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Ne avevamo proprio bisogno?

Carissime, carissimi,

vi scrivo in un momento in cui abbiamo appreso da poco i risultati
elettorali, in particolare per le Europee. Non è questo il momento e non è compito
mio fare analisi del voto. Mi limito a condividere con voi l’auspicio che questa nostra
Europa possa continuare il suo cammino nella direzione della solidarietà. Possa
essere un territorio di concordia, di pacificazione e guardi con occhio non rancoroso
né diffidente le persone migranti e rifugiati che, come ci ricordava Papa Francesco,
sono ‘uomini e donne in cerca di pace’. Un’Europa che non si chiuda dentro i propri
muri, che non si chiuda nell’egoismo, nella paura dell’altro. Io sono stato la scorsa
settimana all’Assemblea della CEI, e il papa in quell’occasione ci ha ricordato:
‘accogliere, redistribuire, integrare’. E mi auguro che questa Europa sappia lavorare
insieme per il rispetto dell’ambiente, del Creato. E i segnali ci sono, li dobbiamo
coltivare. Così come dobbiamo impegnarci per un’Europa di pace, lontana da logiche
di riarmo e di guerra. Questa è l’Europa che vogliamo e dobbiamo costruire.
Sul versante italiano non posso che unire la mia voce a quella di molti che hanno
espresso indignazione per tutto quello che stiamo vivendo. Come ho già detto e
scritto più volte, e pensando di interpretare il pensiero di tutta Pax Christi: noi su
molte cose non ci stiamo! Lo ribadiamo e non intendiamo arretrare neanche di un
centimetro. Con Papa Francesco ribadiamo, nello spirito del Vangelo, “prima vengono
gli ultimi”.
Certo, se ci guardiamo intorno ci sono invece tanti segnali di guerra: abbiamo
ricordato pochi giorni fa con un comunicato le manovre per una prossima guerra
all’Iran. La fornitura di armi all’Arabia Saudita, e non solo. Il coinvolgimento italiano
con la RWM di Domusnovas in Sardegna. Da quanto tempo lo denunciamo, eppure…
E la notizia di questi giorni della nave dell’Arabia Saudita Bahri Yanbuc che non ha
potuto effettuare il suo carico di materiale da guerra nel porto di Genova, grazie
anche alla mobilitazione degli scaricatori. A loro dobbiamo un grazie e una vicinanza.
Ma la vigilanza deve continuare. E infine, notizia proprio di sabato 25 maggio scorso:
il varo della nave militare Trieste. Una nuova unità multiruolo d’assalto anfibio.
Che probabilmente ospiterà gli F-35: Il costo di questa portaerei? 1.100 milioni di €.
Non aggiungo altro, se non lo sdegno di vedere investiti così tanti soldi e di vedere
anche in bella evidenza una grande croce a prua. E qui ritorna il nodo dei Cappellani
Militari. Una questione che vogliamo continuare a porre a tutta la Chiesa italiana. Mi
piace qui ricordare quanto scrisse il nostro caro Mons. Diego Bona, allora Presidente
di Pax Christi, su Mosaico di Pace nel Luglio 2001. Lui parlava della Cavour, ma a 18
anni di distanza le sue parole valgono ancora oggi per la Trieste: “La domanda che
da tempo andiamo facendo: ne avevamo proprio bisogno? Certamente i tecnici
della lobby industrial – militare adducono tante ragioni per giustificare l’opportunità,
se non la necessità, di dotare le nostre Forze Armate di un simile
aggeggio. Per noi, e pensiamo anche per tanti, quel taglio di lamiera costituisce
una ennesima sconfitta della pace. Quella che verrà costruita, infatti, resta
un’arma da guerra (e di quella fatta alla grande, da superpotenza), uno
strumento di morte.
Da quando, agli inizi degli anni novanta, in Italia ha preso piede il Nuovo Modello
di Difesa, assistiamo a un progressivo silenzioso allineamento di tutte le scelte
operate nel nostro Paese, dalla riorganizzazione dei vertici militari e delle
strutture sul territorio, alla riforma del Ministero e a quella della leva con la
conseguente professionalizzazione dell’esercito. La ripetuta e solenne
affermazione di essere pronti e attrezzati a portare “pace e sicurezza” in ogni
angolo del mondo giustifica l’esigenza di dotarsi di armi sempre più sofisticate e
costose. Tuttavia, è difficile, e apparentemente una contraddizione in termini,
che strumenti di guerra come la nuova portaerei servano a garantire i diritti
umani e assicurare le missioni umanitarie… (…) Sorprende lo zelo dei grandi
della terra quando parlano di disarmo nei confronti degli altri Paesi, soprattutto
quelli del sud del mondo, ai quali il nord continua a vendere armi, mentre i loro
bilanci militari, Italia inclusa, lievitano di anno in anno. Salta agli occhi il
collegamento tra l’enorme povertà di tanta parte dell’umanità e le spese
militari.” ( https://www.mosaicodipace.it/mosaico/a/39370.html )
Grazie Mons Bona! Parole sante.
Concludo condividendo con voi la convinzione che sono molti nel nostro Paese che si
impegnano, in modo silenzioso ma autentico, accanto agli ultimi. E’ un lavoro
concreto, di chi mette prima la persona umana, e poi viene il resto.
Così come continua il lavoro di tanti costruttori di pace, per il disarmo e la
nonviolenza. Anche se i venti di guerra sembrano soffiare forte, non perdiamo il
coraggio e la speranza.
Ci prepariamo ai prossimi appuntamenti, con l’assemblea straordinaria a Firenze il
22 giugno per il cambio dello Statuto che ci viene chiesto per adeguarci alle Legge sul
Terzo settore. E poi abbiamo i vari appuntamenti estivi, locali e nazionali.
Vi saluto ancora con le parole di mons. Bona. E’ una domanda, la risposta è scontata:
“Dovremo rassegnarci a cancellare la traccia del sentiero di Isaia e alla incapacità degli
uomini di pensare a una pace non fondata sulle armi?”
29 maggio 2019

+ Giovanni Ricchiuti, Presidente Nazionale di Pax Christi