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Alzare l’attenzione su possibile attacco israeliano all’Iran

 (04 Novembre 2011)

Le notizie ultimamente si fanno sempre più frequenti. Sono tutte ‘da fonti non confermate’. Ma dietro a questi caveat abbiamo imparato a riconoscere veri e propri annunci a bassa intensità.

Sarebbe l’ennesimo atto di aggressione giustificato solo da motivi che alcuni definirebbero ‘imperialisti’. Un’altra guerra, un’altra atroce croce da apporre sulle spalle delle popolazioni indifese che altro non si augurano se non la Pace. 

La strategia dell’impero, un libro dei primi anni ’90 voluto da padre Balducci, sottolineava già come la modifica dello statuto della NATO spostava gli scopi dell’organizzazione dalla “difesa del territorio” alla “difesa degli interessi della coalizione”. La stessa modifica fu poi apportata allo statuto della Difesa italiana durante il ministero Rognoni. Norma che è andata a sterilizzare l’Articolo 11 della nostra Costituzione.

Non possiamo tacere.

(fd)

 

NATO/IRAN
Prove di guerra,  aerei israeliani a Decimomannu

Manlio Dinucci 

I caccia Nato di stanza a Decimomannu (Cagliari) avevano appena finito di bombardare la Libia, che subito si è svolta nella base aerea l’esercitazione Vega 2011. Ospite d’onore l’aviazione israeliana, che con quelle italiana, tedesca e olandese si è esercitata ad «attacchi a lungo raggio». Come riporta la stessa stampa israeliana, ciò rientra nella preparazione di un attacco agli impianti nucleari iraniani. 
L’esercitazione fa parte della cooperazione militare Italia-Israele, stabilita dalla Legge 17 maggio 2005. Rientra allo stesso tempo nel «Programma di cooperazione individuale» con Israele, ratificato dalla Nato il 2 dicembre 2008, circa tre settimane prima dell’attacco israeliano a Gaza. Esso comprende non solo esercitazioni militari congiunte, ma l’integrazione delle forze armate israeliane nel sistema elettronico Nato e la cooperazione nel settore degli armamenti. Così viene di fatto integrata nella Nato l’unica potenza nucleare della regione, Israele, anche se rifiuta di firmare il Trattato di non-proliferazione (mentre l’Iran, che non possiede armi nucleari, l’ha firmato).
Due giorni fa Israele ha testato un nuovo missile balistico a lungo raggio, che il ministro della difesa Ehud Barak ha definito 
«un importante passo avanti in campo missilistico e spaziale». Ciò conferma il rapporto di una commissione britannica indipendente, appena pubblicato dalGuardian,  secondo cui Israele è impegnato a potenziare le sue capacità di attacco nucleare, in particolare i missili balistici Jerico 3 con gittata intercontinentale di 8-9mila km e i missili da crociera lanciati dai sottomarini. Tale programma è supportato dai maggiori paesi della Nato. 
La Germania ha fornito a Israele negli anni ’90 tre sottomarini Dolphin (due sotto forma di dono) e gliene consegnerà nel 2012 altri due (
il cui costo di 1,3 miliardi di dollari viene finanziato per un terzo dal governo tedesco), mentre è aperta la trattativa per la fornitura di un sesto sottomarino. I Dolphin, dotati dei più sofisticati sistemi di navigazione e combattimento, sono stati modificati così che possano lanciare missili da crociera nucleari a lungo raggio: i Popeye Turbo, derivati da quelli statunitensi, con gittata di 1.500 km. 
Gli Stati uniti, che hanno già fornito a Israele oltre 300 cacciabombardieri F-16 e F-15, si sono impegnati a fornirgli almeno 75 caccia F-35 Joint Strike Fighter di quinta generazione (il cui costo unitario è salito a 120 milioni di dollari) e ad addestrare per primi i piloti israeliani, così da formare al più presto tre squadriglie di F-35 che costituiranno 
«una nuova punta di lancia strategica delle forze aeree israeliane». L’Italia, nel quadro dell’accordo di cooperazione militare, sta collaborando a progetti di ricerca congiunta soprattutto con gli istituti israeliani Weizmann e Technion, che compiono ricerche sulle armi nucleari e quelle di nuovo tipo.
In tale quadro rientra l’esercitazione di Decimomannu, confermando che si sta mettendo a punto un piano di attacco all’

Iran, con la partecipazione di forze israeliane, statunitensi, britanniche e altre, supportate dai comandi e dalle basi Nato. E sicuramenrte il piano prevede, per scoraggiare eventuali pesanti rappresaglie, di puntare alla testa del paese attaccato la pistola con la pallottola nucleare in canna. 
 
(il manifesto, 4 novembre 2011)