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Lettera al Sinodo

“Per poter abitare questa terra!” (Dt 30,20)

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Un profondo desiderio di comunione e una grande gioia di sapervi tutti riuniti nell’esperienza straordinaria del Sinodo, riempiono il nostro cuore e siamo certi che una speciale benedizione di Dio accompagnerà i vostri lavori.

Gerusalemme, Betlemme, Nazareth, Antiochia, Gerasa, Damasco, Tiro e Sidone, Ninive e Ur per noi non sono solo eco del consueto ascolto della Parola nelle nostre assemblee liturgiche: sono piuttosto luoghi che visitiamo, conosciamo e amiamo essendo meta dei nostri pellegrinaggi che vorremmo sempre più significativi ponti di comunione. Ma ancor di più, ad ognuna di queste località corrisponde il volto di un pastore e spesso di comunità che ci sono diventate amiche e sorelle.

Siamo consapevoli del peso incalcolabile dei conflitti che strangolano le vostre regioni: da tempo abbiamo scelto di condividere queste vostre sofferenze (Es 3,7–8), senza cedere all’atteggiamento disfattista di chi non intravvede oltre le nubi un futuro più rassicurante. Per questo vi incoraggiamo a rinnovare in questo Sinodo la vostra capacità di raccogliere le sfide del dialogo interreligioso e quelle sociali e politiche che tanto vi preoccupano.

L’ampiezza della benedizione che Dio ha elargito a partire dalle vostre terre e la vastità della promessa di Dio che apre questa terra promessa a tutta l’umanità, rende voi i primi destinatari e protagonisti di un grande progetto di riconciliazione per fare di tutto il mondo la Terra del Santo. Ma anche noi ci sentiamo chiamati a lavorare per quest’opera di riconciliazione basata sull’uguaglianza della dignità di ogni uomo che si sente figlio di Abramo.

Gli obblighi della Torah – il diritto e la giustizia – devono diventare l’orientamento primo per poter “abitare la terra”. Per questo siamo angosciati nel vedere, dall’Iraq all’Egitto, aumentare sempre più le ingiuste prevaricazioni che invece di rispettare le diverse identità dei popoli, impongono stati di guerra sempre più armata e decennali occupazioni illegali dei territori altrui.

Vogliamo far risuonare anche nelle nostre chiese la voce, gli appelli, le denunce di Papa Benedetto nel suo recente viaggio apostolico, e ci impegniamo a tradurle in coraggiose prese di posizione rispetto alle insopportabili situazioni che soprattutto in Palestina si manifestano come violazione sempre più grave dei diritti umani. Il muro di separazione e l’inarrestabile colonizzazione del territorio ne sono una chiara e inequivocabile manifestazione. A Gaza, in particolare, la punizione collettiva di un intero popolo con l’embargo, è una insopportabile condizione che non può più essere tollerata.

Il battesimo che ci accomuna è il fondamento che ci impegna a condividere le sfide di un dialogo e di una maturazione ecclesiale che sembra a volte paralizzata dall’aumento dell’emigrazione da questa terra e dalla tentazione del fondamentalismo, che riguarda ogni espressione religiosa. Anche le nostre Chiese hanno bisogno di una nuova evangelizzazione che ci riporti alle radici della nostra fede, alla chiesa degli Atti degli Apostoli.

Partire di nuovo è la chiamata che ci unisce. Saremo capaci di farlo insieme?

Questa è la sfida che ci attende, per cui preghiamo, per cui siamo uniti a voi in modo speciale in questi giorni.

Tavola Pellegrini Medioriente
AMO Amici del Medioriente
Associazione Il deserto fiorirà
Pax Christi Italia
Amici di Terra Santa

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