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Libertà per i prigionieri di coscienza Saharawi – Pesanti violazioni dei diritti umani contro i Saharawi

cartina del Sahara occidentale

22 prigionieri Saharawi sono detenuti da quasi due anni senza alcuna imputazione nella prigione di Salé, in Marocco, accusati di atti di violenza contro le autorità marocchine mentre queste ultime radevano al suolo il campo di protesta Saharawi di Gdeim Izik. La detenzione senza imputazione per più di 12 mesi è illegale secondo la legge marocchina. Il processo, originariamente programmato per il 13 gennaio 2012, fu prima posticipato in circostanze incerte e poi di nuovo rimandato al 24 ottobre 2012. Diverse organizzazioni per i diritti umani hanno rilasciato dichiarazioni lamentando che tali ritardi erano dovuti ai timori marocchini che il loro regime corrotto sarebbe venuto alla ribalta internazionale quando numerosi osservatori internazionali sarebbero arrivati a Rabat per assistere al processo.
Il Sahara Occidentale è illegalmente occupato dal Marocco sin dal 1975, quando una marcia di 300.000 civili marocchini invase il territorio, accompagnata dall’esercito marocchino che bombardò la popolazione Saharawi terrorizzata con napalm e fosforo. Da allora, metà della popolazione Saharawi vive in campi profughi nel deserto algerino, mentre la restante parte vive nella propria madrepatria sotto una brutale occupazione marocchina, recintata dal più grande muro militare attivo del mondo. I Saharawi attendono il referendum di auto-determinazione loro promesso nel 1991 dall’ONU, che è stato continuamente bloccato dal regime marocchino. A proteste pacifiche hanno fatto séguito risposte dalla mano pesante, e la detenzione senza processo è comune. I prigionieri sono regolarmente soggetti a torture, incluse violenze sessuali, bruciature di sigarette, scariche elettriche, bastonature e attacchi di cani selvaggi. Il 24 settembre 2012 l’osservatore speciale dell’ONU sulla Tortura, Juan Méndez, commentò sullo straordinario numero di casi a lui presentati durante la sua recente breve visita al Sahara Occidentale e riferì dimostrazioni di tortura nelle prigioni e nei centri di detenzione del territorio. Notò anche che “la tortura tende ad essere molto più crudele, aspra e sistematica”, in casi di “sicurezza nazionale”” (le richieste di indipendenza saharawi sono percepite dal regime marocchino come una minaccia all’integrità territoriale del Marocco).
Il campo di Gdeim Izik fu organizzato da migliaia di Saharawi nel 2010 nelle vicinanze della capitale del Sahara Occidentale, El Aiun. Gli abitanti del campo chiedevano un miglioramento delle loro condizioni di vita e reclamavano il loro tanto atteso diritto, sostenuto dall’ONU, ad un referendum sull’indipendenza. Le autorità marocchine distrussero il campo, con la conseguenza di dozzine di morti, prigionieri, feriti e scomparse forzate.
Nonostante gli innumerevoli rapporti sugli abusi dei diritti umani nel Sahara Occidentale, la MINURSO, la Missione dell’ONU nella regione, non include nel suo mandato il monitoraggio dei diritti umani.

da arso.org 13.11.2012