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Israele scatena l’inferno a Gaza

E’ urgente cercare l’informazione alternativa per conoscere la follia di questo nuovo attacco che vede il bombardamento dal mare sulla popolazione civile. Vi suggeriamo di aggiornarvi nelle prossime ore su www.bocchescucite.org e www.invisiblearabs.com .
Da quest’ultimo riportiamo un post di Paola Caridi:
Lo sguardo è puntato sulle persone, sulle case, sulla lunga spiaggia di Shati, sul popolo che al buio sente le esplosioni, sulla mancanza di un qualsiasi rifugio in un posto che è una lunga e stretta lingua di terra dove le case sono le une sopra le altre. Lo sguardo è sulle persone senza nome, sul pianto dei bambini che sentono i caccia passare sopra le proprie teste, e su quel buio che chi è stato anche soltanto una volta a Gaza conosce bene. Il buio dell’insicurezza, della solitudine, e della prigione.

Prima di parlare di geopolitica, dell’omicidio mirato di Ahmed al Jaabari, di quello che potrebbe succedere dal punto di vista strategico, di quelle che potrebbe fare (o non fare) l’Egitto guidato dai Fratelli Musulmani, è giusto necessario parlare dei civili di Gaza. Di quelli che stanno morendo ora, adesso. Seppur a distanza, e con le dovute cautele nell’uso delle fonti, alle 19 ora italiana si parla già di 9 morti, di almeno  30 feriti, di cui 10 in un raid contro una casa del quartiere di Tel el Hawa, di una bambina di 7 anni (Rinan Arafat) uccisa e di un bambino di 11 mesi carbonizzato che alcune fonti danno per morto e che Rosa Schiano dava nell’unità di terapia intensiva dell’ospedale di Shifa a Gaza City, dove lei si trova.

Rosa Schiano – molti dei miei lettori già lo sanno – ha sostituito Vittorio Arrigoni in un compito difficile ed estenuante, quello di testimoniare la vita quotidiana a Gaza (la foto è stata scattata proprio da lei, e ritrae la maglietta che indossava Ahmed Abu Daqqa mentre giocava a pallone, prima di essere colpito in un raid israeliano, lo scorso 8 novembre. Era un tifoso del Real Madrid. Aveva 13 anni). Rosa Schiano si trova, appunto, nel più grande ospedale della Striscia di Gaza, e sta informando in diretta sui raid israeliani che sono cominciati in grande stile oggi pomeriggio, dopo l’omicidio mirato della più importante figura delle Brigate al Qassam, il braccio militare di Hamas. Cercate, dunque, i messaggi di Rosa Schiano su Facebook per avere informazioni in diretta, oppure – su twitter – seguite i ragazzi palestinesi che, sempre da Gaza, stanno facendo una sorta di tragica diretta su quello che succede sopra le loro teste e le loro case. Ci sono foto raccapriccianti, che vi prego di usare con prudenza e, per quanto possibile, sicuri delle fonti.

Parlo di civili, dunque, colpiti nei raid aerei israeliani che ora sono in parallelo con i bombardamenti via mare, in un’operazione che [sic!] è già diventata un hashtag, una parola chiave su twitter, per scelta delle forze armate israeliane. si chiama #Pillarofdefence, ha un richiamo biblico, ed è uno dei due hashtag. L’altro, usato dai ragazzi palestinesi, è #Gazaunderattack. Non è una sottolineatura dei dettagli, la mia. Negli hashtag, c’è già una scelta precisa: a voi ragionarci sopra.

Parlo di civili, perché sempre nelle guerre sono i civili a morire, a pagare il prezzo. Com’è successo nell’ultima operazione ‘in grande stile’ delle forze armate israeliane, l’Operazione Piombo Fuso, cominciata esattamente quattro anni fa, subito dopo la prima elezione di Barack Obama. L’ho già ricordato in due post precedenti, e lo ricordo anche in questo: per la seconda volta, Israele decide un’operazione militare su Gaza proprio subito dopo l’elezione di Obama, e alla vigilia delle elezioni anticipate in Israele.

Per questo, il presidente Shimon Peres ha subito telefonato a Obama oggi pomeriggio. Per spiegargli i motivi della decisione dei vertici politici. Ecco, di seguito, il testo del comunicato del portavoce di Peres:

 

The President of the State of Israel, President Shimon Peres, spoke to the President of the United States of America, President Barack Obama this afternoon. At the start of the conversation President Peres updated President Obama about the situation on Israel’s southern border and said, “The head of the military force of Hamas was killed half an hour ago. He was a most extreme man and was in charge of all the attacks and assassinations from Gaza against Israel. We shall handle it with great care. Our intention is not to raise the flames, but already for days, day and night, they are shooting rockets at Israel. Women cannot fall asleep. I was today there with the children. You know, there are limits. So I want you to know and I wanted to explain our motives.”

 

Ho sottolineato due frasi del comunicato. La seconda, per una evidente comparazione con quello che sta succedendo a Gaza, a donne e bambini palestinesi, che hanno lo stesso diritto delle donne e dei bambini israeliani di non essere bersaglio. La prima frase che ho sottolineato, invece, è tutta politica. Può dire molto di quello che Israele vuole fare, oggi e nei prossimi giorni a Gaza. Le parole di Peres, infatti, sembrano in contraddizione con quello che le agenzie battevano, nel tardo pomeriggio di oggi, mercoledì. E cioè che i vertici militari  hanno deciso di muovere truppe di terra verso sud e di richiamare i riservisti. Peres, invece, dice a Obama che l’”intenzione” di Israele non è quella di “attizzare il fuoco”. Cosa significa? Che l’Operazione Colonna di Difesa si concluderà entro breve e non vedrà un impiego imponente delle truppe di terra?

Ah, il nome dell’operazione militare in corso dovrebbe essere preso da un testo sacro. Dalla Bibbia, dal Libro dell’Esodo (13, 21-22): “Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte”. Superfluo qualsiasi commento.