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Per una città accogliente

Carissimi,

voglio cominciare con la frase di un vescovo africano, Sant’Agostino.
L’avrà colta senz’altro, quando era a Milano emigrato anche lui, sulle labbra di Sant’Ambrogio, vescovo europeo.
Parlando degli eletti raccolti dai quattro venti per il giudizio finale, Agostino ci offre visivamente l’icona della solidarietà di tutti gli uomini in Gesù Cristo.
«Adamo significa in greco tutto l’universo.
Il suo nome si compone infatti di quattro lettere; A, D, A, M.
In greco, appunto, i nomi dei punti cardinali cominciano con queste quattro lettere.
Anatolé significa l’Est. Dysis, l’Ovest. Arktos il Nord. E Mesembria il Sud. Messi insieme fanno ADAM. Per questo Adamo è sparso su tutto il globo terrestre. Una volta si trovava in un solo posto, poi cadde e finì in cocci che cosparsero di sè il globo terrestre. Ma la misericordia di Dio raccolse dappertutto questi cocci e li fuse nel fuoco dell’amore e rimise insieme ciò che era sta/o diviso».

Gioie e speranze, ma anche tristezze e angosce

Oggi i punti cardinali, per un disegno misterioso della Provvidenza e per una fase critica che l’umanità sta attraversando in «quest’ora magnifica e drammatica della storia», entrano in tutti i discorsi.
Si parla dell’Est e del suo incredibile disgelo. Si parla dell’Ovest e lo si associa alla Casa comune europea. Si parla del Nord e vengono in mente immagini di opulenza. Si parla del Sud e si corre col pensiero alla tragedia dello sfruttamento.
Non c’è che dire: è attorno alle punte della rosa dei venti che oggi si vanno polarizzando « le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini.
Se, però, sull’accoppiata Est-Ovest pare che in questi ultimi tempi si orientino le gioie e le speranze della terra, l’abbinamento Nord-Sud evoca, purtroppo, quasi sempre tristezze e angosce.
Questo densificarsi delle tristezze e delle angosce sull’asse Nord-Sud si verifica a livello planetario, a causa delle leggi di una economia perversa. Ed ecco: turbe affamate che vanno alla deriva, popoli oppressi da sfruttamenti disumani, folle incatenate dalle logiche del profitto, moltitudini escluse dal banchetto della vita, genti defraudate dei più elementari diritti.
Ma si verifica anche a livello nazionale, causa di quelle «strutture di regressione» o «di peccato» che hanno prodotto nel Sud d’Italia uno sviluppo «incompiuto, distorto, dipendente e frammentato», le cui conseguenze più tragiche sono, da una parte, la disgregazione dei modelli culturali propri delle regioni meridionali e, dall’altra, la disoccupazione del 45% dei giovani dai trent’anni in giù.
A usare queste terminologie, piuttosto inconsuete sulle labbra dei chierici, sono proprio i vescovi d’Italia, i quali hanno firmato nell’ottobre scorso un documento intitolato «Chiesa Italiana e Mezzogiorno>.
«Tristezze e angosce», cristallizzate attorno al Sud d’Italia. Ma anche tanta, tantissima «speranza>.
E la speranza dei vescovi nasce sostanzialmente dall’aver intuito che quello del meridione non è problema dei meridionali. E’ problema dell’intera nazione. Risolvibile solo con la forte presa di coscienza di una solidarietà che lega alla stessa nave i cittadini di Milano a quelli di Santa Maria di Leuca. Se si imbarca acqua a prua, chi sta a poppa non può dormire tranquillo.
«Il paese non crescerà se non insieme… E anche la Chiesa deve crescere insieme>.
È questo il tema generatore del documento che sembra proprio riprendere la splendida suggestione agostiniana di Cristo nuovo ADAM, il quale raccoglie i cocci, oltre che da Est e da Ovest, anche da Nord e da Sud, e li fonde nel fuoco dell’amore, insieme ciò che era stato diviso.

Milano, città ospitale
A questo punto, è necessario che il discorso scenda al pratico, affinché una città come Milano, che si onora di avere Sant’Ambrogio quale patrono, guidi da protagonista quei processi di conversione sociale volti a superare la frattura esistente tra Nord e Sud d’Italia.
Voi sapete che S. Ambrogio non solo ha scritto delle pagine stupende sulla cultura della ospitalità, ma, essendo vissuto in un periodo di crisi economica, aggravata dalle esose imposizioni fiscali dell’imperatore, e da una grande mobilità umana causata dalle invasioni dell’Est europeo, ha saputo stimolare come nessun altro la coscienza cristiana del suo popolo a praticare l’accoglienza nei confronti dei poveri e dei forestieri.
Penserei di articolare, attorno a quattro parole chiave, alcune suggestioni del documento sul Mezzogiorno, indicandone gli stimoli di speranza. E utilizzerò lo stesso gioco di Agostino sulla parola ADAM.
Accoglienza
Purtroppo, sussistono atteggiamenti di chiusura e di rifiuto.
Forse anche all’interno delle Chiese. Le quali non sempre hanno avuto sufficiente coraggio nello stigmatizzare forme di inquietante razzismo e aggregazioni di bassa «lega», inconcepibili in una società che si avvia a essere multirazziale e multiculturale. «La sfida che viene alla Chiesa in questo campo è grandemente impegnativa, l’accoglienza reciproca è un banco di prova dell’autenticità dell’amore cristiano».
Accoglienza reciproca. Non tolleranza forzata. Non sopportazione «pro bono pacis’. Non calcolo mercantile. Ma coscienza, per tutti, che i milanesi hanno da offrire ai meridionali ben altro che un’occupazione. E che i meridionali irrobustiscono la città di ben altro che di forza-lavoro.
Diversità
Bisogna fare ancora molto cammino prima che il diverso venga visto come un dono e non come un attentato alla propria sicurezza. Di qui, la necessità di una maggiore reciproca conoscenza, «che farà superare pregiudizi, polemiche, vittimismi, presunzioni di superiorità, atteggiamenti di rigetto».
Diventerà la città di Milano una grande palestra spirituale dove genti di estrazione diversa si allenano a vivere quella «convivialità delle differenze’», sulla cui tavola si sperimenta la pace?
Cesserà questa metropoli di esprimere ogni tanto penose schegge di insofferenza e simbologie di rifiuto, che mal si adattano a quell’immagine di magnanimità procurate soprattutto dalla secolare consuetudine col messaggio cristiano?
Attenzione, perché, senza questa cultura della diversità, l’integrazione europea a cui ci avviciniamo rischia di allargare l’area del Sud, spostandone semmai la linea di demarcazione da Napoli a Bologna.
Autonomia
Ritornello che viene ripreso in più passaggi da parte dei vescovi è l’esortazione rivolta ai meridionali a coltivare progetti autonomi di sviluppo, e a fare assegnamento su dinamiche autopropulsive.
Meridionali, non svendete le vostre ricche potenzialità etiche e culturali per omologarvi ad altrui abiti d’importazione, firmati e di gran marca senza dubbio, ma destinati ad andarvi sempre o troppo stretti o troppo larghi. Utilizzando modelli importati o subdolamente imposti, continuerete a mantenere logiche di dipendenza.
E voi, comunità locali, fate in modo che «l’integrazione dei diversi gruppi non significhi soppressione delle diversità culturali, di tradizioni, di usanze, di forme di espressione religiosa, benì accoglienza di quelle ricchezze di cui ciascuno è portatore. Le vostre chiese siano agenzia periferica della Santissima Trinità, al cui interno le persone divine, pur mettendo tutto in comune, mantengono la loro identità, e sono cioè “persone, uguali e distinte”.
Moralità
È una parola fondamentale in tutto il documento, il quale sin dalle prime battute afferma che il problema del Mezzogiorno si configura come “questione morale”.
Prima di tutto, perché evidenzia tra Nord e Sud profonde disuguaglianze che offendono la giustizia, ed esasperano il modello di una Italia a due velocità.
In secondo luogo, perché richiama meccanismi immorali di stampo consumistico che alimentano la schiavitù del possesso e la smania del godimento «senza altro orizzonte che la moltiplicazione e la continua sostituzione delle cose che già si posseggono con altre ancora migliori (S.R.S. 20).
In terzo luogo, perché evoca fatalmente gli spettri della criminalità organizzata, lo scadimento del senso dello Stato, il degrado della pubblica amministrazione, la peste bubbonica del clientelismo.
E infine, perché la situazione di squilibrio del Mezzogiorno nasce sostanzialmente da una fonte ad altissimo inquinamento etico: la considerazione del mercato “come realtà vincente sull’uomo e sulla solidarietà tra gli uomini”.
Contro questi serpeggiamenti di immoralità siamo chiamati a lottare tutti insieme, con stile penitenziale e con la forte speranza di potercela fare.

Dove abita la speranza Ce n’è abbastanza perché questa nobilissima città di Milano, patria adottiva di moltitudini di meridionali, sorretta dalla parola del Vangelo, diventi l’epicentro di un terremoto di conversione che le restituisca, sugli scenari della giustizia e della solidarietà, quella rilevanza esemplare, che qualche volta ha espresso solo in termini di egemonia o di paternalismo.
Sant’Ambrogio scriveva: «L’ospite non ti chiede ricchezze, ma benevola accoglienza. Non un banchetto sontuoso, ma il cibo ordinario. Meglio l’ospitalità dei legumi offerti con amicizia e benevolenza, che uccidere vitelli nella stalla con inimicizia’.
Ce n’è abbastanza anche per voi, carissimi conterranei del Meridione.
Perché la voluttà dell’accumulo e la smania di rivalse sociali non vi porti a preferire vitelli grassi conditi di inimicizia ai legumi offerti con benevolenza.
Perché possiate esprimere a questa terra gratitudini più profonde di quelle dovute per compensazioni mercantili.
Perché qui al Nord non disdegnate di esibire con fierezza le vostre radici, e quando scendete al Sud abbiate a essere lieti di far vedere il rigoglio degli innesti spirituali più che il rigonfiamento del vostro portafogli.
Perché, se è vero che nei poveri si nasconde «un grande potenziale evangelizzatore», impariate presto ad esprimerlo a vantaggio di questa città: non fosse altro, per ringraziarla dell’accoglienza che vi ha offerto.
E le ricambierete il dono con lieti annunci di distacco, di sobrietà, di sacrificio, di gusto di vivere, di ricerca del’essenziale, di costante attenzione agli ultimi più ultimi, di quella passione per la giustizia che vi ha fatto riempire per secoli cisterne di lacrime.

Un grazie e un augurio
Il grazie va a lei, Eminentissimo Cardinale Martini, per l’onore che ha concesso a me, vescovo del profondissimo Sud, di parlare in questa solenne assemblea: è un segno straordinario di come lei sente vibrare nella sua anima la «sollicitudo rei meridionalis». L’augurio va alla città. Gesù Cristo, nuovo ADAM, nel quale non solo l’Est e l’Ovest, ma anche il Nord e il Sud si ricompongono, dia a Milano l’onore di presentarsi all’Europa come luogo di pace, dove si svolgono le prove generali di una nuova solidarietà planetaria.

don Tonino Bello

Milano, Basilica di S. Ambrogio, 6 dicembre 1989

Tratto da “Scritti vari, interviste, aggiunte”, Raccolta Luce e Vita n. 6