabili.

Il secondo aspetto ci invita a lavorare per la giustizia di Dio. E questo ci impegna a far sì che i problemi degli altri diventino “nostri”, dunque ad uscire dall’individualismo consumista che ci
imprigiona. Uscire dall’io chiuso in se stesso e affidarsi al soffio dello Spirito: dobbiamo ribadirlo
per ciascuno di noi e per le nostre stesse chiese. Infatti, qualificare la giustizia come “di Dio” pone
il problema di quale autorità possano le chiese arrogarsi per dire qualcosa in nome di Dio, che è il
Dio della vita in tutti i suoi aspetti. Ci chiediamo: non sono prima di tutto le chiese a doversi
sottoporre alla chiamata esigente di Dio? Ma è Dio, anzitutto per voce dei profeti, che richiama
prepotentemente tutti alla giustizia. Ecco allora che le chiese devono annunciare con i gesti, prima
ancora che con le parole, che c’è spazio per la speranza nel mondo e che la speranza racchiude in sé
una forza trasformatrice. Una speranza che ci fa resistere di fronte alla desolazione sociale, allo
squilibrio ambientale, ai conflitti e alle guerre; che ci fa dire ad alta voce “basta” a un’economia che
rende ogni cosa oggetto di lucro e che schiavizza e scarta come inutile un numero sempre più alto di
persone. Una speranza che ci orienta decisamente verso un’economia della vita, attenta al creato e
alla sostenibilità ambientale di ogni scelta; una speranza che lotta per la pace, non con le armi e gli
strumenti di distruzione ma confidando nella forza del dialogo, dell’incontro tra le persone, della
nonviolenza.

A livello occidentale, e specificatamente italiano, denunciamo ogni giustificazione economica e politica al commercio e alla produzione delle armi a sostegno dei meccanismi che preparano le prossime guerre.

Il terzo aspetto riguarda la testimonianza comune dei cristiani. Pur nelle rispettive differenze su
aspetti anche non secondari sotto il profilo sia teologico sia pratico, le chiese e i cristiani devono
sentirsi ogni giorno di più chiamati a rendere al mondo una testimonianza comune sui grandi temi
della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato.
In particolare auspichiamo che il WCC raccolga l’appello di Kingston 2011 e prosegua nella
riflessione teologica, biblica e pastorale sulla conversione alla nonviolenza attiva da parte delle
chiese e dei cristiani, come stile di relazione ecumenica e di testimonianza.
Riconosciamo lo Spirito all’opera nei tanti luoghi ed esperienze di convergenza su vari temi tra le
chiese. Riteniamo tuttavia che non essere in disaccordo non sia sufficiente, ma che occorra
testimoniare ed operare insieme: i tempi, con l’aiuto di Dio, possono essere maturi per passare dalla
sintonia alla sinfonia della nostra testimonianza.
E questo non solo all’interno del WCC, ma rafforzando ed approfondendo i rapporti e la
collaborazione fra tutti i cristiani: ricercando una vera sinfonia con la chiesa cattolica, con il mondo
pentecostale, con le comunioni cristiane mondiali, perché solo così potremo veramente parlare di
testimonianza comune.

A tal fine auspichiamo che dal WCC venga un invito caloroso, pressante e fiducioso alla chiesa
cattolica per compiere passi concreti verso l’unità, in parità e reciprocità, delle chiese cristiane.
Noi ci impegniamo a proporre e approfondire queste riflessioni, per quanto ci compete, nelle nostre
chiese, in vista di scelte concrete.

I partecipanti al Convegno promosso da:
Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano
Federazione Chiese Evangeliche in Italia – Commissione Globalizzazione e Ambiente
Segretariato Attività Ecumeniche
Centro Ecumenico Europeo per la Pace
PaxChristi Italia
ACLI Regionali Lombarde
Centro Ambrosiano di Dialogo con le Religioni
Comunità di Sant’Angelo – Milano
Cipax