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Tutti alla Perugia-Assisi, partendo dalla nostra città

E’ straordinaria la forza che ci spinge a marciare ancora una volta insieme a tutte le donne e gli uomini che, dalla loro indignazione, rigenerano sempre nuove scelte di lotta per la giustizia e la pace. E’ una corrente che ha resistito a tutte le dittature, un movimento che ha conosciuto l’euforia dell’onda che irrora di speranza il Paese intero nella difesa dei beni comuni e la risacca di preoccupanti piazze vuote e dannose divisioni interne. Don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale, invita tutti a partecipare alla Marcia sottolineando che Pax Christi non ha mai rallentato il passo e pazientemente cammina con tutti a cominciare dalle nostre realtà locali. L’onda del movimento per la pace, nel moto dell’andare e venire, tra mare spumeggiante e sponde abbandonate, ha energie sempre nuove che sono la “nostra ostinazione” (don Primo Mazzolari) e la “nostra prima responsabilità” (don Tonino Bello).

Raggiungerò Assisi, allora, partendo dalla mia città, Venezia che, nata sull’acqua, non ha mai pensato di fare di essa un muro per respingere gli altri, come invece si vantano la Lega e l’attuale governo dalle leggi razziste, che stanno trascinando l’Italia nel baratro per la malata perversità di un uomo e l’irresponsabile silenzio di chi doveva prima fermarlo.

Sono già entrato nell’atmosfera della Perugia-Assisi facendo le cose più normali e quotidiane: l’altra sera sono andato al cinema e poi ho raggiunto i giovani profughi ospitati al porto di Venezia.

Sabato 17 ore 0.10. Esco dal cinema con la chiarissima sensazione di aver visto non solo il bellissimo film Terraferma sul dramma dei respingimenti, ma la trasposizione sul grande schermo della nostra ridicola paura e incapacità di accogliere, frutto marcio del razzismo istillato dal piccolo schermo.

Sabato 17 ore 13.00 Al porto mi rendo conto che i profughi che attendono il pranzo chiedono in realtà un condimento speciale: quello che ci ricorda che ad un povero non basta un letto e un tetto, perchè ciò che è necessario e non opzionale è il sapore dell’accoglienza umana.

Sabato 17 Ore 21.00 Nella sala d’aspetto dell’ospedale incrocio i poliziotti che poche ore prima hanno caricato e picchiato i manifestanti che volevano ricordare che Venezia è un bene comune e che la commedia della padania è finita. Un poliziotto si sfoga: “Dopo tutto Bossi dice solo ciò che pensiamo tutti: immigrati, fora di ball!”

Domenica 18 ore 9.00 Babacar, Daoud e Simon, sbarcati a Lampedusa ed ora accolti a Venezia, hanno tanto insistito per poter essere portati la domenica in chiesa e stamattina all’Eucarestia gli anziani della parrocchia li accolgono con una stretta di mano, un sorriso, un caffè e dei vestiti puliti. Capisco da una loro battuta le loro braccia aperte: “da tanti anni siamo a Venezia e siamo tutti del sud Italia. Abbiamo imparato sulla nostra pelle cosa vuol dire migrare”.

Nello stesso momento, come un’onda, migliaia di leghisti invadono la mia Venezia al grido di “secessione”. E un anziano che incontro per strada non ha dubbi: “la Padania inizierà quando avremo eliminato l’80% di chi si trova al nord ed è extracomunitario e musulmano”.

Domenica prossima raggiungerò Assisi camminando con migliaia di pacifisti che, come me, non avranno dimenticato a casa le sfide più difficili. E con lo sguardo ai conflitti che moltiplicano guerre e violenze nel mondo, continuerò a credere nel movimento per la pace e nella pace che è in movimento, perchè -come diceva Aldo Capitini- “La marcia non è fine a se stessa. Crea onde che vanno lontano”.

Don Nandino Capovilla
coordinatore nazionale Pax Christi Italia

Venezia 18 settembre 2011
nandyno@libero.it