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IL CIAD E IL VESCOVO COMBONIANO

Il governo del Ciad espelle Mons. Michele Russo.

Tra poco più di una settimana, una diocesi resta senza il suo pastore. Un pastore amato che da sempre è stato vicino alla gente. Nei rapporti con le autorità ha sempre cercato di dialogare in modo da coinvolgerle in azioni di giustizia e di pace ottenendo importanti risultati, in particolare nel conflitto tra agricoltori e allevatori. Entro una settimana dal 14 ottobre, mons. Michele Russo, vescovo di Doba, missionario comboniano, dovrà lasciare il Ciad. Così ha deciso il governo dopo 22 anni.
È sempre stato chiaro e nello stesso tempo leale senza mai abdicare alla sua parresia di pastore, anche a rischio della propria sicurezza.

Sulla questione del petrolio non ha mai fatto sconti a nessuno, men che meno alle compagnie del consorzio petrolifero che pur hanno cercato di averlo dalla loro parte. Si è sempre guardato dall’accettare regali, anche quando gli avrebbero facilitato il lavoro. L’espulsione è la conseguenza di un’omelia diffusa dalla radio diocesana nella quale denunciava l’ingiusta ripartizione dei benefici derivanti dal petrolio a scapito delle popolazioni, che, oltre a subire i danni ambientali e sociali di uno sfruttamento selvaggio, a dieci anni dall’inizio dell’attività estrattiva, risultano essere più povere. In occasione del secondo sinodo per l’Africa, mons Russo, insieme agli altri vescovi del Ciad, lanciava un appello per l’Africa.

Mi auguro che l’umiliazione che si trova a subire in questo momento, per le stesse ragioni che soggiacevano a quell’appello, trovi eco presso i vescovi riuniti in Sinodo a Roma e sia un contributo per un discorso sulla fede coerente con le aspirazioni di giustizia e di libertà che vengono dai poveri.

 di Daniele Frigerio
www.nigrizia.it