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Narrami o Diva Sarajevo, la Siria, le Armi e la Pace

(14/12/12)

E’ appena tornata la carovana che ha ripercorso il viaggio che vent’anni fa portò 500 persone fra i quali don Tonino a Sarajevo. I primi resoconti sono positivi per alcuni aspetti e negativi per altri. Ma avremo modo nel prossimo futuro di ritornare su questo.

A Pisa abbiamo tenuto un convegno su Concilio, Pace e Nonviolenza. Ne è emerso un quadro desolante proprio sulla mobilitazione della Chiesa ufficiale sul tema della Pace, che invece è al centro dell’annuncio evangelico. Il desolante silenzio sull’aumento delle spese militari, mentre si condanna a viva voce il ritorno del Caimano, ne è la riprova.

In tutto questo non stupisce neppure il silenzio sulla Siria dove uomini, donne e bambini continuano a morire. Non resta che citare una frase riportatami da uno dei partecipanti al viaggio per Sarajevo: “Non dovremmo essere qua, ma in Siria.”

(FD)

PS:  La foto riporta un caso di manipolazione di immagini, per far apparire più grave la situazione di Aleppo, fatto da uno dei più importanti giornali austriaci.

 

 

«Ora Assad può perdere»

Il viceministro degli esteri russo Mikhail Bogdanov ritiene possibile una vittoria dei ribelli sunniti su Assad, al prezzo di centinaia di migliaia di civili uccisi

di Marinella Correggia*

Roma, 14 dicembre 2012, Nena News – Un altro attentato con autobomba ha fatto strage di donne e bambini nel sobborgo di Qatana a sud di Damasco, nei pressi di una caserma e di un asilo. Medici dell’ospedale parlano di «sette bambini e diverse donne» uccisi e feriti gravemente. La deflagrazione fa seguito a numerosi attentati nei giorni scorsi, nei quali è stato ferito il ministro degli Interni e ucciso un deputato, Abdullah Qairouz.

Intanto i vescovi cristiani della Siria – impegnati nella riconciliazione continuano a gridare inascoltati: l’agenzia Fides riporta che i 40 villaggi della «Valle dei cristiani» (Siria occidentale), sono sotto il fuoco di milizie islamiste che si sono stabilite nella fortezza crociata di «Krak des Chevaliers».

Nelle stesse ore il viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov ha dichiarato di ritenere possibile una vittoria su Assad dell’opposizione armata in Siria, ma a un «prezzo inaccettabile, di migliaia o forse centinaia di migliaia di civili». Per Bogdanov gli ultimi sviluppi della situazione «allontanano una soluzione pacifica e negoziale»: si riferiva all’esito della riunione a Marrakesh dove i cosiddetti «Amici della Siria» (capeggiati dai paesi della Nato e del Consiglio di cooperazione del Golfo) hanno riconosciuto la Coalizione nata in Qatar un mese fa come «legittima rappresentante del popolo siriano». Bogdanov ha puntato il dito sull’afflusso di armi nel paese, un «incitamento ai gruppi armati a usare la forza».

E l’ufficio stampa della Farnesina ha confermato ieri che, «seguendo Francia, Spagna, Turchia e paesi del Golfo» l’Italia riconosce la Coalizione di Doha come «unico legittimo rappresentante del popolo siriano». Ma questo atto, contro il quale ieri hanno protestato a Roma la Rete No War e a Milano il Comitato contro la guerra, significa ignorare una fetta larghissima della popolazione siriana che è totalmente estranea all’opposizione, anche a quella non armata ed è dalla parte del governo o comunque dalla parte di una soluzione pacifica che fermi la guerra. C’è poi un’opposizione – che ha boicottato le elezioni – che non si riconosce nella Coalizione di Doha (e che si è incontrata anche alla Comunità di Sant’Egidio). Infine c’è l’opposizione interna parlamentare, che unita nella Coalizione per un cambiamento pacifico è in visita a Mosca. Da lì il deputato Qadri Jamil ha qualificato i paesi del vertice di Marrakesh come «nemici della Siria, perché sostengono l’ingerenza e l’intervento esterno e non permettono ai siriani di risolvere la crisi pacificamente e in modo indipendente, anzi alimentano la strage». Rappresentanti dell’opposizione e del governo si sono riuniti a Tehran in novembre – con la presenza di Russia e Cina – per una Conferenza di dialogo nazionale e di recente a Damasco.

Jamil ha anche affermato che l’allarme relativo alle armi chimiche – che è servito a piazzare i missili Patriot in Turchia – è propaganda, ricordando il precedente iracheno. Della stessa idea l’analista svedese Aron Lund, autore di un rapporto sui gruppi jihadisti per lo Swedish Institute of Foreign Affairs, sul sito non certo filo-Assad Syriacomment. La Siria ha di recente dichiarato che non userà in nessun caso armi di distruzione di massa e che nel 2003 propose all’Onu una risoluzione per un Medio Oriente senza armi nucleari, chimiche o biologiche. Nena News

*Giornalista, esperta di Medio Oriente. Questo articolo e’ stato pubblicato il 14 dicembre 2012 dal quotidiano Il Manifesto