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Editoriale: Guardiamo la pace negli occhi

Per costruire la pace bisogna guardare gli occhi dei bambini, leggervi dentro il sogno di cose belle e nuove. Perché non ci sono bambini italiani, afghani o di altri Paesi, ci sono solo bambini, proprio come non ci sono tante paci, ma la pace”.

Come sempre inganna la brutta abitudine di estrapolare una citazione da un discorso. Così, potrebbe apparire perfino poeticamente dolce questo passaggio dell’omelia dell’ordinario militare mons. Pelvi all’ennesimo tristissimo funerale per l’uccisione di un altro ragazzo nella folle guerra in Afganistan.

Massimo è stato instancabile seminatore di speranza dinnanzi allo straniero, al prigioniero, all’affamato. Le missioni di pace ci aiutano a capire che siamo famiglia umana, nella circolarità del dono”. E’ sempre più insopportabile l’ipocrisia che avvolge la retorica militaristica-patriottica e che già in agosto, con un appello di più di cento preti, abbiamo cercato di mettere a tema del dibattito ecclesiale. Ce ne accorgiamo solo quando, come in questi giorni assistiamo al massacro di bambini e di civili nella “prigione” di Gaza, le immagini ci arrivano crude nella loro assurdità.

Ma mi piace cogliere l’immagine di questi bambini che dovremmo avere il coraggio di guardare negli occhi per invitarvi a guardare la pace negli occhi, in particolare cogliendo le grandi occasioni dei prossimi mesi. Chi non l’abbia già fatto, scusate la concretezza, risparmierà senz’altro se prenota subito il viaggio per vivere il Convegno e la Marcia per la pace di Leuca-Lecce, (convegnopax@gmail.com ) che sarà per noi il primo evento di un anniversario davvero speciale, nella vivissima memoria dell’indimenticabile presidente Tonino Bello.

Da nord a sud Pax Christi sta organizzando tanti eventi significativi e in particolare stiamo cercando di coltivare sogni diurni con l’aiuto di testimoni che rendano significativo questo Anno della Fede. Come in queste settimane, attraverso lo sguardo profondo di don Milani, nella piccola scuola di Barbiana dove si sono recati i giovani del Collettivo e dove andranno il prossimo 8 dicembre anche le famiglie della Rete infamiglia per la pace.

Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni -scriveva don Milani.

Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto […] di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi”.

In questi giorni drammatici che ci appesantiscono nella constatazione del livello raggiunto dal degenerarsi della democrazia e della politica, non ci stanchiamo nel convocarci a convegno perchè il futuro non ci faccia paura e la pace non la confondiamo con la violenza e la guerra. Per guardare la pace negli occhi.

 

Don Nandino