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La Bussola: piccolo strumento per orientarsi e prepararsi al CONGRESSO 2013

PAX CHRISTI SCEGLIE LA NONVIOLENZA

ORGANIZZANDO DINAMICHE DI PACE

Spalancare la finestra del futuro,

progettando insieme, osando insieme”

(T. Bello)

PAX CHRISTI…

Chi siamo? Cosa pensa e cosa fa Pax Christi?

Pochi e in difficoltà

Siamo in pochi e abbiamo tante difficoltà, tipiche dei piccoli movimenti “ambiziosi” che tendono a frantumarsi e a indebolirsi dividendosi o disperdendosi. Giocano tanti fattori: la complessità quasi paralizzante dei problemi, l’impazienza, l’attivismo dispersivo, il protagonismo individuale, forme di settarismo o di profetismo catastrofico…Perché il calo di iscritti? La minore adesione? Stanchezza, sfiducia, età avanzata, sovrapposizione di incarichi (molti fanno parte di altre associazioni, coordinamenti o movimenti), paura di inquadrarsi o di appartenere, illusione telematica, abitudine a delegare, pressappochismo, “distrazione” (che porta a non curare Pax Christi

come movimento, a non capire l’importanza dell’adesione anche formale con quote, abbonamenti, azioni)? In ogni caso, se è bene essere preoccupati, occorre non diventare “profeti di sventura”. C’è bisogno di profeti del quotidiano, di animatori di pace autorevoli e pazienti, di promotori di percorsi

di “riconciliazione”. Per essere credibile, la profezia deve essere mite, pronta alla conversione e al servizio, amica della speranza. La percezione del “piccolo resto”, testardo ed appassionato, può accompagnarsi al sogno di relazioni rinnovate, alla presenza attiva nel “popolo di Dio” in cammino.

Ognuno conta. Se non io chi?

La cosa più importante da decidere è quella riguardante l’assunzione personale di responsabilità , la disponibilità a operare in prima persona. Siamo bravi a dichiarare e a denunciare, meno a proporre assumendosi compiti diretti, a curare la costruzione-promozione del movimento. Siamo bravi a sognare da soli, meno ad “aggregare i sogni”. La coscienza della nostra fragilità ci porta a “custodire la nostra semente anche nei tempi dell’alluvione”, coscienti di essere segnonon totalità, di esserepunto luminosonon luce, di esserefiloda tessere non gomitolo già composto da cui srotolare la matassa. E’ bene non chiedere: cosa fa e dice Pax Christi ma: cosa facciamo come Pax Christi, cosa faccio io col mio punto pace?. Pax Christi non è cosa diversa dalla mia diretta assunzione di responsabilità, dalla mia adesione attiva, dal mio concreto impegno, dalla mia scelta gioiosa e responsabile. Ogni persona è un volto, può accompagnare una storia ampia di nomi e di volti.

Nessuno può essere e sentirsi marginale, estraneo o emarginato. Pax Christi è l’essere, il pensare e il

fare di ognuno dentro un impegno comune: ognuno conta, è importante, vale, è necessario.

Lo stile. La relazione.

Un rilievo riguarda alcune discussioni. Occorre prendere atto che la comunicazione oggi è rapida e veloce. Quella telematica, certo utilissima, può generare illusioni (di contare molto) o incomprensioni (tra noi). I mezzi espressivi non sono un ornamento o un accidente ma fanno parte del contenuto, sono sostanza. E’ bene sempre comunicare, se si può, in campo aperto, faccia a faccia, volto a volto. E’ bene essere indignados ma in piedi, non solo cliccatori cinguettanti, twittatori spesso indivanados. In ogni caso, più che cultori del web meglio essere cultori dei volti rivolti o delle mani intrecciate, viandanti che hanno il piacere di incontrare persone e di collegare esperienze. Alcuni l’hanno definita cura della dimensione umana. E’ bene tra noi e con gli altri essere meno autoreferenziali e più relazionali curando sempre il nostro stile. Convincere è più importate che vincere, proporre è più importante che gridare o voler imporre, dichiarare il proprio impegno con proposte è più importante che chiedere o solo condannare. La mitezza può coesistere con la denuncia più ferma. Più che documenti-lamenti è meglio produrre eventi-momenti, vivere la “profezia quotidiana” atta a suscitare energie. Ci rivolgiamo a tanta gente, da quella più informata e vicina a quella più lontana od ostile. Abbiamo un materiale consistente da valorizzare, riprendere, “tradurre” soprattutto per opera dei coordinamenti e dei punti pace.

Senso fiducioso del limite.

Sui vari problemi, arrivano stimoli a scrivere su tutto, a parlare di tutto. A volte giungono rimproveri o perché troppo assenti o perché troppo presenti; o perché troppo morbidi o perché troppo duri. Anche tra gli aderenti c’è chi è disinformato o non coglie l’urgenza del contributo economico e finanziario, guardando il quale è possibile dire che siamo sulla soglia tra essere-non essere. Non possiamo fare tutto. Occorre senso del limite. Nemmeno possiamo pensare di ripartire sempre da zero. In ogni caso, il limite è anche un’apertura. Ogni considerazione autocritica non può gettarci nello sconforto. Nel nostro piccolo ci siamo, stiamo seminando. E’ importante testimoniare una presenza cristiana di pace, porre un segno, rendere convincente e credibile l’azione nonviolenta,

impastare realismo e profezia insegnando e imparando, educandoci alla pace contenti anche della nostra fragilità.

Ci prepariamo a continuare, innovandolo, il cammino di Pax Christi Italia, parte di un movimento cattolico internazionale per la pace. Continuiamo a camminare con tanti amici facendo memoria commossa e creativa di Tonino Bello, chiedendo al Signore tanta luce per capire se possiamo e dobbiamo ancora esistere e cosa possiamo e dobbiamo essere. Molti seminano. Ma occorre prendersi cura della semente o della fragile pianta appena nata. Pax Christi è la sintesi dinamica dell’impegno personale di ciascuno di noi.

Esigenze. Attenzioni. Oscillazioni. Difetti ed eccessi.

Osservando l’elenco delle iniziative realizzate si intrecciano distinte esigenze o poli tematici:

> la formazione e l’azione, la spiritualità e l’attività pratica,

> la teologia e l’etica, l’iniziativa personale e quella “popolare”

> il piccolo nucleo silenzioso e il grande evento visibile,

> la tendenza alla “marginalità” e il bisogno di condivisione-universalità,

> il guizzo solista e il canto corale, l’appello rivolto ad altri e la dichiarazione di impegno diretto.

> Per approfondire, nella Bisaccia, vedi: Bisaccia I, da pag. 2 ss.

…SCEGLIE LA NONVIOLENZA…

Con don Tonino amico e maestro di nonviolenza

Don Tonino dichiara esplicitamente che per vivere il significato originario della parola pace occorre scegliere la nonviolenza: «E’ giunta l’ora in cui occorre decidersi ad arretrare (arretrare o spingere?) la difesa della pace sul terreno della nonviolenza assoluta. Non è più ammissibile indugiare su piazzole intermedie che consentano dosaggi di violenza, sia pur misurati o prevalentemente rivolti a neutralizzare quella degli altri» (Sui sentieri di Isaia).

Don Tonino non è solo nostro contemporaneo , è davanti a noi . Viene dal futuro per farsi nostro compagno di strada . Don Tonino va inserito nella più alta tradizione ecclesiale come un moderno padre della Chiesa di Cristo “ nostra pace ” , ministra di pace nonviolenta. Per incontrarlo, bisogna mettersi in cammino. Vent’anni dopo la sua pasqua, siamo con lui oltre lui, pronti a spalancare con lui la finestra del futuro. Non lo celebriamo come un santino. Ripartiamo da lui per convertirci tutti a un cammino di pace radicato nella “nonviolenza attiva” come mezzo e fine, come “via, verità e vita”.

La nonviolenza è valore “assoluto” non in senso dottrinale ma in quello vitale, etico-politico, “sciolto da” considerazioni prudenziali, solo esortative o diplomatiche, svincolato da pregiudizi ideologici e da logiche tradizionali del potere: da tutto ciò si deve arretrare. La nonviolenza costituisce la storia profonda dell’umanità e l’essenza del Vangelo cristiano. In questo senso va riconosciuta, spinta in avanti, promossa come teologia trinitaria, azione-martirio per la Chiesa, valorizzando quella parte del magistero cattolico vicina all’istanza profetica del primo e del nuovo Testamento. Nonviolenza vuol dire pace positiva-costitutiva, costruire pace con mezzi di pace, oltre

pigrizie e pregiudizi dell’area grigia e incerta di molti cittadini e credenti davanti al peso del male.

Il modo di pensare esistenziale e relazionale di don Tonino è portatore di temi generatori, di nuclei vitali di conoscenza capaci di riannodare i fili dispersi di un multiforme impegno. In questo modo, egli entra in contatto con il nucleo profondo delle culture e delle religioni di cui coglie la sostanza innovatrice. La nonviolenza è, infatti, parte integrante della famiglia umana, variamente presente nella “compassione” orientale, nella satyagraha gandhiana, nella “misericordia” islamica, nell’ubuntu africano, nel buen vivir andino, nello shalom ebraico, nelle “beatitudini” evangeliche.

Sogno diurno”, “potere dei segni”, “etica del volto”, “eutopia” (luogo buono che salva), “profezia” (denuncia e annuncio), “martirio” (dono della vita), “perdono” (sovrabbondanza di gratuità), “bellezza” (cosmica, sociale e personale), “convivialità delle differenze” sono le espressione più adatte a manifestare l’idea di pace e di cittadinanza umana.

La nonviolenza va scelta, sperimentata, organizzata . E’ azione permanente a fianco delle vittime o dei deboli. E’ cantiere aperto a tutti e composto da mille atti quotidiani. Cosciente del suo limite, conosce anche i limiti dei mali che ritiene superabili non con l’aggressione distruttiva ma con un’azione costruttiva. Non vuole prendere il potere ma trasformare i rapporti umani. Per questo plasma la società e rafforza la democrazia. Fin dal 1963 la Pacem in terris propone i quattro pilastri

della casa nonviolenta : la ricerca (o forza) della verità, la pratica di libertà (liberazione), un’economia di giustizia, la forza dell’amore. La pace è tutto un mondo da esplorare. Un vocabolario di parole generatrici, un dizionario tematico spalancato. Ricerca della verità, della bellezza e della bontà.

La nonviolenza è fare la pace con mezzi di pace

Non è mai un lasciar fare, tanto meno un lasciar uccidere. E’ uno sguardo nuovo sui conflitti, un modo diverso di opporsi alla violenza o di ripristinare i diritti violati . La si sta studiando con varie ipotesi parziali: centralità di un’ONU rinnovata, difesa popolare nonviolenta, corpi civili di pace, polizia internazionale, disobbedienza civile, obiezioni di coscienza, moti di resistenza-liberazione, campagne per disarmo e cooperazione, giustizia ricostituiva. E’ la civiltà del diritto in cammino: il diritto codificato nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nella Carta dell’ONU e in tanti testi come la Costituzione italiana.

…ORGANIZZANDO…

Ipotesi e indicazioni

Nonostante tutto, riusciamo a fare tante piccole cose e ad avere un’ immagine grande, “sovradimensionata”. Siamo ritenuti da molti una realtà non solo bella ma anche necessaria e decisiva. Ogni nostro limite può costituire un’occasione di miglioramento, un appello, un invito.

Facendo riferimento alle proposte dei due gruppi di accompagnamento dei punti pace (Manifesto punti pace 2011, Pax volto nuovo 2012), alle indicazioni provenienti dai coordinamenti e dai punti pace, ai contributi delle “macroaree” è utile ricordare alcuni orientamenti da perfezionare e assumere:

> costruire il movimento partendo dal proprio punto pace, potenziarlo-allargarlo, pagare le quote di adesione e curare gli abbonamenti a “Mosaico di pace”, cercare in provincia o nella regione di far nascere un nuovo punto pace; ognuno può impegnarsi a far aderire al movimento una persona l’anno; favorire adesioni più snelle con attenzione ai singoli aderenti sparsi o isolati (“antenne di Pax Christi”); curare il sito internet e i social network; predisporre una nuova immagine grafica-telematica (valutando l’uso di un “brand”);

> selezionare le priorità operative comuni; migliorare l’opera delle “macroaree”; dare al CN e ai Coordinamenti compiti di direzione “politica” evitando sovrapposizioni con commissioni o gruppi su temi specifici o su attività amministrativo-finanziarie; dare più visibilità ai Coordinamenti anche per eventi di rilievo nelle rispettive aree territoriali;

> diffondere “Mosaico di pace”, usare la “Casa per la pace” e il Centro Studi ma curare anche una maggiore itineranza diffusiva, l’andare verso; valutare bene azioni mirate con altri gruppi-associazioni, visitare luoghi-persone con pratiche sociali ed ecclesiali significative, incontrare situazioni…;

> curare la dimensione umana per conoscenza-riconoscenza o riconciliazione;

> organizzare forse meno convegni tradizionali (sempre utili) e più momenti di preghiera, di contemplazione, di spiritualità, di arte, di festa; “scendere in strada o in piazza” con tavoli, raccolte di firme, sit-in…; andare nelle scuole, nelle diocesi e nelle associazioni per curare incontri e itinerari formativi;

> tenere contatti con Pax Christi International e con le sue iniziative di pressing istituzionale, di advocacy, sostenendo in Italia e nel mondo campagne limitate negli scopi e nei tempi.

…DINAMICHE DI PACE

Dieci dinamiche nonviolente

Alla luce del Vangelo e della Costituzione italiana, delle esperienze dei testimoni di pace e del diritto internazionale, occorre rendere credibile ed efficace, persuasiva ed amabile LA SCELTA NONVIOLENTA, non solo andando alle fonti o raccontandola nelle esperienze e nelle storie di tanti, ma attivandone, come si può, le dinamiche generatrici in dieci direzioni:

DIECI DINAMICHE

  1. EDUCATIVA e formativa, in famiglia, a scuola, all’Università;

  2. ESISTENZIALE e di stili di vita, sobrietà serena, obiezioni di coscienza (economica, politica, professionale);

  3. CIVILE e per il disarmo, la riduzione delle spese militari, del commercio delle armi, la riconversione civile delle produzioni belliche, il blocco della produzione dei sistemi d’arma costosi e anticostituzionali, il Servizio civile;

  4. NAZIONALE ed INTERNAZIONALE, per la “sicurezza umana comune”, la difesa nonviolenta, i corpi civili di pace, un’ONU rinnovata fedele alla sua Carta e pronta ad assumere la “responsabilità di proteggere” le popolazioni civili in modo non armato (prevenzione costante, negoziati, corpi di pace, polizia internazionale, trattati per la denuclearizzazione);

  5. di GIUSTIZIA e trasformazione dei conflitti. come giustizia riparativa-ricostitutiva, orientata alla trasformazione nonviolenta dei conflitti, alla gestione della transizione da periodi di conflitto-stragi alla ricostruzione morale-civile della popolazione;

  6. ECONOMICA e finanziaria, contro la dittatura della finanza speculativa, per un’economia basata sul disarmo e sulla giustizia sociale, sulla promozione dei beni comuni;

  7. ECOLOGICA e ambientale, per la cura del territorio e la salvaguardia del creato, del clima, della biodiversità, delle energie rinnovabili e pulite;

  8. POLITICA e costituzionale, per la difesa e lo sviluppo della Costituzione, per uno stato di diritto, la legalità e la giustizia, un’azione nonviolenta di lotta alla criminalità;

  9. QUOTIDIANA e conviviale per città amiche e conviviali, per famiglie senza violenza, per buone pratiche sociali a difesa della dignità umana, la cittadinanza umana;

  10. ECCLESIALE e conciliare, nelle comunità cristiane, per una profonda spiritualità e una robusta teologia della pace, il dialogo ecumenico e interreligioso, un nuovo umanesimo.