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Colombia, l’ora della pace

cartina della Colombia

Dopo sei mesi di prenegoziati segreti a Cuba, il governo colombiano ha annunciato ufficialmente l’apertura del dialogo con la guerriglia delle “Forze armate rivoluzionarie della Colombia” (Farc) per arrivare ad un “Accordo generale di termine del conflitto” (Agtc).
Il tavolo delle trattative si è insediato lo scorso 18 ottobre ad Oslo, capitale della Norvegia, con sei delegati del governo, sei della guerriglia delle Farc, mediatori norvegesi e cubani. Il tavolo ha deliberato per due giorni ad Oslo e ha ripreso le trattative all’Avana il 14 novembre. La comunità internazionale ha accolto con grande soddisfazione questo quarto tentativo di ricerca di una uscita politica al conflitto che affligge la Colombia da circa 60 anni. In tale senso si è espressa l’ONU, quindi l’UE e l’OSA (Organizzazione degli Stati Americani).

I Punti forti
La prima fase dell’Avana ha prodotto un’agenda di cinque punti sui quali negoziare: sviluppo rurale; partecipazione politica delle Farc; fine del conflitto; narcotraffico; risarcimento delle vittime.
La proposta di dialogo è partita dalle Farc, che per la prima volta arrivano al tavolo del negoziato in condizioni sfavorevoli, che sconsigliano un atteggiamento arrogante. Nel più recente tentativo (Caguàn 1998-2002) la Farc contavano circa 25.000 uomini armati, oggi appena 8.000 e con una minor capacità offensiva.
Per la prima volta circa il 77% della popolazione colombiana è a favore del dialogo in un paese da sempre sbilanciato dalla parte della soluzione militare. Inoltre, diversi settori della società colombiana si sono dichiarati in maggioranza a favore del dialogo, compresi quelli tradizionalmente restii, come le forze armate e gli imprenditori. A questo consenso giova l’internazionalizzazione della sede dei dialoghi (Norvegia e Cuba).
La società civile è stata chiamata ad avanzare proposte in 16 “tavole regionali”, che hanno consentito un giusto ascolto del territorio. Questo garantisce l’applicazione delle pene ai responsabili, la realizzazione della giustizia sociale a favore delle vittime e delle riforme istituzionali che usciranno dagli accordi. Insomma, uno Stato più vicino a quanto previsto dall’art. 1 della Costituzione che definisce la Colombia “Stato sociale di diritto”.

da Missione Oggi, dicembre 2012