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Siria: paradigma dell’impossibilità di sapere nell’era dell’informazione

(05/09/2012)

Su uno degli ultimi numeri di Mosaico di Pace, un articolo ben descrive le difficoltà nel reperire una informazione indipendente e obiettiva sui fatti di Siria. Siamo alla sconfitta del paradigma della società dell’informazione, in cui si prevedeva che si sarebbe potuto sapere qualsiasi atto compiuto nel più remoto posto del mondo. Per, ovviamente, porvi ‘rimedio’.

Cui prodest?

A giudicare dagli effetti forse si può capire qualcosa. La gente comune presa dai problemi quotidiani non ha molti strumenti per farsi opinioni ponderate e criticamente informate. Si affida, quando va bene, all’informazione televisiva o a quei pochi giornali stampati a cui ha accesso. Nel caso siriano, vediamo bene che i media italiani riportano una versione univoca che vede solo Assad come colpevole. Nel caso in cui le notizie fossero contraddittorie, prima di annegare la gente comune si arrenderebbe, spesso dicendo: “E’ un gran casino.” Oppure: “In quelle aree non ci sarà mai pace.”

In poche parole, velocemente cala il disinteresse. E chi ha le redine del potere non può che rallegrarsi di poter agire indisturbato. Magari sbandierando l’icona dell’intervento umanitario, ottenendo così anche il consenso popolare.

Riportiamo riguardo la Siria un articolo di Robert Fisk, noto inviato inglese dell’Independent. Su di lui le opinioni sono divergenti. Molti lo ritengono un fazioso filo-arabo. Altri, come Marinella Correggia, troppo distaccato. Io credo che il distacco a volte non sia un peccato grave ma anzi possa essere utile perché più credibile di chi, anche giustamente, si appassiona e si schiera apertamente. Appunto come in questo caso, direi. Egli esplicitamente dichiara, al contrario dei media italiani, che i ribelli, o come volete chiamarli, commettono anche essi massacri contro i civili siriani. Inoltre non hanno problemi a farsene scudo perché spesso essi non sono nemmeno siriani.

Per finire riportiamo pure il lavoro di debunking sull’ultimo report di agosto dell’ONU, fatto da Marinella Correggia. Ne emerge chiaramente che le conclusioni tirate dai rappresentanti ONU sono frutto di un’investigazione a dir poco incompleta.

(FD)