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Filodemo Iannuzzelli: il segretario giusto al momento giusto.

Sicuramente una coincidenza di eventi dagli anni 80 in poi hanno fatto sì che Pax Christi si fosse sviluppata e potenziata al Sud come risposta ad un territorio che ha subito in parte o in toto una pressante oppressione. A tal proposito vorrei elencare alcuni nodi ancora nevralgici: il poligono per esercitazioni militari sulla Murgia barese; l’aeroporto militare di Gioia del Colle con la presenza dei tornado; la mega centrale a carbone di Cerano; Avetrana come possibile sito della centrale nucleare; il porto militare di Taranto ad uso anche della Nato; l’allargamento delle strutture logistiche a Napoli per ospitare il comando della Nato; l’aeroporto militare di Sigonella e infine Comiso con i missili nucleari.
In quella fase il Movimento per la pace in generale e Pax Christi in particolare non stettero alla finestra. Certamente la presenza della Comunità di Santa Maria delle Grazie a Rossano Calabro e del suo esponente più conosciuto Gianni Novello che all’epoca era vice Presidente di Pax Christi e responsabile della commissione diritti umani di Pax Christi Internazionale, hanno rappresentato per molti di noi la pianta generativa di Pax Christi al Sud. Alle numerose setmane di spiritualità promosse dalla comunità tanti di noi si sono nutriti ed hanno costituito e tuttora lo sono, lo
“zoccolo duro” della Pax Christi soprattutto al Sud. Tant’è vero che figure come Don Tonino Bello, Guglielmo Minervini e Filodemo Iannuzzelli, tanto per citarne alcune, tra l’altro sono state, frequentatrici della comunità.
Quanto la comunità abbia inciso sui successivi asset interni di Pax Christi, può essere un interrogativo fuorviante. Certo è che nel 1986 Don Tonino Bello succede a Monsignor Bettazzi alla presidenza di Pax Christi, Guglielmo Minervini e il sottoscritto entrano a far parte del Consiglio nazionale. Con la nuova presidenza si comincia a respirare nel Movimento un’aria diversa. Ogni Presidente in Pax Christi si è lasciato plasmare dal Movimento ma lo ha anche plasmato. Se a Monsignor Bettazzi gli si può aver riconosciuto il ruolo di patriarca, così come lo stesso si è definito in un’intervista poco prima che Don Tonino ci lasciasse, a Don Tonino era riconosciuto un po’ quello del profeta. Solo che a questo giovane Presidente c’era bisogno di un segretario che gli fosse geograficamente vicino, ricalcando lo stesso cliché della precedente presidenza. Fu Don Tonino stesso a considerare tra i candidati a questo ruolo proprio il compianto Filodemo che aveva avuto modo di conoscere sia a Salerno, quando la Parrocchia del Volto Santo tra le più attive in quella città, lo aveva invitato per un incontro che negli appuntamenti nazionali. ​
Filodemo il 14 febbraio scorso ci ha lasciati e con lui anche un pezzo di Pax Christi di quegli anni. E come diceva Don Tonino “Il futuro è nelle radici”, tratteggiarne brevemente alcuni aspet del suo profilo e del suo ruolo mi sembra, oltre che rappresentare un tributo di gratitudine nei suoi riguardi per ciò che è stato e ha fatto, anche un servizio alla memoria di quanti non lo hanno conosciuto.
Chi vi parla all’epoca, oltre che consigliere e coordinatore Sud, era anche tesoriere e quindi facilmente in contatto con Filodemo. A tal proposito mi piace evidenziare che la casa di Filodemo in quel periodo poteva considerarsi la mia seconda casa.
Filodemo era proprio questo: l’accoglienza fatta persona insieme alla moglie Enza Maria e alle figlie Ivana e Daniela.
Pax Christi in quel periodo era in una fase di evoluzione: i cambi della presidenza e della segreteria, la trasformazione del bolletno nell’attuale rivista Mosaico di pace, nonché l’acquisizione dell’attuale Casa per la pace, entrambe fortemente volute da Don Tonino, nonché i nuovi scenari alla pace che il Sud presentava, aveva finito per acuire i travagli all’interno del Movimento. In quella fase al Sud si aveva la consapevolezza che lasciarsi interrogare da quelli scenari, non significava accantonare il passato, ma voleva dire coniugare il nuovo con il già acquisito.
Leggendo quegli avvenimenti con il senno di poi, posso affermare che la passione, la discrezione nel tessere le relazioni, la capacità persuasiva sia di Don Tonino che di Filodemo, in una sorta di affinità ideale complementare, oltre che incarnare quelle novità, hanno permesso a Pax Christi in quella fase storica, di attraversare il guado del cambiamento nel modo più pacifico possibile. Se Don Tonino è stato l’estro, l’intuitivo e il creativo, Filodemo è stato il metodico, il caparbio e il pragmatico.
E noi ora non possiamo grati al Signore per averci donato due talenti capitati nel momento più opportuno. E come diceva Kahlil Gibran “ Non si può toccare l’alba, se non si sono percorsi i sentieri della notte”

Pio Castagna